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Recensione

67/100

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Kimball/Jamison – Kimball/Jamison – Recensione

05 Novembre 2011 4 Commenti Andrea Vizzari

genere: Melodic Rock
anno: 2011
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

01. Worth Fighting For *
02. Can’t Wait For Love
03. Sail Away
04. Chasing Euphoria *
05. Find Another Way
06. Get Back In The Game
07. I Did Everything Wrong *
08. Shadows Of Love
09. Hearts Beat Again *
10. We Gotta Believe
11. Kicking And Screaming *
12. Your Photograph

* Migliori Canzoni

Formazione:

Bobby Kimball - Voce, Cori
Jimi Jamison - Voce, Cori
Alex Beyrodt - Chitarra
Matt Sinner - Basso
Jimmy Kresic - Tastiere
Martin Schmidt - Batteria, Percussioni

 

Fin dal suo primo annuncio, gli occhi di tutti gli Aor maniacs hanno cominciato a brillare commossi, inutile negarlo. Quando la Frontiers annunciò questo grandioso progetto in cui due dei più grandi e famosi vocalist nella musica rock (e dell’AOR, precisiamo) avrebbero cantato insieme dividendosi il microfono l’euforia era a mille. Bobby Kimball (Toto) e Jimi Jamison (Survivor), i vocalist sopra citati, non hanno certo bisogno di spiegazioni, per cui se i due nomi non vi dicono proprio nulla, in ginocchio sui ceci e poi di corsa a rimediare a questa grande lacuna. I primi dubbi però si sono palesati con la scelta di Mat Sinner come produttore e bassista (uno non proprio affine al rock melodico) e della band di accompagnamento formata da musicisti che girano spesso intorno ai vari progetti del bassista biondo: Alex Beyrodt (Primal Fear, Sinner) alla chitarra, Martin Schmidt (KISKE/SOMERVILLE) alla batteria, Jimmy Kresic (KISKE/SOMERVILLE) alle tastiere. Di certo non proprio le persone più adatte per dare alla luce un prodotto di puro AOR, ma per fortuna la schiera di songwriting chiamati a dare il loro contributo ha rialzato un po’ le aspettative generali: su tutti spiccano i nomi di Robert Säll (Work Of Art), prezzemolino Erik Martensson (WET, Toby Hitchcock…), Randy Goodrum (Steve Perry), Jim Peterik (Survivor, Pride Of Lions…).
Nonostante qualche piccola titubanza, le premesse per un grande disco ci sono tutte, per cui dopo la dovuta introduzione passiamo alle canzoni, punto cardine e dimostrazione perfetta della riuscita (o del fallimento) di un disco:

