Marco Mendoza – New Direction – Recensione

L’eterno giovane Marco Mendoza; dovremmo definire così questo super artista che col suo basso ha dettato note e melodie per tantissimi gruppi (Thin Lizzy, Dead Daises,Journey, Black Star Rider, Blue Murder, Lynch Mob…bastano?). Nonostante queste tantissime collaborazioni a Mendoza non è mancato il tempo di registrare il suo quarto lavoro solista “New Direction“, con la collaborazione di Soren Andersen alle chitarre e tastiere, Morten Hellborn(Stargazer)alla batteria e Tommy Gentry(GUN) alla seconda chitarra.

Il nuovo lavoro arriva quattro anni dopo Viva La Rock (2018) e personalmente lo considero un passo avanti sia come scrittura che come tipologie di brani. Infatti troviamo canzoni che vanno dal rock a stelle e strisce di All That I’m Living For, al rock più diretto di Take To The Limit (chi ha detto Ac/Dc?). Un sentore di Southern nella bella Can’t Explain It, non può poi mancare l’hard rock più diretto con le scatenate Scream And Shout e Free Ride mentre arriviamo alla ballad di turno con gli echi di Whitesnake e David Coverdale nella bellissima Walk Next To You. Il momento più AOR lo troviamo con Shoot For The Stars, ma è la chiusura di New Direction che esprime tutto il potenziale dell’album, per chiudere un lavoro di alto livello: infatti la title track è un brano dove bisogna chiudere gli occhi e partire per un viaggio lunghissimo dove ogni nota e ogni accordo è al suo posto, un brano immenso.
Senza tanti giri di parole, ascoltatelo!

IN CONCLUSIONE :
Un lavoro diretto, sincero, ispirato con diversi momenti che passano dall’AOR all’Hard Rock che soddisferanno i tanti appassionati di musica genuina e vera.

Glenn Hughes – Resonate – Recensione

Glenn Hughes…un nome che non ha certo bisogno di presentazioni, per chi frequenta le pagine di questa o di altre riviste e portali dedicati alla musica più bella del mondo.
“The Voice Of Rock” può infatti vantare nel suo pesante curriculum una continuità qualitativa che ha pochi eguali, considerata la corposa produzione discografica in oltre 40 anni di carriera.
Dai tre leggendari album nelle formazioni Mark III e Mark IV dei Deep Purple, passando attraverso una rigenerata carriera solista a metà anni ’90, per arrivare in tempi più recenti all’impressionante trittico con il supergruppo Black Country Communion.

Le due ultime apparizioni del cantante/bassista di Cannock , avevano però lasciato l’amaro in bocca a più di qualche fan.
Troppo frenetico ed arrabbiato (dopo lo scioglimento forzato dei BCC) nei chiassosi California Breed, troppo lineare nel compitino svolto su commessa per il progetto Voodoo Hill.
Ecco allora che il saggio Glenn (a distanza di ben 8 anni) decide opportunamente di concentrarsi su un disco solista, ritornando tra noi con un’ispirazione, una lucidità e una personalità conosciuta solo ai grandissimi.

Non sbaglia niente Glenn, a partire dalla scelta come co-produttore di Soren Andersen (già apprezzato per il suo splendido lavoro nel nuovo Tygers Of Pan Tang).
Quello che colpisce da subito di questo Resonate è infatti il mix potente, cristallino e perfettamente bilanciato studiato dal chitarrista/produttore danese.

L’opener Heavy è pulsante, potente e si muove con decisione sulla spinta dell’Hammond suonato dal misconosciuto Lachy Doley.
La ricerca di qualche effetto più moderno giova inoltre parecchio alla riuscita del brano.
Come capirete più avanti, Hughes pesca bene anche qui. Doley sarà sicuramente un nome nuovo anche per gli ascoltatori più attenti,
in realtà l’organista australiano è una sorta di nuovo Messia per i devoti al culto dell’organo Hammond.

My Town è un’altro pezzo tirato, giocato su vorticosi giri basso e le chitarre down-tuned di Soren Andersen ma l’inimitabile timbro di Glenn smorza la tensione in un refrain che rimane già in testa al primo ascolto.
Con Flow, il passo si fa pesante e rallentato. Ipnotico nel suo incedere fino ad esplodere nel primo solo monster di Andersen.

