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Classici

Tim Feehan
Full Contact

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Tim Feehan – Full Contact – Gemma Sepolta

27 Novembre 2020 6 Commenti Samuele Mannini

genere: Hi tech/Aor
anno: 1990
etichetta:
ristampe:

Non ricordo dove lessi la recensione di questo disco se Flash o Metal Shock e a dire il vero nemmeno troppo la recensione in se stessa , ma insomma son passati 30 anni sarò scusato , stavo cominciando a coltivare di nascosto il mio lato mollaccione , mentre in pubblico mi davo ancora all’ heavy duro e puro o almeno hard rock con chitarre a manetta, il mio animo si stava volgendo pian piano alla melodia e tempo un paio di anni avrei fatto anche qualche proselito , ma vabbè insomma frega poco a chi leggerà.

Come lo vogliamo definire…hi tech AoR? Ok tanto si fa per intendersi, comunque a quei tempi non riuscii a digerirlo del tutto, mi mancava il background culturale melodico, ma tra me e tre canzoni sbocciò l’amore e che Dio benedica l’analogico che più o meno ti forzava a mettere su cassetta tutto il disco e per ascoltare quelle canzoni , ho finito , un po’ per volta , per approfondire ed apprezzare l’intero lavoro.
continua

Badlands
Badlands

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Badlands – Badlands – classico

26 Novembre 2020 18 Commenti Samuele Mannini

genere: Hard rock
anno: 1989
etichetta: Rock Candy 2010
ristampe: Rock Candy 2010

Oggi vinco facile , questo disco è strabello e stranoto , ma ha avuto un picco di notorietà soprattutto dopo la morte di Ray Gillen che contribuisce in maniera un po’ macabra alla caccia alla reliquia anche da parte di chi ai tempi se li era cagati il giusto.

Comunque ricordo perfettamente che mentre passeggiavo con il numero appena comprato di Metal Shock in mano dove c’era la recensione di questo disco , entrai in un negozio di dischi con la ferma intenzione di comprarlo e lo chiesi al negoziante che guardandomi di sbieco mi porse un disco nero con un enorme pipistrello sopra …. Beh una volta chiarito che non avevo il minimo interesse per la bat dance …. montai sul primo autobus direzione Firenze centro e alla fine riuscì ad appropiarmi di questo gioiello.

Questo che all’epoca fu definito super gruppo che vedeva il chitarrista Jake E Lee , già
apprezzato con Ozzy e il Singer già citato Ray Gillen , eterno incompiuto , a tal proposito , ho scoperto girellando sul web che Ray avrebbe dovuto prendere parte al progetto Blue Murder, e cavolo mi è venuto un brivido lungo la schiena a pensare a quel disco cantato da lui… Completano il quartetto il bass player Gregg Chaisson già con i Keel ed il batterista Eric Singer che ha prestato il suo servizio a praticamente chiunque in ambito hard rock usa.

Il disco ci riporta alle atmosfere anni 70 con un hard blues di chiarissima ed inequivocabile matrice Zeppelin con tocchi dei primi Whitesnake più blues , ma con un sound più Usa con  chitarre più taglienti ed una atmosfera ” polverosa ” che sarà in parte ripresa successivamente dai Riverdogs, tanto per citare un nome.

High wire apre le danze con un hard blues torrido e veloce, Dreams in the dark deve un po’ di più ai primi Whitesnake , mentre Jade’s Song è una piccola introduzione strumentale a Winter’s call che và talmente vicina agli Zep dove nessun Lenny Wolf era mai giunto prima.
Dancing on the Edge è marmoreo hard rock , mentre Streets cry Freedom mostra la sonorità del lato selvaggio degli Usa.
Il lato b parte con Hard Driver che a me in certi tratti richiama alla mente quelle sonorità che ritroveremo successivamente nel debutto dei Damn Yankees, Rumblin’ train è un hard blues di pura matrice USA , Devil’s stomp invece si basa su un arpeggio countryeggiante mentre il buon Ray si mette a guardare dritto negli occhi Plant così come nella conclusiva Seasons che più Zeppelin di così sei gli Zeppelin.

