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Speciali

MelodicRock.it – Best Of 2018

03 Marzo 2019 50 Commenti Denis Abello

Come ogni anno giunge il momento di tirare le conclusioni su ciò che è stato. Ci siamo presi del tempo perchè il 2018 è stato un anno per noi difficile da valutare… leggetevi di seguito che cosa è piaciuto (o non è piaciuto) alla redazione di MelodicRock.it!

Lasciate le vostre classifiche nei commenti a fondo pagina!

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LA COSTELLAZIONE SEPOLTA: EUROPE, WHITE SISTER, OUTSIDE EDGE, PREVIEW E MARK FREE

23 Dicembre 2018 18 Commenti Leonardo "Lovechaser" Mezzetti

L’idea di questo articolo è nata una sera, mentre spulciavo nel mio archivio personale, nato da un’incessante opera di ricerca nei meandri nascosti dell’aor durata anni, e che continua tuttora senza sosta. Era mia intenzione scrivere un’altra recensione su uno di quegli album che qui su melodicrock definiamo gemma sepolta. Ma scorrendoli uno dopo l’altro, mi sono accorto che erano davvero troppi, smarriti nel buio delle notti eighties. Pezzi splendidi, custodi eterni di un’epoca, che per perversi giochi del destino non hanno mai visto la luce. E allora mi sono detto che sarebbe stato giusto realizzare un articolo che li racchiudesse tutti. Un articolo che una volta per tutte rendesse giustizia a questa costellazione sepolta di tesori.

E’ stato difficile fare una selezione, perchè all’interno del genere aor sono molti i gruppi che possiedono pezzi mai pubblicati. Potrei citare Bon Jovi, Def Leppard, House Of Lords, Harem Scarem, Roxus e molti altri.

La mia idea era però individuare i pezzi veramente notevoli, quei pezzi, cioè, che se pubblicati avrebbero potuto dar vita a lavori aor di livello eccelso e avvicinabili ai classici del nostro genere.

Siete pronti allora per tornare indietro nel tempo con me? Ascoltate.. Quei chorus echeggiano ancora in qualche sala di registrazione vecchia e impolverata di Los Angeles, come anime urlanti attaccate alle pareti, non si rassegnano al passare del tempo e coltivano ancora la speranza di vedere finalmente la luce.

Devo partire per forza dagli Europe. Chi mi legge su melodicrock saprà bene quanto disprezzi gli Europe di oggi, che hanno abbandonato l’aor per diventare una band di marionette imbolsite senza identità. Ma sia chiaro che, invece, gli Europe dell’anno del Signore 1986 hanno a mio avviso rappresentato l’apice assoluto che l’aor abbia mai raggiunto, oltre che essere stata la band capace di avermi fatto innamorare del genere. D’altronde non sono, forse, Lovechaser?

Ebbene, tra il 1989 e il 1990, gli Europe incisero dei brani che avrebbero dovuto far parte del loro album Prisoners In Paradise. Tra questi è compresa Little Sinner. Questo pezzo, se prodotto in modo serio, avrebbe potuto essere una hit pazzesca. Tempest canta come un Dio e la melodia gioiosa e calda è esattamente quello che amavo degli Europe e quello che hanno smarrito oggi. Inutile dire che basta Little Sinner per incenerire l’intera discografia degli Europe dalla reunion in poi.

Passiamo agli White Sister, monumentale band che con l’omonimo album del 1984 realizzò uno dei migliori lavori aor della storia. Ebbene, sul finire degli anni ottanta anche gli White Sister scrissero pezzi che mai finirono pubblicati. Una scandalosa ingiustizia, perchè i brani sono fantastici. Potete ascoltare First Time Forever e One Way Love. Le loro famigerate tastiere esplodono dirompenti, e i chorus vi catapultano negli eighties di violenza!