LE CANZONI

Si parte subito in quinta con Worth Fighting For e le sue tessiture melodiche che ci conducono direttamente ai Work Of Art (non a caso l’autore della canzone è proprio Robert Säll): fresca e orecchiabile, sarà alla fine uno dei migliori episodi di tutto il disco. Troviamo ancora lo zampino di Sall nella successiva Can’t Wait For Love che già conosciamo da diverso tempo essendo il primo estratto dall’album: la sezione vocale questa volta non convince in pieno con Jamison tenuto al guinzaglio in linee vocali a mio avviso poco adatte alla sua storica voce e un Kimball che invece esagera forse troppo nei cori. E se vi ricorda qualcosa di già sentito, provate a riascoltare “Only The Children” dei Toto (The Seventh One, 1988)…Jamison può riprendersi subito con il primo lento del disco, Sail Away, cui melodie sembrano plasmate perfettamente sulla sua voce. Peccato per una sezione ritmica forse troppo invasiva (specialmente nel ritornello) che fa calare moltissimo la splendida atmosfera della canzone. Chasing Euphoria alza invece i ritmi e provenendo dalla mente geniale di Jim Peterik, non può che riprendere quanto fatto dai suoi Pride Of Lions. Una canzone piena di energia e potenza nonostante un ritornello che non brilla certo di inventiva. Altro momento di calma è la successiva Find Another Way, scontata nella sua progressione e piuttosto scialba in quanto a linee vocali. In particolar modo le parti di Kimball risultano quasi inascoltabili a causa dei suoi vani tentativi di trovare la giusta tonalità in un pezzo già di per se non brillante di luce propria. Senza l’apporto vocale dell’ex Toto, la canzone avrebbe sicuramente guadagnato qualche punticino in più. Va già meglio in Get Back In The Game, (per gentile concessione di Erik Martensson) in cui i due singer tirano al massimo in perfetta simbiosi splendidamente aiutati da una band in stato di grazia. I Did Everything Wrong è invece una delicata midtempo che trova il punto di maggior splendore nel ritornello spensierato e sognante in cui i due cantanti finalmente cantano all’unisono in modo impeccabile. Shadows Of Love è invece una cover di John Waite (presente su Rough & Tumble, suo ultimo album uscito agli inizi di questo 2011) differente dall’originale per gli arrangiamenti leggermente più corposi che scivola via quasi indifferente. Dopo un dolce inizio di pianoforte, Hearts Beat Again sboccia in tutto il suo splendore: una aor song grandiosa con grandi melodie e un ottimo ritornello. Ancora una volta però non mi ha convinto la prestazione di Kimball, in una canzone che senza dubbio avrebbe fatto faville cantata da Joe Lynn Turner magari nei suoi Sunstorm. Purtroppo tornano le disastrose performance nella successiva We Gotta Believe, una discreta midtempo rovinata da parti corali al limite della decenza. Kicking And Screaming è un altro inconfondibile biglietto da visita  di Martensson e del suo “WET Style” con chitarre e tastiere in bella evidenza fino al ritornello epico. La conclusiva e aggiungerei anonima Your Photograph scorre via lentamente lasciando però poco o nulla nell’ascoltatore se non tanto mestiere da parte dei due vocalist che, adagiandosi sugli allori, non innalzano come dovrebbero un lento che, per l’ennesima volta in questo disco risulta scialbo e privo di mordente.

IN CONCLUSIONE

Un progetto così ambizioso e sulla carta davvero interessante finito poi male: ecco cosa viene fuori dopo vari ascolti di questo Kimball/Jamison. Diversi i difetti del disco: i due singer di razza che, lontani dalle loro migliori performance, sembrano tenuti al guinzaglio arrivando perfino a stonare (Kimball quello messo peggio dei due) il tutto ovviamente collegato alle linee vocali poco aggressive e spesso poco adatte alle due ugole d’oro. Jamison molto tirato nella sua più che buona performance costretto a cantare su binari quasi prestabiliti mentre i cori e le parti alte vengono affidate a un Kimball in totale difficoltà quasi irriconoscibile. Le canzoni non annoiano e mostrano una buon songwriting ma a penalizzare ancora il risultato finale è un sound più “corposo” che mal si adatta alle due voci, da sempre dedite ad un Aor più leggero e soft. Tante buone canzoni (Get Back In The Game, Hearts Beat Again, I Did Everything Wrong, Kicking and Screaming), qualche filler (Shadows of love, We Gotta Believe, Your Photograph, Find Another Way) e giusto un paio di grandi tracce (Worth Fighting For, Can’t Wait For Love, Chasing Euphoria) penalizzate però dai difetti già espressi qualche riga più in alto non bastano a promuovere come si deve un album di questa portata, a dimostrazione che non bastano i grandi nomi per fare un grande album. Resta la consolazione di una discreta produzione in linea con i tanti progetti Frontiers e di un’ottima performance da parte di tutta la band. Una delle più grandi delusioni di questo 2011, un disco lontano anni luce dai grandi classici che hanno reso famosi entrambi i vocalist.

© 2011 – 2018, Andrea Vizzari. All rights reserved.

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