Let It Shine porta uno sprazzo di luce, lungo il tunnel magnificamente oscuro in cui il disco sembra infilarsi. Un classico in stile Hughes.
Steady ci riporta ad un’andatura più sostenuta, per rallentare solo nel refrain sognante ancora tipicamente Glenn Hughes.
È qui che sale il cattedra Lachy Doley. Dalla magnetica intro allo sferzante lead di Hammond che si incastra a meraviglia tra un’altro solo di basso ed uno di chitarra.
Insomma…oltre alle indiscutibili capacità tecniche dei musicisti, sarà anche la variegata struttura dei brani a tenervi appiccicati agli speakers.

Resonate è un disco enorme nel suono, che cresce brano dopo brano quasi da far paura.
Come nella plumbea God Of Money, dove il basso di Glenn sembra arrivare direttamente dall’Inferno, puntellato da un riff capace di tagliare il quarzo.
Il ritornello è tra i più riusciti del disco ma il pezzo tocca il suo apice negli assoli di un’indemoniato Lachy Doley , dove anche la chitarra di Soren Andersen sembra immersa nel fuoco.

La seconda parte del disco registra un leggero calo, con pezzi meno ispirati come How Long e Stumble and Go ma resta in grado di riservarci ancora qualche bella sorpresa.
È il momento del miglior Hughes alla voce, accompagnato dal piano elettrico Clavinet di Doley. When I Fall è proprio la ballata Soul-Blues che aspettavamo. Avrei preferito un chorus più audace ma l’interpretazione dell’ex Purple, in frangenti come questo, non lascia spazio a pignolerie.

Si pesca invece dal pedigree Funky-Rock nella scoppiettante Landmines, con un trascinante solo in talk-box di Andersen a fare la differenza.
La chiusura del disco è riservata ad un’altra piece di rilievo : Long Time Gone.
Suggestiva nell’intro di chitarra acustica e voce, per cambiare poi pelle e tempo fino ad un bridge stile Motown.

CONCLUSIONE

Con Resonate, la leggenda Glenn Hughes sceglie di non crogiolarsi in un facile ripescaggio di quei contenuti che lo hanno reso grande in passato.
Opta per una produzione “moderna” con suoni all’avanguardia, puntando su un chitarrista e produttore come Soren Andersen (a mio avviso il Top-Producer del momento), senza rinunciare agli stilemi dell’Hard Rock più classico, grazie all’innesto di un vero e proprio stregone dell’organo Hammond come Lachy Doley.
Il risultato è un lavoro vario, originale anche nella struttura delle canzoni.
Un disco che “risuonerà” a lungo nei vostri lettori e che difficilmente resterà fuori dal podio per i tre migliori dischi del 2016.

Soren Andersen – report del clinic ai Magazzini Musicali Merula – 26/06/12

soren_andersenClinic, ovvero un artista con tanta tecnica e passione (solitamente) che dimostra a un pubblico di appassionati le tecniche e gli strumenti che utilizza (spesso chitarre o batterie) e aggiungerei che se ci va bene magari ci scappa anche un piccolo concertino.
Ecco spiegato in breve (ma molto in breve) cos’è una clinic… ma perchè vi stiamo dicendo questo?
Semplice, perchè il report che segue riguarda proprio una Clinic che si è tenuta martedì 26 giugno ai Magazzini Musicali Merula (Roreto di Cherasco – CN) e che vedeva coinvolto un nome di tutto rispetto e cioè quello del chitarrista e produttore danese Soren Andersen.

Abbiamo da poco recensito l’album solista di Soren (Constant Replay, qui la recensione) che ci ha fatto scoprire un artista solista dall’indubbio talento e finalmente abbiamo la possibilità anche di valutare dal vivo come si comporta il nostro danese.
Soren Andersen, conosciuto come chitarrista influenzato principalmente da un rock di origine settantiano ma con particolare attenzione anche ad generi musicali, che vanta collaborazioni con musicisti come Glenn Hughes (Deep Purple), Mike Tramp (White Lion), Joe Bonamassa, Jason Bonham, Marco Mendoza (Whitesnake, Thin Lizzy), Tommy Aldridge, Dave Mustaine (Megadeth) Billy Sheehan (MR Big) e tanti altri, oltre che essere coproprietario dei Medley Studios di Copenhagen, si trova in Italia per due Clinic per conto della Yamaha, di cui Soren è endorser, per pubblicizzare la nuova versione della chitarra Pacifica, il modello 611H.