Continuiamo con gli Outside Edge, band inglese formata dai fratelli Farmer. Qualcuno di voi avrà forse letto le mie recensioni su Running Hot e More Edge, i loro due lavori del 1986 e del 1987. Purtroppo gli Outside Edge non riuscirono a pubblicare l’album successivo, dal titolo Call Me, datato 1990. Il lavoro, pur non arrivando ai fasti di Running Hot, racchiude ottimi brani, come Kiss Of Judas, Ghost In Your Heart, Losing Control, Teardrop, House Of Love e Hot Touch. Il loro space aor suona vivido più che mai, e le loro tipiche melodie eighties provocano brividi a non finire.

Proseguiamo ancora una volta con un solo pezzo dei Preview, la band di Jon Fiore, che nel 1983 realizzò un buon album aor. Beh, qualche anno dopo i Preview incisero alcune canzoni che avrebbero dovuto essere il loro secondo lavoro. Tra questi si trova quello che, a mio avviso, maggiormente spicca, all’interno del mio articolo. E’ un vero e proprio delitto capitale poterlo sentire solo con il suono cupo e strozzato della demo, perchè Find My Way Back To You aveva tutto per diventare uno dei brani aor più belli mai realizzati. Il chorus è spettacolo puro, ti si stampa in testa e lo vorresti cantare all’infinito!

Finisco questo viaggio nel passato con Mark Free. Mark Free è senza ombra di dubbio uno dei miei tre cantanti preferiti. La voce cristallina e ipermelodica si associa alla perfezione al genere aor. Mark Free è la voce aor per eccellenza. Ma per uno strano scherzo del destino proprio Mark Free non ha mai raccolto il successo che avrebbe meritato, partecipando a progetti fenomenali, come Signal e Unruly Child, poi tramontati troppo presto. L’album che i Signal realizzarono nel 1989, Loud And Clear, è un fulgido esempio di aor stellare, capitanato dall’opener Arms Of A Stranger, uno dei pezzi più belli della storia del genere. Ebbene, Mark Free, a dispetto della sfortuna che attanagliò la sua carriera, fu un artista estremamente prolifico. Esistono decine e decine di suoi demos mai pubblicati. Tra l’altro, mi chiedo perchè certe etichette discografiche specializzate in aor continuino a pubblicare lavori obiettivamente inutili di band che non hanno nulla da dire, quando potrebbero pubblicare una compilation ufficiale dei pezzi unreleased di Mark Free. Questo è veramente un mistero.. Tra tutti menziono Nobody Gets Out Alive (pezzo scritto con i Signal che avrebbe dovuto far parte di un loro secondo lavoro.. e anche qui lacrime..), Innocent (pezzo cristallino per eccellenza, dove la voce di Mark esplode e divora tutto il mondo circostante), You Do It For Love e If It Was Love (ballata perfetta, che vari gruppi di oggi pagherebbero oro per poterla pubblicare).

Ebbene, cosa accomuna questa costellazione sepolta di tesori? In verità, solo questo: il fatto di essere stati creati troppo tardi, fuori tempo massimo, in un periodo storico in cui l’aor non riempiva più gli stadi e le industrie discografiche stavano già strizzando l’occhio alla tristissima desolazione del grunge.

Ebbene, amici, non vi sembra che sia giunta l’ora di fare un po’ di giustizia?

Frontiers Rock Festival V… il Fotodiario…

07 Maggio 2018 12 Commenti Denis Abello

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In attesa del report ufficiale che a breve potrete trovare su queste pagine vi presentiamo un piccolo fotodiario di questa quinta edizione del Frontiers Rock Festival.

E’ possibile vedere il Fotodiario presente su facebook a questo link!

Michael Kratz – Never Take Us Alive – recensione esclusiva del nuovo singolo in uscita il 9 febbraio!

