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Ten – Stormwarning – Recensione

09 Febbraio 2011 2 Commenti Andrea Vizzari

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2011
etichetta: Frontiers

 

Sono passati ben cinque anni dall’ultimo loro lavoro, e finalmente sono tornati. Sto parlando dei Ten, band britannica che nel corso della sua carriera è diventata il punto di riferimento dell’hard rock melodico di stampo europeo.

Classici come The Name Of The Rose, Spellbound o The Robe hanno imposto i Ten come grande realtà musicale europea grazie a un hard rock granitico con facili, ma mai banali melodie, un riffing possente e preciso e la particolare voce di Gary Hughes, fondatore e main man della band. Gary, diversamente dalla maggior parte dei cantanti hard rock, riesce a fondere una timbrica calda frequentemente su tonalità basse ad un’epicità che calza a pennello con le composizioni magniloquenti e pompose che lo stesso musicista compone. Nonostante vari cambi di formazione nella band (basti pensare all’uscita di Vinny Burns dal gruppo nel 2001, chitarrista dal tocco sopraffino e magico protagonista di molti dei capolavori della band) Gary è riuscito a mantenere intatto lo spirito e la musica dei vecchi e gloriosi Ten dando alla luce album sempre ottimi grazie all’aiuto dei vari musicisti che negli anni si sono avvicendati in seno alla band. L’ultimo album “The Twilight Chronicles” (2006) aveva però mostrato il lato più melodico e sinfonico di Hughes che, nonostante un buon songwriting, era penalizzato soltanto da una prolissità e da una ripetizione della solita melodia in diverse canzoni davvero eccessiva. Arriviamo infine a questo “Stormwarning”, nona fatica in studio con una formazione ancora rimaneggiata: arriva Neil Fraser alla chitarra solista che prende il posto lasciato vuoto da Chris Francis, mentre al basso troviamo Mark Summers, altro nuovo acquisto nella band. Oltre ai soliti John Halliwell alla chitarra ritmica e Paul Hudson alle tastiere (vecchi compagni di Gary) “Stormwarning” vede la presenza di una guest star d’eccezione: il batterista Mark Zonder (Fates Warning), musicista eccelso dotato di una tecnica e di un tocco unico al mondo. Bellissima la cover del disco, dal solito sapore epico-fantasy, ad opera dell’artista spagnolo Luis Royo, altro gradito ritorno per la band, già autore in passato delle cover di “Spellbound” e “Babylon”.
La produzione (di solito punto debole dei lavori della band) è invece affidata al grandissimo Dennis Ward (Khymera, House of Lords, Place Vendome) per un risultato finalmente degno del monicker “Ten”.

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Robin Beck – The Great Escape – recensione

