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Recensione

85/100

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Eclipse – Bleed And Scream – Recensione

09 Ottobre 2012 22 Commenti Andrea Vizzari

genere: Hard Rock
anno: 2012
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

01. Wake Me Up *
02. Bleed And Scream *
03. Ain’t Dead Yet *
04. Battlegrounds *
05. A Bitter Taste
06. Falling Down *
07. S.O.S. *
08. Take Back The Fear
09. The Unspoken Heroes
10. About To Break *
11. After The End Of The World

* migliori brani

Formazione:

Erik Mårtensson - Voce, Chitarre, Basso
Magnus Henriksson - Chitarra solista
Robban Bäck - Batteria
Johan Berlin - Sintetizzatori

 

Dopo aver partecipato negli ultimi anni a diversi progetti come Jamison/Kimball, Shining Line, WET, Lionville,o il debutto solista di Toby Hitchcock, il giovane e talentuoso Erik Martensson ha pensato bene di riprendere insieme all’amico Magnus Henriksson gli Eclipse, sua band principale, e dare alla luce questo nuovo album intitolato “Bleed And Scream”. I primi due album della band nonostante siano dei prodotti di buona fattura non hanno certo fatto gridare al miracolo, ma gli svedesi hanno prontamente cambiato registro con l’ottimo “Are You Ready To Rock” del 2008 lanciando di fatto il nome di Martensson fra le giovani promesse dell’ambiente musicale hard rock melodico. Per fortuna la Frontiers non ha perso tempo e ha pensato bene di puntare molto sul talento di Erik in diversi progetti, diventando di fatto uno fra i songwriters/produttori più ricercati nell’ambiente hard rock/melodic rock/aor.
Tornando finalmente ad occuparsi della sua band madre il singer ha veramente superato se stesso, seppur con qualche difettuccio, facendo di questo nuovo album indubbiamente il migliore della loro discografia.
Niente è lasciato al caso, i suoni si fanno ancora più potenti e bombastici con la presenza davvero massiccia di incredibili riff di chitarra (a dir la verità ispirati moltissimo dai Whitesnake) e da una batteria che definire “terremotante” è quasi riduttivo.

L’opener “Wake Me Up” può già rappresentare in toto la direzione stilistica che Martensson & co. hanno deciso di seguire per questo nuovo album: ritmi sostenuti, voce potente ma al tempo stesso melodica, chitarre straripanti e batteria esagerata. La titletrack (e primo singolo estratto dall’album) invece punta maggiormente sul ritornello leggermente più melodico, vero punto di forza che non farà fatica ad entrare nelle menti degli ascoltatori prima di ripartire in quinta con “Ain’t Dead Yet”. Una canzone che definire metal non è sicuramente un’offesa (e non sarà l’unico episodio) vista la potenza sprigionata da tutti i membri della band a partire dai primi secondi, passando per il bridge che mi ha ricordato addirittura i Dragonforce di un lustro fa (con le dovute proporzioni e con velocità decisamente diverse) finendo col chorus secco e deciso. D’applausi la performance vocale di Erik Martensson, tranquillissimo sia nelle tonalità più basse che in quelle decisamente più alte. Con “Battlegrounds” le chitarre fin troppo debitrici alla band di David Coverdale fanno capolino in una traccia ispirata e riuscita grazie al buon ritornello e alla prestazione ancora una volta perfetta di Martensson, evidentemente devotissimo verso il frontman del “Serpente Bianco” tanto da imitarne copiosamente lo stile vocale in più occasioni come nella successiva “A Bitter Taste”: un’elegante e delicata ballad che però nei minuti finali cambia marcia favorendo l’entrata prepotente e aggressiva di tutti gli strumenti. Arrivati a “Falling Down” non possiamo che constatare perchè Martensson sia uno dei musicisti più ricercati attualmente sul mercato: una canzone mostruosa dal taglio decisamente “Talisman”, strofe trascinanti, chitarre straripanti sempre di più in debito verso il grande John Sykes, performance vocale impetuosa e una batteria spaccaossa. Decisamente uno dei punti più alti di tutto il disco e come se non bastasse la qualità rimane pressochè la stessa con “S.O.S”, vincente midtempo che trova il suo punto di forza nell’evocativo chorus mentre il resto della canzone richiama alla mente quanto fatto dai WET nel 2009. Accelleratore di nuovo al massimo con “Take Back The Night” che però è da menzionare più che altro per l”ottimo assolo malmsteeniano di Henriksson che per le qualità intrinseche della canzone, più metal che hard rock. “Unspoken Heroes” continua, seppur maggiormente votata alla melodia, quanto sentito nella precedente traccia con un ritornello decisamente più accattivante con ormai le solite influenze “Whitesnakiane” sparse qua e là. “About To Break” arriva per fortuna nel momento giusto consentendo all’ascoltatore di tirare il fiato e rilassarsi, gustandosi questa dolce ballad in cui è l’interpretazione di Martensson a farla da padrone. Nel finale troviamo una discreta “After The End Of The World” a chiudere il disco, che niente aggiunge a quanto fin’ora ascoltato.

IN CONCLUSIONE

Bisogna fare i complimenti agli Eclipse e al “genio” di Martensson per aver sapientemente costruito un solidissimo album, il migliore della loro discografia, prendendo abbondandemente spunto da fonti più o meno recenti e mischiandole fra di loro con quel tocco scandinavo che, a mio avviso non guasta mai. In questo “Bleed And Scream” tutto risulta esagerato e portato al limite ma non sempre è la scelta giusta: se da un lato la produzione è ottima e la pulizia sonora permette di far tesoro di ogni singola sfumatura degli strumenti, il volume della batteria è fin troppo alto e alla lunga tende a risultare fastidioso e fin troppo martellante a causa di una performance molto spesso esagerata di Robban Bäck. Plauso comunque ai due mattatori del disco Erik Martensson e Magnus Henriksson: se il primo riesce a dimostrare ancora una volta di essere un ottimo singer e polistrumentista oltre che un bravissimo songwriter, il suo “partner in crime” non è certo da meno e,  prendendo spunto da maestri delle sei corde come Malmsteen e soprattutto John Sykes, sfodera una prestazione assolutamente maiuscola sia in fase solista che in quella ritmica. Nonostante si candidi come uno dei migliori album del 2012 alcune pecche come la batteria così esagerata, gli evidenti richiami ai Whitesnake e certe sonorità davvero troppo spinte verso territori metal purtroppo non permettono a questo “Bleed And Scream” di elevarsi a capolavoro del genere ma poco importa vista la qualità complessiva dell’intero disco.

© 2012 – 2022, Andrea Vizzari. All rights reserved.

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