21 Gennaio 2018 1 Commento Denis Abello

Michael Kratz - Never Take us Alive - 9 febbraio 2018

Groove, quando l’empatia scorre come un placido fiume tra Artista, Musica e chi l’ascolta… parole senza senso? Così potrebbe sembrare ad un primo approccio, ma sono in realtà parole che trovano la loro chiave di lettura ascoltando un brano come Never Take Us Alive, nuovo singolo ufficiale estratto dall’album di esordio Live Your Life di Michael Kratz, artista Danese in uscita il 3 di marzo con il suo primo lavoro solista per la nostrana Art of Melody Music / Burning Minds Music Group.
Una voce fuori dagli schemi e prepotentemente ipnotica, riff di chitarra puri, diretti e vellutati a cura di Dominic “Dom” Brown (Duran Duran) che giocano sensuali con un giro di basso dal fascino letale.
Il westcoast più magico e radiofonico si riprende il posto d’onore al tavolo della grande musica grazie ad un improbabile asse Danese (Michael Kratz) Italiano (Art of Melody Music / Burning Minds Music Group).” (Denis Abello)

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MelodicRock.it – Best Of 2017

20 Gennaio 2018 28 Commenti Denis Abello

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“Best of” del 2017… scoprite con la redazione di MelodicRock.it il meglio ed il peggio del 2017!

Lasciate le vostre classifiche nei commenti a fondo pagina!

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Marco ‘Rokko’ Ardemagni si unisce alla redazione di MelodicRock.it

09 Maggio 2017 10 Commenti Denis Abello

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E’ con un certo orgoglio che MelodicRock.it può annunciare che Marco “Rokko” Ardemagni, conosciuto nel settore per essere stato l’ispiratore ed uno dei fondatori di Rock Hard Italy, si unisce ufficialmente da questo mese alla sua redazione in qualità di recensore e consulente…

Queste le parole di Marco:

…quando l’anno scorso, al Frontiers Rock Festival, Denis mi ha chiesto di tornare a scrivere e a fare qualcosa per la nobile causa Melodica non ho esitato a dirgli OK..ed il vero motivo è stata la sua positività come persona e l’entusiasmo genuino che caratterizza melodicrock.it..website che dedica moltissima attenzione alle bands italiane, e questo mi fa un ENORME piacere! abbiamo dato i natali a tantissimi vocalist Hard & Heavy, ed è ora che ci appropriamo della scena entrando dalla porta principale 🙂 ”

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VIANA – anteprima dal disco di esordio… – ESCLUSIVA

01 Marzo 2017 0 Commenti Denis Abello

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Per me basterebbe dire che in questo primo progetto a nome VIANA c’è come ospite alla voce Alessandro Del Vecchio per scatenare un certo interesse! Non è infatti una novità che reputo quella di Ale Del Vecchio una delle più belle voci che abbiamo al momento in Italia, e non è una novità che il “nostro” in questi anni si sia “concesso vocalmente” ben poche volte… e se risentirlo sulle note quindi di Bad Signs (primo singolo estratto dall’album di Viana) è stato sicuramente un gustoso antipasto va da se che l’acquolina in bocca è rimasta alta…

… fortunatamente ci ha pensato Stefano Gottardi (uno dei mastermind dietro alla Street Symphonies, etichetta di VIANA) a correre in mio soccorso dandomi la possibilità di ascoltare in anteprima altri due pezzi tratti dal debutto dell’album di Stefano Viana che uscirà il 24 marzo!

Se quindi Bad Signs (che potete ascoltare sotto) ci ha fatto conoscere il lato hard rock della chitarra (e del songwriting) di Stefano Viana con Follow The Dawn facciamo un viaggio a senso unico in quello che da sempre è terreno fertile per l’hard rock melodico. Quello cioè dei lenti voce, piano e chitarra. Dico viaggio a senso unico perchè una volta che parte il pezzo in cui la suadente chitarra di Viana si sposa con la voce, mai come in questo caso ammaliante, di Del Vecchio non ce n’è più per nessuno. Ritornello sognante, un solo di chitarra che rimanda ai capisaldi del genere e la perfetta prima ballata del disco è servita! Le note del piano in chiusura, come si dice… sono la morte sua

Abbiamo quindi avuto per le mani un primo brano hard rock (Bad Signs) ed una seconda splendida ballata (Follow The Dawn)! Ci manca quindi una mid tempo che strizzi l’occhio al lato più “melodic rock”… e quindi Living A Lie casca giusto a fagiolo. Brano che si apre su uno stile quasi alla Night Ranger e che regala il suo continuo in mano ad una sezione ritmica carica e bilanciata su cui si innesta in maniera magnifica la voce di Del vecchio mentre si insinuano qua e la i tocchi di chitarra di Viana!

