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Beth Hart & Joe Bonamassa – Black Coffee – Recensione

23 Febbraio 2018 5 Commenti Nico D'andrea

genere: Rock Blues
anno: 2018
etichetta: Provogue- Mascot Label Group

Tracklist:

1 Give It Everything You Got
2 Damn Your Eyes
3 Black Coffee
4 Lullaby Of The Leaves
5 Why Don't You Do Right
6 Saved
7 Sitting On Top Of The World
8 Joy
9 Soul On Fire
10 Addicted
11 Come Rain Or Shine (Bonus Track Vinile)

Formazione:

Beth Hart (Voce)
Joe Bonamassa (Chitarra)
Anton Fig (Batteria)
Michael Rhodes (Basso)
Rob McNelley (Chitarra Ritmica)
Reese Wynans (Tastiere)
Lee Thornburg (Tromba/Trombone)
Paulie Cerra (Sassofono)
Ron Dziubla (Sassofono)
Mahalia Barnes (Cori)
Jade McRae (Cori)
Juanita Tippins (Cori)

Contatti:

www.hartandbonamassa.com

 

Giunge al terzo capitolo l’intrigante collaborazione tra la cantautrice americana Beth Hart ed il chitarrista Rock Blues per eccellenza del nuovo millennio Joe Bonamassa.
Al timone ed alla console il mastermind del progetto Kevin “The Caveman” Shirley.

Ed è proprio dal produttore con base a Malibù che voglio partire, poiché è a lui che vanno riconosciuti i crediti maggior per la riuscita di lavori di grande qualità come questo “bollente” Black Coffee.
Mr.Shirley plasma con perizia ogni suono ed ogni passaggio di questo ennesimo tributo ad artisti più o meno noti della scena Jazz-Blues di un tempo.

Per prima cosa “Il cavernicolo” recluta l’intero roster di All-stars che accompagna ormai da tempo sia in studio che dal vivo il titanico Joe Bonamassa ma, quasi per voler bilanciare le straripanti esecuzioni del chitarrista di Utica, gli affianca alla chitarra ritmica tale Rob Mc Nelley da Nashville Tennessee.
Rob chi ??? Beh…chitarrista dell’anno nel 2104 per l’Academy of Country Music di Los Angeles.

Il risultato è un lavoro che sminuire come semplice disco di cover sarebbe un tragico errore.
Il talento pazzesco di chi suona in questo disco fa da sontuoso tappeto per il passo felino della cantante Rock Blues per antonomasia.
Beth Hart ha il ruggito di una pantera (bianca probabilmente solo per errore) il cui timbro negroide caratterizza l’intero platter.

Prego ora i lettori più conservatori di trattenere gli sbadigli, perché quanto la puntina del giradischi cadrà sulla prima traccia Give It Everything You Got la chitarra Wah Wah di Bonamassa vi scaraventerà giù dal vostro comodo divano da noioso salottino Jazz.
È il groove dei fiati e delle immancabili coriste a pilotare il brano verso un bridge dove il basso di Michael Rhoads fa attorcigliare le budella.

Con Damn Your Eyes è subito tempo dello Slow Blues perfetto. Il solo di Joe apre la strada ad un’interpretazione di Beth da brividi e quando entra l’organo di Reese Wynans…beh vorrei ributtarmi su quel vostro divano con una a caso tra Jessica Alba e Penelope Cruz tra le braccia.

Il Blues lento e sudaticcio di Black Coffee (cover di Tina Turner) mi sveglia dal sogno. Beth torna a ruggire con sotto le chitarre pigre di Bonamassa e McNelley che sembrano rimbalzare da uno speaker all’altro. Ed i cori ? Altro pianeta !

Dopo una partenza da perfetto manuale Blues Rock, la band si prende una pausa.
In Lullaby Of The Leaves con un piano in sottofondo Beth sembra posseduta dallo spirito di Billie Holiday e quando le spazzole di Anton Fig (che batterista amici !) accarezzano i tamburi, si alza il fumo tra i tavoli di un qualsiasi locale Jazz degli anni 50.

Un altro paio di pezzi retrò ed il disco cambia ancora pelle :
Sitting On the top of the world e Joy (rivisitazione particolarmente avvincente di un pezzo della cantautrice Lucinda Williams) hanno Il Blues che fa battere mani e piedi.

Soul On Fire è una splendida parentesi malinconica che gioca sulle linee melodiche della chitarra e la delicata interpretazione vocale di Beth.
La chiusura è invece affidata all’andatura strisciante, tra percussioni e tratteggi di Hammond, di Addicted.

Squisitamente vintage la bonus track per la versione in vinile, Come Rain Or Shine.
Sì perché, a partire dalla splendida copertina, è il vinile il formato ideale per questo ennesimo omaggio al grande Blues d’annata.

CONCLUSIONE

La vigorosa regia di Kevin Shirley, supportata da un’entourage di musicisti d’élite, riesce ancora una volta a rigenerare grandi canzoni sepolte dalla polvere e poco note ai più.
Black Coffe non è affatto una raccolta di noiosi brani, vecchi di 50 anni o più.
Quando il tocco sopraffino di Joe Bonamassa e la voce di Beth Hart entrano in simbiosi, la musica diventa alchimia pura e con due attori protagonisti di questo lignaggio il successo per l’ennesimo grande film d’epoca è largamente assicurato.

© 2018, Nico D’andrea. All rights reserved.

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