Concludendo operazione nostalgia modalità on, per un disco che è un classico a
prescindere dalle disgrazie che colpirono i suoi membri.

Mark Free
Long Way From Love

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Mark Free – Long Way From Love – Classico

07 Novembre 2020 13 Commenti Samuele Mannini

genere: Aor
anno: 1993
etichetta: Frontiers 1998
ristampe: Frontiers 1998

Nell’ Olimpo dei classici del genere AoR non può non trovare un posto d’onore questo disco che per molti versi rappresenta una definizione quasi enciclopedica del genere rock melodico.

È difficile scrivere di Long Way From Love perché le parole vengono sopraffatte dalle emozioni che sgorgano ad ogni nota suonata in questo capolavoro dove Mark Free ( non mi addentrerò nelle sue vicissitudini personali qui era Mark e così lo chiamerò) funge da interprete magistrale , mentre in numerose altre occasioni si è cimentato anche nel songwriting sfornando comunque pezzi di tutto rispetto. Ad ogni modo stavo dicendo che anche se le canzoni sono pressoché tutte firmate da Judith e Robin Randall sembrano scritte appositamente per essere cantate da Mark che fornisce, forse come mai, una prova interpretativa così profonda ed emozionale che fa presa subito nel profondo dell’animo umano.
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Red Dawn
Never Say Surrender

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Red Dawn – Never Say Surrender – Classico

06 Novembre 2020 19 Commenti Samuele Mannini

genere: Aor
anno: 1993
etichetta: Now & Then 1994
ristampe: Now & Then 1994

Questo è uno dei classici dischi che ogni tanto è propedeutico rimettere nel lettore per farlo suonare a manetta , ci troviamo di fronte ad un disco che rappresenta un classico del genere  per quanto riguarda la caratura delle composizioni e una gemma sepolta per quanto riguarda la reperibilità.

Quando Luigi Pestelli , che all’epoca lo recensì su Flash, me ne parlò, dovetti aspettare un po’ per metterci le mani sopra e nello specifico sulla stampa della Now & Then , perché all’inizio la stampa giapponese era difficilmente reperibile.

Quello che è proposto in questo gioiellino è puro hard A.o.r di stampo tastieristico molto vicino ai primi due House of Lords con punte molto ruffiane di derivazione Foreigner e con dei ritornelli veramente fulminanti , che negli anni d’oro del genere avrebbero fatto furore nelle classifiche.
continua

Tora Tora
Wild America

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Tora Tora – Wild America – Gemma sepolta

23 Ottobre 2020 12 Commenti Samuele Mannini

genere: Hard rock
anno: 1992
etichetta: Bad reputation
ristampe: Bad reputation

Per la serie conosciuti , ma non troppo I Tora Tora attirarono l’attenzione già per l’eccellente Surprise Attack del quale magari parlerò un’ altra volta.

Con questo Wild America raggiungono l’apice limando certe punte di “grezzitudine” e maturando anche grazie alla produzione più raffinata firmata da sir Arthur Payson…..e ragazzi quando dico che la produzione è metá dell’opera nn vado lontano dalla verità.

Comunque estetica a parte la musica c’è ed è di qualità superiore , un hard rock stradaiolo con atmosfere a la Georgia satellite condite con una elettricità Tesliana e una voce al vetriolo ci portano immediatamente allo sculettio impetuoso e il piede batte che sembra in preda alla Taranta…

continua

Crown of Thorns
Crown of Thorns

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Crown of Thorns – Crown of Thorns – Gemma sepolta

22 Ottobre 2020 13 Commenti Samuele Mannini

genere: Hard rock
anno: 1993
etichetta: Milestone 1995
ristampe: Milestone 1995

Oggi facciamo una riesumazione di lusso, il disco di esordio dei Crown of Thorns fu infatti un discreto successo seppur uscito nel 1993 anno ormai di declino per l’hard rock melodico.

Guidati dal poliedrico cantante bassista Jean Beauvoir celebre per essere stato membro della punk rock band The Plasmatics, ( oltre che per la sua cresta Moichana platinata) nonché per aver collaborato con Kiss, Little Stevens ,Ramones più una pletora pressoché infinita di altri artisti spaziando dal songwriting alla produzione e dal pop al punk e all’hard rock insomma un personaggio musicale a tutto tondo.