02 Febbraio 2011 2 Commenti Andrea Vizzari

genere: Melodic Rock
anno: 2011
etichetta: Her Majesty’s Music Room

Carriera sempre al top quella di Robin Beck: regina del melodic rock che nei primi anni 90 (precisamente nel 1992) diede alla luce quel capolavoro che risponde al nome di “Trouble or Nothing” (a parere di chi scrive il suo miglior album e uno dei “must have” del genere). Punti di forza di quel disco furono in primis i grandissimi songwriter che collaborarono al progetto: parliamo di artisti dalla penna d’oro quali Desmond Child, Diane Warren, Alice Cooper, Paul Stanley. Se questi nomi non vi dicono nulla allora dovrei citarvi un paio di singoli scritti da questi signori diventati delle hit mondiali famose ancora oggi. Un esempio? “Livin on a prayer/You give love a bad name/Bad Medicine” (Bon Jovi), “I was made for lovin you” (Kiss), “Angel/Crazy/I don’t want to miss a thing” (Aerosmith), l’intero album “Poison” dell’inossidabile Alice Cooper, varie hit di Cher, Ricky Martin, Celine Dion (e altri milioni di grandi artisti). Ora potete cominciare a capire quanto talento avesse e ha tutt’ora Robin Beck per vantarsi di tali collaborazioni. Il disco fu un tripudio del melodic rock, grazie alla voce potente e aggressiva della stessa Robin, una produzione eccellente, e un insieme di canzoni tutte da airplay radiofonico da far invidia a tante di quelle band tutte al maschile che dominavano quegli anni (o forse qualche annetto prima a dir la verità vista l’esplosione grunge). La carriera della cantante continuò tra vari cambi di line up e album sempre al top a dimostrazione che era più la sua bravura come artista e non solo una mera fortuna a permetterle di andare avanti. Nel frattempo vi è l’incontro e poi il futuro matrimonio con James Christian, frontman degli House Of Lords, che da “Wonderland” (2003, quinto disco della cantante) da inizio al sodalizio artistico in cui reciprocamente i due si aiutano nei loro rispettivi progetti musicali (Christian scrive, produce, suona e canta negli album della moglie, mentre Robin aiuta il marito nei suoi House of lords). Giungiamo a questo The Great Escape con una formazione diversa dal precedente “Livin on a dream” (2007); per questo nuovo lavoro la Beck ha preferito circondarsi esclusivamente di persone molto vicine a lei e quindi non sorprende leggere di James Christian come produttore/songwriter, bassista e in parte batterista coadiuvato dall’eccezionale Tommy Denander (non vi sto a citare tutti i suoi lavori perchè non basterebbe una pagina), uno degli amici più stretti della cantante, come songwriter/chitarrista solista e ritmico ed batterista in alcune canzoni. Soltanto loro due a supporto della cantante: diciamo un “lavoro in famiglia” per la Beck, e il risultato finale non può che essere positivo, facendo di The Great Escape il suo miglior lavoro del millennio.

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Mario Percudani – New Day – recensione

02 Febbraio 2011 2 Commenti Denis Abello

genere: Pop / Blues / Jazz
anno: 2010
etichetta: Tanzan Music

MelodicRock.it per una volta stacca la spina del Rock per avvicinarsi ad un album dalle sonorità più intimiste e  soffuse. Lo fa però con orgoglio per dare spazio al primo album solista di Mario Percudani, chitarrista di quella splendida realtà hard rock firmata Italia che porta il nome di Hungryheart.
Dopo aver dimostrato tutto il suo talento come chitarrista hard rock melodico molti forse si sarebbero aspettati un album su queste sonorità, anche se il bagaglio artistico di questo artista va ben oltre il rock, ma  Mario ci stupisce regalando con New Day un album che viaggia tra il pop, il blues e qualche accenno di jazz… e noi rockettari per una volta tanto ci mettiamo comodi sulla nostra poltrona e ci godiamo questi minuti di assoluto relax…

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Bad Habit – Atmosphere – Recensione

30 Gennaio 2011 7 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Rock
anno: 2011
etichetta: AOR Heaven

I Bad Habit dopo lo splendido Above & Beyond di 3 anni fa e dopo aver giustamente onorato il loro passato con la raccolta Timeless riprendono il cammino con questo nuovo Atmosphere.
Diciamo subito che aspettavo con impazienza questo album, dopo la stupenda sorpresa che fu qualche anno fa Above & Beyond.
Sembra infatti che il gruppo svedese capitanato dal chitarrista e tuttofare Hal Marabel sia uno di quei (rari) casi in cui si impara dal proprio passato ed infatti ogni nuova uscita dei Bad Habit sembra sistemare qualche piccolo difetto presente nei loro precedenti lavori. Questo fa si che ogni nuova pubblicazione risulti un gradino sopra a quella che l’ha seguita.
La paura che questo loro andare crescente possa prima o poi interrompersi è alta, ma a scanso di equivoci diciamo subito che non succede con questo loro Atmosphere che anzi si rivela a mio parere il miglior lavoro della band, consacrandoli come una delle realtà più influenti del panorama del rock melodico internazionale.

