LOGIN UTENTE

Ricordami

Registrati a MelodicRock.it

Registrati gratuitamente a Melodicrock.it! Potrai commentare le news e le recensioni, metterti in contatto con gli altri utenti del sito e sfruttare tutte le potenzialità della tua area personale.

effettua il Login con il tuo utente e password oppure registrati al sito di Melodic Rock Italia!

Classici

Place Vendome
Place Vendome

LEGGI LA RECENSIONE

Place Vendome – Place Vendome – Gemma Sepolta

28 Settembre 2010 5 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Rock
anno: 2005
etichetta:
ristampe:

Place Vendome è il nome di una piazza di Parigi,  famosa per la simmetria uniforme degli edifici che vi si affacciano,  ma Place Vendome è anche il nome del progetto che nel 2005 ha riportato tra noi,  finalmente in piena forma,  Michael Kiske.

Kiske si ripresentava in quel periodo (2005)  dopo 10 anni dalla separazione dagli Helloween dovuta allo scarso successo di Chameleon considerato dai fans delle “zucche” troppo poco Metal edopo alcuni discutibili album solisti. Nati da un’idea di Serafino Perugino,  mente sempre in fermento che sta dietro alla Frontiers Records,  i Place Vendome potevano vantare per questo primo lavoro,  oltre a Kiske alla voce,  pezzi scritti dal produttore e bassista dei Pink Cream 69 Dennis Ward e dal loro cantante David Readman, e come musicisti di supporto Kosta Zafiriou (batteria) e Uwe Reitenauer (chitarra) sempre dei Pink Cream 69, insieme a Günter Werno, tastierista dei Vanden Plas. Da tutto questo prenderà forma un ottimo lavoro che otterrà buoni risultati sia di critica che di vendite, ma che soprattutto sarà l’inizio di un nuovo cammino distante dal Metal e più vicino al Rock melodico per Michael Kiske.  Cammino che continuerà negli anni seguenti con il secondo disco dei Place Vendome (2009 – Streets of Fire) e con lo splendido progetto Kiske Somerville (2010 – qui la recensione) in cui duetta con la brava soprano Amanda Somerville.

LE CANZONI

A conferma di non trovarci di fronte ad una copia dei vecchi Helloween arriva subito Cross the Line, rock melodico fino al midollo.  Molto ispirato anche il titolo… con questo pezzo Kiske “supera la linea” del Metal… ;-). I Will Be Waiting è una mid tempo eccellente, ma sicuramente la prima sorpresa dell’album è l’accattivante Too Late che segna forse il taglio più netto di Kiske con il suo passato. Un grande pezzo Aor. Sonorità più Rock per la successiva I Will Be Gone,  buona la chitarra in sottofondo. The Setting Sun è molto delicata,  penso che abbia fatto rizzare i capelli e storcere il naso a più di un fan di vecchia data di Kiske… ma in questo contesto risulta uno dei pezzi più riusciti. Place Vendome è un bel pezzo vitale dalla forte carica che decolla letteralmente nel ritornello. Heavens Door è un pezzo lento di ottima fattura, cadenzato e melenso al punto giusto. 😉 Right Here è forse la traccia che preferisco, la voce a tratti roca (solitamente Kiske ha un’intonazione molto chiara e pulita) ben si adatta alla melodia che ha quel giusto pizzico di emotività che la eleva oltre gli altri pezzi. Magic Carpet (che è anche il titolo di un vecchio videogioco dei Bullfrog… 🙂 ) è forse il pezzo più Hard Rock dell’album, anche se la cattiveria non manca neppure alla conclusiva Sign of Times.

IN CONCLUSIONE

In conclusione un bell’album,  anche se personalmente trovo superiore il successivo Streets of Fire in cui i pezzi hanno una maggiore personalità, basta ascoltare la splendida My Guardian Angel (qui il video).
Resta comunque un ottimo lavoro,  “storicamente importante” per la nuova impronta che prenderà da qui in avanti la carriera dell’ex Helloween Michael Kiske e che finalmente dopo alcune prove non proprio all’altezza della sua fama lo riporterà, anche se con sonorità nettamente diverse dal passato, a livelli di eccellenza.

 

Jimi Jamison's Survivor
Empires

LEGGI LA RECENSIONE

Jimi Jamison’s Survivor – Empires – Gemma Sepolta

14 Settembre 2010 3 Commenti Denis Abello

genere: Aor / Melodic Rock
anno: 1999
etichetta:
ristampe:

Primo classico recensito su MelodicRock.it e non a caso la scelta è caduta proprio su questo splendido lavoro di fine millennio del grande vocalist dei Survivor Jimi Jamison. Questo disco ha avuto per me un pò il valore di un personale “battesimo” all’Aor ed al Melodic Rock. Infatti, questo è stato il primo disco Aor di cui sono entrato in possesso… ero alla ricerca in realtà di una raccolta dei Survivor, ma il negoziante mi disse che non era disponibile neanche su prenotazione (tempi duri che erano!!! Comunque la troverò anni dopo in un viaggio a Strasburgo… fortuna che ora ci sono i negozi online 😉 ) e mi propose questo Empires che invece era disponibile… anche se il fatto che il nome completo del gruppo fosse Jimi Jamison’s Survivor e non solo Survivor lo lasciò parecchio in dubbio sul fatto che fossero la stessa cosa…

…e quel poveraccio del negoziante, messo in crisi su un gruppo che praticamente mai aveva sentito (che tristezza, neanche sapeva che Eye of the Tiger fosse una loro canzone…), tutti i torti non li aveva. Infatti questo lavoro porta la firma Survivor in copertina, ma in realtà dei primi Survivor rimaneva proprio solo il grande Jimi Jamison in quanto Jim Peterick, fondatore del gruppo stava già approdando verso altri lidi (leggasi Pride of Lions).