Arriviamo presto ai Magazzini Musicali Merula perchè, anche se principalmente siamo li per l’esibizione che si terrà dopo la clinic, è sempre un piacere fare un giro nell’immenso mondo musicale di Merula (la gioia di ogni musicista o appassionto di muisca!) e così almeno abbiamo già la possibilità di goderci una lezione di “come si suona la chitarra” da parte di Soren… e non me ne voglia la Yamaha che comunque ha realizzato una gran chitarra, ma basta vedere all’opera per 30 secondi Soren per capire che uno come lui riuscirebbe a far sembrare un capolavoro di chitarra anche un Banjo scassato.

Arriviamo così al momento che che più ci interessa, sono circa le 19.30 e prendiamo posto nell’auditorium di Merula e qui apro una piccola parentesi, il capannone adibito ad Auditorim si rivela da subito un ottimo palco, ampio e con un impianto di tutto rispetto ed in grado di contenere nettamente molte più persone di quelle presenti… e diciamocelo, vista l’occasione di avere per le mani un vero talento la speranza di vedere qualche volto in più ce l’avevamo…
… ma passiamo oltre, sul palco insieme a Soren trovano posto un gruppo di validi musicisti (Alex Polifrone alla batteria, Paolo Polifrone al basso e Andrea Pollione alle tastiere) che con alle spalle appena un paio di ore di prove insieme a Soren riusciranno comunque a supportarlo in maniera strepitosa.

L’attacco di Soren sulle note della sua Song About You è grandioso e quello che si muove sul palco è carisma allo stato puro unito ad una tecnica da panico. Andersen si dimostra un artista di talento eccezionale e regala un’ora di grande musica Rock a tutto tondo. La scaletta prende a piene mani dai pezzi del suo lavoro solista Constant Replay a cui l’artista danese aggiunge alcune cover degne di nota (Thin Lizzy e Band of Gipsys su tutte).
Alla fine non ci resta che constatare l’eccezionalità dell’evento a cui abbiamo preso parte con un artista di una caratura veramente sopra la media e in grado di esaltare il pubblico presente in sala… pubblico che sono sicuro si ricorderà per un bel pò del carisma e bravura sprigionati dall’ottimo Soren!

Dimenticavo, tutto questo è stato assolutamente gratuito… peccato veramente per chi se l’è perso… 😉

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Soren Andersen – Constant Replay – recensione

Ci sono artisti e ci sono Artisti (con la A maiuscola). Potrei dirvi che Soren Andresen è un chitarrista, autore, produttore di origini danesi, che nella sua lunga carriera ha lavorato con artisti come Mike Tramp, Glenn Hughes, Oliver Weers, Joe Bonamassa, Jason Bonham, Dave Mustaine e Billy Sheehan o ancora che ha passato gli ultimi vent’anni dividendosi tra studio e date live in giro per il mondo o infine che è diventato coproprietario dei Medley Studios di Copenhagen.
In realtà però non vi dirò niente di tutto questo perchè a voi basterà sapere che quello che ci troviamo tra le mani, Constant Replay, è il suo primo album solista in cui lui suona praticamente qualsiasi cosa e che Soren Andersen è sicuramente un Artista con la A maiuscola…

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Soren Andersen – due clinic gratuite in Italia

soren_andersenSoren Andersen, chitarrista, autore, produttore che nella sua lunga carriera ha collaborato con personaggi del calibro di Glenn Hughes, Joe Bonamassa, Jason Bonham, Dave Mustaine e Billy Sheehan sarà in Italia domani 26 giugno e dopodomani 27 giugno per due clinic.

Soren è inoltre uscito alla fine dello scorso anno con un album solista (di cui a breve trovetere la recensione su MelodicRock.it 😉 ) intitolato Constant Replay.

26 giugno 2012

Magazzino Musicale Merula di Cherasco (CN)
inizio 16.30 ingresso gratuito
link al sito dei Magazzini Musicali Merula per tutti i dettagli

27 giugno 2012

ROCK ‘N’ SUMMER al BOBINO CLUB di Milano (Piazza A. Cantore – Imbarcadero Darsena)
inizio 19.30 ingresso gratuito su prenotazione
link al sito Prina Suoni e Musica organizzatori dell’evento per tutti i dettagli