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Recensione

95/100

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Brunorock – War Maniacs – recensione

10 Gennaio 2011 11 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Rock
anno: 2009
etichetta: 7 Hard

Tracklist:

01. Breakthrough *
02. Liar
03. Julia *
04. Last Ride *
05. In Search Of Faith *
06. Forever Free (Instrumental)
07. Time To Run
08. War Maniacs
09. Touch To Much *
10. Temptations
11. Painless Skies *

* migliori canzoni

Formazione:

Bruno Kraler: voce, chitarra
Alessandro Del Vecchio: tastiere
John Billings: basso
Dominik Hulshorts: batteria
Lino: solo

 

 

Il 2011 inizia con un salto nel 2009… Infatti giusto prima di concludere l’anno mi sono trovato quasi per caso fra le mani un album di cui avevo assolutamente perso a suo tempo l’uscita e che nel giro di qualche ascolto si è rivelato un piccolo gioiello di Rock melodico.
Per questo ho pensato di aprire le danze delle recensioni del 2011 proprio con questo War Maniacs dei Brunorock sperando che possa essere di buon auspicio per il resto dell’anno per i gruppi Aor e Melodic Rock italiani.
I Brunorock infatti altro non sono che un gruppo italiano che ruota attorno al carismatico personaggio di Bruno Kraler e che dal 1994 ad oggi non ha avuto sicuramente vita facile ed il successo che meriterebbe grazie soprattutto a label dalla discutibile affidabilità. Questo non ha fermato il gruppo ed il loro frontman in primis che nel 2008 è riuscito a trovare finalmente un’etichetta valida (la 7 Hard) e dare alla luce questo splendido War Maniacs… ma ora è arrivato per noi il momento di lasciarsi rapire dagli 11 pezzi che compongono l’album.

LE CANZONI

L’ispirazione all’ascolto viene data da una tastiera particolarmente evocativa che dopo averci intorpiditi ci lascia praticamente senza difese verso la martellante cavalcata della chitarra e batteria che ne segue. Questo l’inizio del cammino segnato da Breakthrough che dopo un dolce inizio si lancia verso un rock spinto dal grande feeling… e se qualcuno nell’ascoltare l’inizio avesse avuto un sentore di “tastiera alle Edge of Forever” non si è sbagliato, infatti a pigiare i tasti troviamo il re mida dell’aor firmato Italia, Alessandro del Vecchio.
Inizio splendido che mette subito in luce la qualità che seguirà come un’ombra ogni singolo pezzo dell’album.  Non sfugge infatti neanche la successiva Liar in cui il ritmo pur mantenendosi elevato non risulta più così cattivo come nella introduttiva Breakthrough e ci regala una chitarra da brividi ed un grandissimo ritornello.
Non si molla il tiro neanche con la splendida Julia, pezzo già presente come bonus track in “Live on Fire” del 2007. La batteria segna il tempo, la voce accarezza il testo, la chitarra tesse le note ed i cori e la tastiera completano l’opera. Da applausi.
Ancora una volta la tastiera apre il sipario e ci lancia sulle note di Last Ride in cui a tratti vibranti e graffianti donati dalla chitarra si alternano momenti più intimi grazie alla bella voce “ferita” di Bruno che si trasforma in un urlo di rabbia durante il ritornello… incredibile lo stesso effetto emotivo che viene a ricrearsi anche durante lo splendido assolo di chitarra.
Scende un alone di tristezza quando la voce regala anima, brividi ed intensità al testo di In Search Of Faith e la ferita che si è aperta nelle prime strofe non si rimargina neanche con la ritrovata forza vocale che accompagna ritornello… un capolavoro a cui la tastiera in conclusione del pezzo dona in ultimo il tocco dell’artista.
Dopo un pezzo tanto intenso risulta gradito lo stacco strumentale che ci regala Forever Free che riporta alla mente Bostoniani ricordi e che fa da introduzione all’incedere martellante di Time to Run, altro pezzo già presente in Live on Fire e che, dopo il crollo emotivo sulle note di In Search Of Faith, aiuta e ritendere i nervi ed a riprendere la nostra corsa sulle note dell’album che ci portano all’omonima War Maniacs che ha nel testo il suo punto di forza, ma che perde un pò di mordente per il ritornello forse troppo ossessivo e oppressivo.
Incredibile invece Touch Too Much, cover di un pezzo degli Ac/Dc, che acquisisce una personalità tutta sua nelle mani dei Brunorock. Promosso a pieni voti così come viene promossa anche la successiva Temptations dove ancora una volta si fa apprezzare la qualità del gruppo veramente sopra la media.
Dopo tanti pezzi dal ritmo serrato non resta che chiudere con la dolcezza di Painless Skies, ballata dal forte appeal e che si rivelerebbe una hit sicura se solo trovasse sbocco in qualche circuito radiofonico. Bello il testo, bella la magia regalata dalla melodia ed ancora una volta una splendida prova vocale… peccato solo che segni la fine del disco.

IN CONCLUSIONE

Difficile spiegare a parole le sensazioni che trasmettono i pezzi di questo album. Per una volta tanto si ha l’impressione che i musicisti siano a disposizione della musica e non viceversa come succede molto spesso. Impossibile non avvertire la forza e la rabbia, ma allo stesso tempo il senso di liberazione, che trasmette Breakthrought o ancora la tristezza e l’incertezza che lascia l’ascolto di In Search of Faith… ma questi sono soltanto due esempi dei brividi e delle emozioni che riesce a trasmettere questo War Maniacs, album costellato di tanti piccoli capolavori.
Bruno Kraler dimostra di essere una gran voce ed un grande chitarrista, ma dimostra anche un’umiltà che spesso manca a molti altri suoi colleghi. Non si nota mai il tecnicismo tanto per fare, non c’è mai la voglia di mettersi in mostra e questo fa si che ogni pezzo acquisti un’anima ed una forza che va oltre il piano tecnico e che invece colpisce in pieno quello emozionale.
Se poi a questo aggiungiamo un lavoro in fase di produzione che denota tanta cura e professionalità e che risulta veramente degno di nota e senza la minima sbavatura risulta chiaro anche perchè abbiamo deciso che il 2011 doveva aprirsi con un disco del 2009 a fargli da “padrino“… 😉

© 2011 – 2017, Denis Abello. All rights reserved.

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