Questo disco segnarà un capitolo importante nella storia di Jimi, una nuova conferma delle sue qualità anche senza il supporto dei Survivor, ed una crescita musicale e personale che lo porterà forse ad uno dei momenti qualitativamente migliori della sua carriera… e a noi regala un album che di diritto merita di entrare nella storia del Melodic rock.

Vediamo il perchè…

LE CANZONI

L’inizio dell’album è molto rilassato, con la bella mid tempo Cry Tough, che ha forse il pregio maggiore di farci subito notare lo stato di forma di una delle voci più belle del Melodic Rock internazionale. La canzone scorre veloce fino alla più heavy Run From THe Thunder, dove un bel riff di chitarra ed una batteria pulsante ci portano su tonalità più cupe.
La successiva I’m Always Here, per chi come me è cresciuto con negli occhi la bella Pamela Anderson di Baywatch (o almeno negli occhi una parte di lei…), è una sorpresa essendo proprio la colonna sonora della serie Baywatch che anche qui in Italia ha avuto alla fine degli anni ’90 un notevole successo… pezzo molto commerciale ma di indiscussa qualità, bello!
La canzone che porta il nome dell’album,  Empires, è invece un lento in duetto con Lisa Fraziers, fin troppo classico nell’esecuzione anche se molto intensa e godibile, ma è con la successiva First Day of Love che si arriva al primo vero capolavoro dell’album. La canzone parte facendoci intendere l’ennesimo mid tempo, ma di colpo si trasforma in un autentico anatema rock fatto di batteria, chitarre e la voce di Jimi che si fa roca e tagliente per questo capolavoro confezionato con cura. Con la successiva Have Mercy si resta su livelli di eccellenza, riuscita l’intonazione vocale ed il bel riff di chitarra. Just Beyond The Clouds è la canzone romantica per eccellenza dell’album e forse una delle più belle che ricordi di aver ascoltato. La voce di Jimi ha un che di magico e ci trasmette in pieno l’intensità del testo per trasformarsi poi in un inno durante il ritornello… da lasciare senza fiato gli splendidi stacchi che intervallano la canzone. Arriviamo così velocemente all’ottava traccia dell’album ed alla mia canzone preferita dell’album… A Dream Too Far, grande composizione e grande intreccio tra voce e strumenti. Canzone in puro stile Survivor, che se proprio volessimo condensarla in una parola potremmo dire ADRENALINICA. Sicuramente uno dei pezzi che da quel tocco in più a questo lavoro. Da qui in poi l’album torna su livelli più “terreni”, e la successiva Love is Alive è la canzone che forse meno si abbina al resto dell’album… poco riuscita secondo me con quel suo stile simil funky che poco ha a che fare con il Rock che si respira nel resto dell’album. Piccola nota, questa canzone sarà però ripresa dalla bella Anastacia, canzone che per ritmica e sonorità nelle sue corde si trasformerà in un piccolo gioiello. November Rain ci riporta a sognare con un lento malinconico ed emozionante con un’esplosione di voce a circa metà canzone che è come il tocco dell’artista su di una tela già di per se perfettamente riuscita… una delle canzoni più emozionanti che ci regala questo Empires. La successiva Calling America è una bella canzone di protesta, politicamente corretta come nello stile del grande Jimi, ma potente e tagliente come un rasoio, gran bel pezzo che raggiunge il suo apice giusto prima di lanciare il ritornello. L’album si conclude con due Live, la sempre splendida Burning Heart a cui forse questo album riesce a dare una degna sostituta nell’ottima A Dream Too Far, e la meno riuscita Rebel Son (che però si conclude con un Thank you very Much veramente da lacrimuccia)… sinceramente se ne poteva fare a meno di inserire questi due live, ma Burning Heart si ascolta sempre con piacere… se poi come me siete cresciuti a pane e Rocky allora è un vero must… 😉

IN CONCLUSIONE

Uno degli album più riusciti del ’99 e penso uno di quegli album che ha contribuito a riportare in auge a livello mondiale il Melodic Rock dopo anni di vera “depressione” Grunge. C’è poco da dire, non potete dire di essere amanti del Melodic Rock se non avete nella vostra libreria questo album… quindi potete, o riprenderlo e per quarantacinque minuti riperdervi tra le sue canzoni o correre ai ripari e cercare di procurarvelo al più presto.