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John Waite – Rough & Tumble – recensione

24 Gennaio 2011 8 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Rock
anno: 2011
etichetta: Frontiers Music

Quella di John Waite è sicuramente una delle voci più belle che abbiano mai attraversato il panorama della musica contemporanea.  La sua carriera comincia come bassista e cantante dei The Babys, ma il primo grande successo arriverà per lui nel 1984 con la splendida Missing You del suo album solista No Brakes. Dopo questo ci sarà per lui la splendida parentesi chiamata Bad English in cui partecipò anche il chitarrista dei Journey Neal Schon e con i quali in tre anni darà alla luce due vere perle di hard rock melodico come l’omonimo Bad English (1989) ed il successivo Backslash (1991).
Nel ’92 il gruppo si scioglierà (ma molti fans sperano ancora prima o poi in un loto ritorno) e da qui in avanti John continuerà la sua carriera solista che si ferma nel 2006 con l’intimista album Downtown: Journey of a Heart.
Dopo l’incontro con il chitarrista e compositore Kyle Cook dei Matchbox 20 John Waite presenta il suo nuovo lavoro solista che come lui stesso dice sarà un nuovo inizio.
Scopriamo insieme se la classe del rocker Inglese avrà veramente trovato nuova linfa da cui attingere grazie al genio compositivo di Kyle…

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Elektradrive – Living 4 – Recensione

22 Gennaio 2011 7 Commenti Andrea Vizzari

genere: Hard Rock
anno: 2009
etichetta: Valery Records

Nonostante il ritardo rispetto all’uscita del disco, è con immenso onore che inauguro la mia prima recensione ufficiale su Melodicrock.it con l’ultimo disco di una grande, anzi,  grandissima band ITALIANA: gli Elektradrive e il loro ultimo album, Living 4. Per tutti quelli che si stanno chiedendo chi siano, beh, inginocchiatevi e chiedete umilmente scusa a una delle più importanti band che la nostra penisola abbia mai partorito e che in passato ha portato il nome musicale del nostro tricolore in alto nel mondo, ma talmente in alto che neanche potete immaginare. E se non credete ancora ai vostri occhi è bene sapere che il loro capolavoro di rock melodico “Due” uscito ormai nel lontano 1989, prese la valutazione massima su Kerrang! (uno dei più importanti magazine musicali al mondo), ben cinque “K”. Ancora non vi basta? Ok allora vi informo pure che nello stesso numero della rivista, Slip Of The Tongue dei Whitesnake di un certo David Coverdale prese solamente tre “K” come valutazione. Il gruppo, che allora vedeva in formazione Elio Maugeri alla voce, Simone Falovo alla chitarra, Alex Jorio alla batteria, Stefano Turolla al basso ed Eugenio Monassero alle tastiere, però non si montò la testa dopo il successo di Due, e pubblicò il successivo Big City nel 1993, anch’esso uno splendido album che ebbe un discreto successo. Da quel momento in poi la band, tra cambi di line-up e momenti di pausa arriva fino al 2004, anno in cui Elio Maugeri insieme a Simone Falovo torna a scrivere le canzoni che andranno a finire nel nuovo album ufficializzando la reunion della band con la line up originale (manca all’appello soltanto il tastierista Eugenio Manassero) fino ad arrivare al 2009, anno di uscita di questo Living 4. Un album particolare, con un suono più cattivo, molto hard rock ma particolare nella sua struttura abbandonando quella dolcezza dei primi lavori della band senza però perdere la qualità e il classico stile Elektradrive. Da menzionare le tematiche di tutto il disco, con lyrics che trattano temi come la salvaguardia del pianeta Terra o le corporazioni che agiscono nell’ombra.