Tre pezzi che giocano sugli stili “classici” del genere e che mettono in luce tutte le qualità di un album che se manterrà queste promesse sicuramente non passerà inosservato!



MelodicRock.it – Best Of 2016

16 Gennaio 2017 42 Commenti Denis Abello

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Immancabile come ormai da tradizione arriva il “Best of” del 2016… annata difficile ma che comunque ha regalato album interessanti!

Scoprite le classifiche della redazione di MelodicRock.it e se volete lasciate le vostre nei commenti a fondo pagina:

Denis Abello (direttore / capo redattore)
Iacopo Mezzano (vicedirettore / editore / recensioni)
Max Carli (editore – area news)
Lorenzo Pietra (recensioni)
Alessandro Lifonti (interviste)
Nico D’Andrea (recensioni)
Matteo Trevisini (recensioni / live report)
Matteo Alidori (recensioni / classici)
Giulio Burato (recensioni)
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ONE DESIRE – recensione in anteprima di tre pezzi dal loro prossimo album! – ESCLUSIVA

11 Gennaio 2017 4 Commenti Denis Abello

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Il “classico” è ciò che ci fa sentire protetti ed al sicuro, ma è solo quando abbiamo il coraggio di staccarci dall’abitudine per ritrovarci immersi in qualcosa di nuovo, che possiamo allora veramente sentire l’Adrenalina ed il Brivido della scoperta scorrere forte e deciso tra le nostre sinapsi per riattivare nuovamente ogni nostro singolo neurone!
Brivido ed Adrenalina che mi capita di sentire ogni volta che la scoperta di una nuova band riesce letteralmente a spiazzare i miei padiglioni auricolari, e sappiamo come nell’AOR e nel Melodic Rock questo “brivido” sia sempre più difficile da trovare.
Quando poi i casi della vita ti mettono di fronte a questa “scoperta” in modo del tutto inaspettato allora la cosa si fa ancora più interessante…
… proprio come quanto mi è capitato durante il primo Frontiers Metal Festival dove difficilmente avrei potuto pensare di trovarmi faccia a faccia con tre pezzi di puro Melodic Rock in grado di scatenare emozioni che solo da bambino di fronte ad un insperato e quanto mai gradito regalo di Natale forse ho provato!
Capita così di venire avvicinato da Mario De Riso, ovvero l’Head of Label Management / Legal Affairs della Frontiers Music, che aveva in serbo per me una di quelle proposte che prima o poi tutti i Fans più sfegatati sognano di ricevere,

“…ma vuoi sentire in anteprima tre pezzi di una nuova band che penso ti possano piacere?”

Fatemi capire, in un festival Metal mi capita l’occasione di mettere le orecchie su del puro e ruffianaccio Melodic Rock? La risposta è più che ovvia…

“Certo che li voglio sentire!!!”

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I Triumph: gli ELP dell’hard rock melodico – Speciale

17 Dicembre 2016 3 Commenti Davide Arecco

Come ha rammentato l’amico Gianni Della Cioppa, la scena musicale canadese, in particolare quella legata all’hard rock melodico, è stata tra la seconda metà degli anni Settanta e i primi Ottanta una delle più floride e rigogliose del pianeta, specialmente nel rapporto qualità-quantità. Pensiamo ai grandi maestri Rush, all’hard rock (April Wine, Bachman Turner Overdrive, Pat Travers, Moxy, i Mahogany Rush di Frank Marino), al pomp rock (Saga, Max Webster, Zon, Alpha Centauri, Avalon, Fist, Chilliwack, Nightwinds, Aldo Nova), al progressive (i malnoti ma validissimi Excubus, Robert Connolly, True Myth, Leggat e, soprattutto, FM), all’heavy prog (i mitici Symphonic Slam di Timo Laine), al metal (i pionieri Anvil), persino al thrash (Exciter, Sword, Voivod, Annihilator, Sacrifice, Infernal Majesty e False Witness). Impossibile poi dimenticare i filoni dell’hard melodico (gli Hush di Robert Berry, i Coney Hatch e i Reckless) e dell’AOR (Prism, Harlequin, Toronto, Brian Adams, Honeymoon Suite, White Wolf tra i molti altri).

