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Recensione

98/100

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Joe Bonamassa – Redemption – Recensione

12 Novembre 2018 3 Commenti Nico D'andrea

genere: Rock Blues
anno: 2018
etichetta: Provogue- Mascot Label Group

Tracklist:

1. Evil Mama
2. King Bee Shakedown
3. Molly O'
4. Deep In The Blues Again
5. Self-Inflicted Wounds
6. Pick Up The Pieces
7. The Ghost Of Macon Jones
8. Just 'Cos You Can Don't Mean You Should
9. Redemption
10. I've Got Some Mind Over What Matters
11. Stronger Now In Broken Places
12. Love Is A Gamble

Formazione:

Joe Bonamassa - Chitarre e Voce
Anton Fig - Batteria, percussioni, cori
Michael Rhodes - Basso, Basso Fretless ,Cori
Reese Wynans - Tastiere,Organo Hammond,Piano
Juanita Tippins - Cori
Mahalia Barnes - Cori
Jade MacRae - Cori
Paulie Cerra - Sax,Cori
Lee Thornburg - Arrangiamento Fiati,Trombone,Tromba


Ospiti:

Kenny Greenberg - Chitarra ritmica
Doug Lancio - Chitarra Ritmica - Chitarra 12 Strings
Rob McNelly - Chitarra Ritmica
Jamey Johnson - Voce in Ghost Of Macon Jones
Gary Pinto - Cori

 

E’ ormai un dato di fatto che in questo sontuoso 2018 i fans di Joe Bonamassa non si siano fatti mancare proprio nulla.

Dopo aver ripristinato  con la più pregiata delle cere la fortunata collaborazione con la cantautrice americana Beth Hart in Black Coffee ed a pochi mesi dalla pubblicazione del tributo al Blues britannico British Blues Invasion Live, il chitarrista newyorkese esce (un po’ a sorpresa) con un nuovo album solista.

Redemption è il suo terzo disco consecutivo di soli inediti, annunciato per bocca del proprio produttore e mentore Kevin Shirley come miglior album in studio mai concepito dall’inizio della loro proficua collaborazione.
La solita frase di circostanza per i detrattori del troppo prolifico Bonamassa ma gìà dopo pochi ascolti credo si possa affermare come tale dichiarazione non sia così distante dalla realtà.

Dopo gli acuti “Zeppeliniani” e le tinte decisamente più Hard Rock del precedente Blues Of Desperation, Joe ritorna sulla strada di un Blues più tradizionale ma farcito come sempre da sonorità ed arrangiamenti che rendono l’ascolto variegato e coinvolgente.
La solita enorme produzione di “The Caveman” Shirley plasma poi il disco con una robustezza capace di rimpicciolire qualsiasi altro cosa finisca successivamente nella vaschetta del nostro bel lettore cd.

Ci sono ancora echi di Page & Plant nel passo epico di Molly’O ma il groove del Blues più antico tracima in Evil Mama e King Be Shakedown , grazie anche alla sezione ritmica extraterrestre formata da Michael Rhodes ed Anton Fig.
Sono comunque i fraseggi di Joe supportato dalle chitarre ritmiche di Doug Lancio e Kenny Greenberg (due del “solito” giro di Nashville) a fare la differenza…ed è così anche per gli assoli, ispirati e misurati come non si sentiva da album clamorosi come Dust Bowl e Driving Towards The Daylight.

Redemption ha ancora e sopratutto il pregio di mettere in evidenza la versatilità stilistica e compositiva (questa “rinforzata” ad onor del vero dalla presenza di alcuni prestigiosi songwriters) di questo fenomenale Blues Rocker americano.
Commovente in Self Inflicted Wounds, ballata notturna e malinconica ed uno dei pezzi più belli mai scritti da Joe.
Scanzonato cantastorie (in duetto con il cantante Country Jamey Johnson) nella sorprendente The Ghost Of Macon Jones.
Torna anche a fine disco una soffusa ballata con chitarra e voce , Stronger Now In Broken Places che richiama la vena più intimista conosciuta in Sloe Gin.

CONCLUSIONE

Redemption è un titolo “significativo” non solo per lo scontato spessore artistico degli attori che lo rappresentano ma in particolare per la profondità emotiva che riesce a toccare.
La “Redenzione” di Joe Bonamassa verso la sua più grande passione…il Blues…come sempre rivisitato attraverso una playlist eterogenea, capace di amalgamare con disinvoltura in uno splendido caleidoscopio i colori e le sfumature della più grande tradizione musicale americana.

© 2018, Nico D’andrea. All rights reserved.

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