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Hungryheart – One Ticket to Paradise – recensione

17 Gennaio 2011 15 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Rock
anno: 2010
etichetta: Tanzan Music

Era il 2008 quando gli italianissimi Hungryheart si presentarono sulla scena e portarono una ventata di novità nel panorama dell’hard rock melodico.
Dopo due anni e forti del successo di critica del loro primo disco si ripresentano con questo nuovo lavoro intitolato One Ticket To Paradise in cui ai due componenti storici Josh Zighetti (voce) e Mario Percudani (chitarra e voce) si aggiungono Steve Lozzi (basso) e Paolo Botteschi (batteria).
Anima e spirito guida degli Hungryheart è sicuramente il bravo chitarrista Mario Percudani che ha curato anche la produzione e l’arrangiamento del disco ed a cui si devono praticamente tutti i testi e che ritroviamo anche in veste di vocalist a far da contraltare alla bella voce dai tratti blues di Josh Zighetti.
Se a questo aggiungiamo che al mixing troviamo l’ormai noto Alessandro Del Vecchio (Edge of Forever, Moonstone Project, Eden’s Curse) e che il tutto è stato seguito da Michael Voss (Mad Max, Casanova) non possiamo che aspettarci un successone!

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Mr Big – What If… – recensione

12 Gennaio 2011 16 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Rock
anno: 2011
etichetta: Frontiers Music

Il primo attesissimo album del 2011 segna il ritorno in studio dopo ben 14 anni dei Mr Big. Penso che Eric Martin (voce),  Paul Gilbert (chitarra),  Billy Sheehan (basso) e Pat Torpey (batteria) non abbiano bisogno di presentazioni,  così come non ne hanno bisogno i Mr Big, una delle band di rock melodico più amate anche in Italia.
Un gruppo di musicisti sicuramente straordinario che tutti penso si aspettino con un ritorno in grande stile. Invece non è proprio così, e questo What If non raggiunge il livello che i Mr Big avrebbero meritato di regalarci dopo un’assenza di 14 anni, vediamo perchè!

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Brunorock – War Maniacs – recensione

10 Gennaio 2011 11 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Rock
anno: 2009
etichetta: 7 Hard

 

Il 2011 inizia con un salto nel 2009… Infatti giusto prima di concludere l’anno mi sono trovato quasi per caso fra le mani un album di cui avevo assolutamente perso a suo tempo l’uscita e che nel giro di qualche ascolto si è rivelato un piccolo gioiello di Rock melodico.
Per questo ho pensato di aprire le danze delle recensioni del 2011 proprio con questo War Maniacs dei Brunorock sperando che possa essere di buon auspicio per il resto dell’anno per i gruppi Aor e Melodic Rock italiani.
I Brunorock infatti altro non sono che un gruppo italiano che ruota attorno al carismatico personaggio di Bruno Kraler e che dal 1994 ad oggi non ha avuto sicuramente vita facile ed il successo che meriterebbe grazie soprattutto a label dalla discutibile affidabilità. Questo non ha fermato il gruppo ed il loro frontman in primis che nel 2008 è riuscito a trovare finalmente un’etichetta valida (la 7 Hard) e dare alla luce questo splendido War Maniacs… ma ora è arrivato per noi il momento di lasciarsi rapire dagli 11 pezzi che compongono l’album.

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Skill in Veins – Skill in Veins – recensione

26 Dicembre 2010 8 Commenti Denis Abello

genere: Hard Rock
anno: 2010
etichetta: Avenue of Allies

Già la bella copertina ci anticipa la qualità che circonda quest’album, con il tatuaggio Skill in Veins che fa mostra di se sulla schiena di una bella ragazza.
Sfogliando il booklet tutto ci fa presagire di trovarci di fronte ad una mega produzione hard rock di stampo americano.
Invece la sorpresa arriva proprio dallo scoprire che gli Skill in Veins altro non sono che una sorta di super band nostrana nata dalla mente del giovane chitarrista Andrea Lanza a cui si sono uniti per quest’occasione la voce di Gabriele Gozzi (Markonee), Francesco Jovino alla batteria (UDO, Edge of Forever) e Nik Mazzucconi al Basso.
Se proprio vogliamo chiudere il cerchio non possiamo non dire che anche questo progetto porta il marchio di Alessandro Del Vecchio che al solito dona un segno di “grande qualità” che sembra seguire tutto ciò in cui il cantante degli Edge of Forever mette lo zampino.
Ok, ora che abbiamo appurato che il contorno è da grandi numeri, non ci resta che scoprire se anche il resto sarà all’altezza.

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