Il disco in questione è una vera bomba che spazia tra pezzi di hard rock tirato e melodie mozzafiato il tutto condito da una prestazione vocale in stile Trouble Tribe/Tora Tora che lo rende un lavoro ancora oggi godibile e per niente retrò.

Il pezzo di apertura crown of Thorns (co firmato da Beau Hill) apre le danze con un mid tempo in stile primi Winger, seguito dalla danzereccia Hike It up alla quale seguirà la prima gemma del disco la passionale e ruffiana Dying for love con un ritornello che sarebbe il sogno di ogni songwriter.

Dopo la anonima No You Don’t , eccoti il lentone strappamutande Standing In The Corner For Ya che magari non inventa nulla , ma non sai perché ti frughi subito a cercare il Bic da sventolare. Il ritmo si rialza subito con la martellante The Healer, un hard rock anthemico da urlare a squarciagola, si rallenta di nuovo in una sorta di montagne russe emozionali con la Dokkeniana Winterland, mid tempo potente e catchy allo stesso tempo. Secret Jesus è un altro mid tempo dalla facile melodia e poi boom, House of Love che sembra estratta direttamente dall’ omonimo dei Trouble Tribe , ma con un ritornello per il quale Bon Jovi avrebbe ipotecato lo scalpo.

Decimo pezzo è l’ arena song Are you ready? Riff hard con un inserto rappeggiante , che a me personalmente piace il giusto, ma mi rendo conto che dal vivo potrebbe fare il botto, mentre in chiusura troviamo la sognante Till’ the end dalla matrice vagamente pop , ma con arrangiamenti extra lusso.

Insomma se siete alla ricerca di tesori smarriti è l’ora di armarsi e partire alla ricerca dell’ultimo dei Moichani.

P.s  nella ristampa del 95 della Milestone è presente un CD bonus contenente dieci tra live track remix e pezzi usciti per un mini…..un motivo in più per darle la caccia.

From the Fire
Thirty Days And Dirty Nights

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From the Fire – Thirty Days And Dirty Nights – Gemma sepolta

12 Ottobre 2020 8 Commenti Samuele Mannini

genere: Aor
anno: 1992
etichetta: Yesterrock 2009
ristampe: Yesterrock 2009

Se pensate che l’AoR sia roba da mollaccioni non avete ascoltato questo disco.

Correva l’anno 1992 e non si sa per quale motivo la Active records supportata dalla music for nations faceva uscire questo lavoro di questi From The Fire e pensare che il personaggio più conosciuto è il produttore , vale a dire il Crown of Thorns moicano Jean Beauviour.

Le canzoni sono quasi tutte datate 1990 segno che il disco ha dovuto faticare molto per vedere la luce… ed infatti in quegli anni non era proprio l’epoca per un disco del genere , rendiamo comunque grazie ai misteri dell’industria discografica che ha comunque permesso il venir alla luce di questo gioiellino.

Musicalmente parlando sembra quasi un disco Canadese….che ne só prendiamo per esempio i Boulevard del secondo disco diamo un po’ di volume elettrico aumentiamo di 10 battute al minuto mettiamoci un po’ di ruffianeria made in USA ( secondo me merito del produttore) ed il gioco è fatto, un AoR cristallino ed energetico anche quando vira di più sul lato mainstream.

Nove canzoni accattivanti che fanno subito presa , fosse uscito 5 anni prima avrebbe fatto furore….Hold on e Same Song sono concettualmente canzoni Pop rivestite di elettricità con dei ritornelli che fanno tornare a quando non era reato ballare il rock in discoteca, Tears cried in the Rain è il lentone strappamutanda che è obbligatorio in questi dischi poi Over your head mostra il lato più rock per ripartire con Take my Heart dove la lacrimuccia è da contratto, si risale verso il rock più ruvido con Lovestruck e poi eccola come un raggio di sole Spark and Flame dove c’è un alternanza di cantato maschile e femminile da brivido assoluto.si chiude con Go All the way cover in salsa RnR del 1972 dei Raspberries e con la cadenzata e ruffiana Where are you now?.