triumph_rockrollmachine-blacklabel-455801Grandissimi dell’hard rock melodico sono stati anche gli storici e sofisticati Triumph. Oggi di loro – tecnicamente straordinari, estrosi e fantasiosi nell’approccio – raramente si parla quanto forse si dovrebbe, specie in Italia. Eppure, il gruppo è stato veramente di una levatura assoluta e di una classe superiore. Ripercorriamone insieme la storia.

I Triumph nascono a Toronto nel 1974 ed esordiscono con l’omonimo LP tre anni più tardi per la Attic: pezzi ancora abbastanza brevi, energici e scattanti, con però i quasi nove minuti di Blinding Light Show / Moonchild, ad anticipare il suono che verrà. Lo stile del trio – costituito dal virtuoso Rik Emmett (chitarra e voce), da Mike Levine (basso e tastiere) e da Gil Moore (batteria) – inizia a farsi più definito e elettrizzante in occasione del secondo disco, Rock and Roll Machine, pubblicato all’inizio del 1978: le due parti di New York City Streets, la mini-suite in tre movimenti The City e la lunga title-track conclusiva fanno centro, mostrando un gusto per la scrittura varia e articolata, quasi prog in taluni passaggi. justCon il terzo album, Just a Game (1979, il primo per la RCA), i Triumph si rivelano interessati a strutture più legate all’hard blues di marca anglo-americana. Si nota tuttavia la propensione a sognanti escursioni acustiche (memori di certi Led Zeppelin), che diverranno, di lì a breve, un marchio di fabbrica di Emmett, pure dal vivo. Grande è il successo fatto fatto registrare in patria dal disco, il primo a vendere in maniera consistente (diventerà disco di platino). Progressions of Power (1980) affina in modo ulteriore la proposta dei tre, innestando su un tessuto classicamente hard parti neo-classiche e assoli coinvolgenti quanto superbi.

progressions_of_power_triumph_album_-_cover_artIl capolavoro è oramai dietro l’angolo e giunge nel 1981 con il fantastico Allied Forces, disco che porta a compimento quanto fatto nell’album precedente, raggiungendo veri e propri vertici in termini di statura artistica. I Triumph sono oramai cresciuti e maturati, stelle di prima grandezza nel firmamento dell’hard rock canadese, e in generale nord-americano. Inoltre, con il sapiente aiuto dei sintetizzatori, evidenziano altresì pregevoli influenze sinfoniche. A rimanere costante in tutti i pezzi è l’elevato livello esecutivo di materiali melodici d’alta scuola: il primato spetta – come rimarcato da Johannes Van den Heuvel – senz’altro a Emmett, la cui strabiliante voce (acuta e cristallina), unita a una tecnica chitarristica che nulla ha da invidiare a Eddie Van Halen, resta nella memoria. Su ottimi livelli, appena meno appariscente, è la sezione ritmica. Allied Forces è stupefacente: un LP storico, delizioso ed elegante, molto alla Rush in determinati frangenti sonori, più spericolato in altri. I brani – su tutti la medievaleggiante e folk Magic Power, commovente per cori e vocalizzi – incrociano il rock elettro-acustico e fatato di Just a Game e la dolce ed onirica potenza elargita in Progressions of Power. In ogni traccia di Allied Forces si coglie l’ombra della perfezione raggiunta: composizioni frastagliate, fiere e formidabili, splendide e stratificate, a più livelli, con complicate sequenze che si intrecciano con armoniosa efficacia. In una parola: magistrali.triumph_allied_forces

