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Recensione

95/100

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Joe Bonamassa – Blues Of Desperation – Recensione

09 Aprile 2016 8 Commenti Nico D'andrea

genere: Blues Rock
anno: 2016
etichetta: Provogue Records

Tracklist:

01. This train*
02. Mountain Climbing*
03. Drive*
04. No Good Place For The Lonely
05. Blues Of Desperation*
06. The Valley Runs Low*
07. You Left Me Nothin’ But The Bill And The Blues
08. Distant Lonesome Train*
09. How Deep This River Runs*
10. Living’ Easy
11. What I’Ve Known For A Very Long Time

* migliori pezzi

Formazione:

Joe Bonamassa - Voce e Chitarre
Anton Fig - Batteria e Percussioni
Greg Morrow - Batteria e Percussioni
Michael Rhodes - Basso
Reese Wynans - Organo e Piano

Ospiti:

Mahalia Barnes - Cori
Jade McRae - Cori
Juanita Tippins - Cori
Lee Thornburg - Tromba
Paulie Cerra - Sax
Mark Outhit - Sax solo

 

Questa volta non so davvero da dove cominciare.
Potrei fare outing sulla mia passione viscerale per questo titano del Rock Blues (in realtà la cosa è già nota ai più da tempo).
Confessare che si tratta dell’unico artista contemporaneo, del quale acquisto ogni nuovo album a scatola chiusa, senza passare dai comodi servizi di Spotify, YouTube ed affini.

Preferisco invece raccontarvi dell’ansia che mi assale in prossimità di ogni sua nuova uscita in studio.
Il timore è quello che dopo una decina di dischi di livello assoluto, dal primo sotto la guida del produttore Kevin Shirley (You And Me) fino all’ultimo (primo disco per Bonamassa di soli pezzi inediti) Different Shades Of Blue, arrivi un mezzo passo falso o semplicemente un comprensibile calo di tensione.

Devo ammettere che tale ansia era già stata decisamente stemperata all’ascolto del singolo Drive, da subito capace di riportarmi  alle sensazioni estatiche che gli ultimi tre dischi in particolare (Dust Bowl, Driving Towards The Daylight e Different Shades Of Blue) mi avevano regalato.

Cosa aspettarsi quindi da questo nuovissimo Blues Of Desperation ?
La creatività della premiata ditta Bonamassa/Shirley (parentesi Black Country Communion compresa) si è sempre manifestata attraverso l’inserimento di elementi e sonorità assolutamente particolari, innestate nelle solide fondamenta di un avvincente (Hard) Rock Blues.
Cosa inventare allora, muovendosi all’interno di un genere che in sostanza non fà della varietà stilistica il proprio carattere dominante ?

In Blues Of a Desperation (anche qui niente più cover songs) viene riproposta la formula vincente utilizzata per la produzione del suo predecessore :
Joe abbozza i brani, un team di navigati songwriters di Nashville (firmatari tra l’altro di pezzi per ZZ Top, Lynyrd Skynyrd,Van Zant, Billy Ray Cyrus ecc. ecc.) li porta a termine, Kevin Shirley li sigilla plasmandoli con ingredienti sempre distintivi.

Proprio la magistrale direzione artistica di Shirley presenta in questo nuovo capitolo due soluzioni assolutamente inedite.
La prima e più eclatante presenta l’utilizzo per la maggior parte dei brani di due batteristi (si amici…si intende due batteristi contemporaneamente !).
Al solito grande Anton Fig, viene così affiancato tale Greg Morrow (turnista di Nashville con estrazione Jazz).
La seconda, l’apporto pressoché costante di tre giovani coriste (spicca tra queste il nome di Mahalia Barnes, figlia di Jimmy Barnes).

Sempre nell’ottica di cercare nuove suoni, Joe abbandona dopo 15 anni l’amplificazione Marshall, affidandosi per la prima volta al marchio Gibson.
Infine dal ballottaggio tra i due bassisti utilizzati negli album precedenti, esce il nome dello statuario Michael Rhodes. La solidità a 4 corde voluta da Shirley per completare questo ragguardevole spiegamento di forze.
Il risultato finale è un ritorno all’approccio più hard di The Ballad Of John Henry, offrendo comunque una varietà stilistica che rende il disco a tratti imprevedibile.
Veniamo quindi alla tracklist che si rivelerà alquanto stimolante (perdonate l’eufemismo) e varia, negli stili proposti da questa squadra di indiscussi fuoriclasse.

This Train parte come una locomotiva al massimo dei giri.
Il powerhouse-double drumming della coppia Fig/Morrow è una goduria per i timpani con Bonamassa anche vocalmente sempre al top.

Mountain Climbing è un Blues-Hard Rocker debitore agli Zeppelin ed a Jimmy Page in particolare (e non è di certo l’unico all’interno dell’album).
Fantastica nel chorus l’interazione tra le coriste e Joe che piazza a 3/4 del pezzo un solo da paura.

Drive è la pausa che cercavamo dopo un inizio veramente tellurico.
Un brano notturno, dal passo felpato, con la chitarra baritona che ci accompagna in questo viaggio metropolitano. Un perfetto ipotetico estratto per la soundtrack del blockbuster Collateral di Michael Mann.
In sottofondo le suadenti backing vocals di Mahalia,Jade McRae e Juanita Tippins.

Un classico mid-tempo blues dalla struttura insolita per No Good Place For The Lonely.
Intorno al minuto 5 il brano sembra finire, per ripartire invece con un travolgente solo di chitarra dal finale incandescente.

Blues Of Desperation è (naturalmente) ancora un blues malato, tribale per l’originale apporto ritmico e la serpeggiante presenza del Sitar.
Il break dei batteristi a metà del pezzo è semplicemente irresistibile.

Altra pausa con il Country Rock spensierato di The Valley Runs Low.
Pregevole l’arpeggio acustico di Joe con l’organo Hammond in sottofondo e la raffinata verve Spiritual dei cori.

Salto l’uptempo canonico di You Left Me Nothin’ But The Bill And The Blues, anche se il bridge con solo di chitarra sul piano Honkytonk di Reese Wynans vale da solo l’ascolto.
Troppa la voglia di arrivare al tambureggiante Hard Rock di Distant Lonesome Train.
Grande solo di steele guitar in mezzo e pezzo obbligatorio per un prossimo live album.

How Deep The River Runs ha il passo del classico Tom Petty con un crescendo drammatico nel refrain. A metà strada il lacerante solo liberatorio di Joe.

In Livin’ Easy vi ritroverete nel vicolo più buio di Chicago, soli con un sax da sbronzo squattrinato a farvi compagnia.

Cala il sipario con il più classico degli slow Blues.
What I’ve Known For A Very long Time… e quando l’inconfondibile tocco di
Mr.Bonamassa incrocia la sezione fiati, un brivido corre lungo la schiena.

CONCLUSIONE

Hard Rock,Country Rock,Rock Blues…
In Blues Of Desperation Joe Bonamassa si cimenta in un melting pot di generi ed influenze, amalgamato e servito con il solito inconfondibile tocco di originalità ed innovazione.
…Sulla trafficata rotta da Menphis a Nashville, tra Jet Supersonici e noiosi voli di linea, è suggestivo osservare questo imponente dirigibile solcare i cieli del Tennessee.
Benvenuti, se lo vorrete, tra i fortunati viaggiatori.

© 2016 – 2018, Nico D’andrea. All rights reserved.

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