La performance vocale del Singer J.d. Kelly è il tocco di forza di questo gruppo una voce calda e sensuale che acchiappa fino dalla prima nota ed accompagnata da eccellenti esecuzioni da parte di tutta la band.

Insomma questa è letteralmente una gemma sepolta e nonostante una ristampa Yesterrock per scoprirla vi costringerà a scavare un bel po’,ma sarà senz’altro fatica ripagata.

Cannata
Watching the World

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Cannata – Watching the World – Gemma sepolta

08 Ottobre 2020 7 Commenti Samuele Mannini

genere: Prog Aor
anno: 1993
etichetta:
ristampe:

Non so perché ma quando sento nominare hi tech AoR a me viene sempre in mente questo disco, eppure non è così che viene inteso il termine in senso stretto,ma sono sempre stato attratto da questi crossover tra l’AoR e il progressive e nel mio cervello l’hi tech è così.

Tastiere e synth ben presenti , ma non invasivi , chitarre libere di fare scorazzamenti senza obbligo dalla parte ritmica , voci leggermente filtrate , struttura dei pezzi lineare ma non canonica e uso dei controcori e di strumenti “esotici” tipo il sax….beh se è fatto bene viene fuori un dischetto con i controfiocchi come questo.
continua

21 Guns
Salute

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21 Guns – Salute – Gemma Sepolta

02 Ottobre 2020 9 Commenti Samuele Mannini

genere: Hard rock
anno: 1992
etichetta:
ristampe:

Il 1992 meriterebbe una retrospettiva approfondita, è infatti l’ultimo anno che vede l’hard rock e l’aor uscire su etichette Major, un ultimo splendido canto del cigno per un genere che da mainstream sarà velocemente relegato al sottobosco di eroiche etichette semi underground.

Ed a dimostrare l’eccellenza di questi ultimi fuochi d’artificio ecco questi 21 Guns sparano questo masterpiece del genere melodico.

Formatisi attorno alla carismatica figura di Scott Gorham , ex Thin Lizzy che arruola con se tre semi sconosciuti, ma molto in gamba, il bassista Leif Johansen il drummer Mike Sturgis ed il sorprendente singer Thomas La Verdi.

I quattro propongono un hard melodico a tratti più vicino a sonorità più dure, in stile hard rock californiano, mentre a volte si vira verso l’aor più elettrico che rimanda un po’ ai Tall Stories e la voce di La Verdi va vicina alle tonalità di Augeri in più di una occasione.

Sì parte con la tambureggiante Knee Deep e poi si vira subito con la melodicissima These Eyes, e il sali e scendi continua con Walking ,mid tempo elettrico e funkeggiante, per ri addolcirsi nuovamente con la stupenda Marching in time. Potente ma melodica è The Rain elettriche e tirate invece Little Sister e Pays Off Big. Ancora alternanza con la deliziosa ballad  Just A Wish e la ritmata Battered And Bruised, seguita dalla evocativa Jungleland , ancora delizia melodica di classe sopraffina con Tell Me , prima di chiudere a tutto RnR in stile Giant con l’ultima No Way Out.

Una band ed un titolo perfetto per salutare con le 21 salve di fucile (che spiegano il significato del il nome della band) un anno che segna un po’ la fine di un’ epoca di meravigliosa melodia.

The Storm
The Storm

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The Storm – The Storm – Classico

25 Settembre 2020 7 Commenti Samuele Mannini

genere: Aor
anno: 1991
etichetta:
ristampe:

Ci sono dischi che segnano uno spartiacque nei percorsi di ognuno di noi , questo The Storm ha segnato il mio definitivo avvicinamento alla scena melodica , che prima bazzicavo in maniera diciamo più saltuaria.

Certamente lo si può definire un caposaldo in ambito Aor e non poteva che essere così vista l’immensa levatura dei componenti di questo….”supergruppo” o di Bad English 2.0 ,Gregg Rolie ,Ross Valory e Steve Smith sono infatti ex membri dei Journey e se ci aggiungiamo un chitarrista molto influenzato da Neil Schon quale Josh Ramos e una voce come quella di Kevin Chalfant che è la quintessenza del cantato melodico, direi che la miscela di ingredienti è di primissima scelta.
continua