Dopo avere realizzato il loro masterpiece, i Triumph si concedono un anno di riposo, anche e soprattutto per preparare adeguatamente il suo successore. Nel 1983 esce Never Surrender, che non fa alcun passo indietro, complesso e molto sperimentale, timbricamente moderno e incredibilmente compatto nell’insieme. Il trio scrive pagine tra le sue più belle e creative: stupende When the Lights Go Down (pomposamente introdotta dai synth) e l’incantevole A World of Fantasy, che apre le porte del successo europeo alla band. Sulla stessa falsariga, si mantiene Thunder Seven (1984, prodotto da Eddie Kramer e primo album per la nuova etichetta MCA), anch’esso privo di cedimenti. Il doppio live Stages (1986) chiude poi alla grande la prima parte di carriera, un decennio durante il quale il gruppo si è letteralmente imposto alla scena mondiale, come una delle autentiche colonne dell’hard melodico d’oltreoceano. Del resto, il medagliere dei Triumph è ormai folto.

1230059Quando esce The Sport of Kings (1986) taluni vogliono intravedere un certo ammorbidimento e una vena giudicata troppo commerciale. In realtà, il disco segue semplicemente il passo dei tempi, incorporando istanze AOR ed elementi elettronici molto in voga a metà degli Eighties (anche Larry Gowan, per restare in Canada, innestò nel proprio sound in quei medesimi anni echi del techno-pop e della new wave inglese). Inoltre non va certo dimenticato che i Triumph, pure nei lavori degli anni precedenti, avevano sempre mostrato un crescente interesse per ambientazioni prima spaziali e poi decisamente futuristiche, oltre che epiche e solenni. Da questo punto di vista, The Sport of Kings è, solo e semplicemente, una sorta di sbocco naturale e quasi obbligato per certi aspetti. Anche il pomp rock, a metà degli anni Ottanta, riscrive la propria ambizione in una chiave più radiofonica. Ad ogni modo, con il successivo Surveillance (1987), i Triumph ritornano a mettere tutti d’accordo, critica e fans: il disco è un perfetto ed equilibrato mix di hard settantiano e aggiornamento melodico. Con la band collabora intanto, alle tastiere e alla seconda chitarra, Rick Santers, già fondatore e leader (tra 1981 e 1984) dell’omonimo ed eccellente gruppo canadese.

triumph_-_surveillanceTutto cambia nel 1988: Rik Emmett decide improvvisamente di lasciare i compagni (due anni dopo debutterà da solista con Absolutely, primo di tutta una serie di lavori). Si apre quindi una fase di crisi per un gruppo che ha venduto milioni di copie e rimpito gli stadi, tamponata dall’uscita della raccolta antologica Classics (1989). Il sostituto di Emmett viene individuato da Moore e Levine in un primo momento in Sil Sione (dei Simon Chase) e in un secondo in Phil X: nonostante l’impegno del nuovo arrivato (alle prese con un compito oltremodo difficile), i tempi sono cambiati e quando esce finalmente Edge of Excess per la Victory, nel 1992, si perde tra i flutti del dilagante alternative.

Nel 2007, per l’inserimento nella Canadian Music Industry Hall of Fame, i Triumph originali si riuniscono. Ed i loro concerti, ancora una volta, trovano un pubblico entusiasta. Tutti i classici dei Triumph si possono ascoltare, infine, nel Live at Sweden Rock Festival, pubblicato da Frontiers nel 2012: con Emmett a fianco di Moore e Levine, il grande passato splende ancora di luce viva.
In conclusione, si può affermare che se è esistita una scuola, in Canada e non solo, di melodic hard rock, il merito principale è stato forse proprio dei Triumph: una band magnifica e significativa, che non ha mai snaturato le proprie sonorità ed è rimasta fedele a un’identità precisa. Veri alchimisti dell’hard melodico, attentissimi alle tecniche di incisione ed al lavoro in studio (un aspetto sul quale riflettere, per comprenderli appieno), i Triumph hanno fatto la Storia, nell’epoca aurea della nostra musica. Dotati di una vena fertile, competenti in quanto a preparazione, non hanno mai sbagliato un colpo e sono famosi anche per le molte iniziative umanitarie supportate grazie ai loro guadagni.

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