RSO – Radio Free America – Recensione

Non servono presentazioni per Richie Sambora, ma per i più sbadati ricordiamo che è stato la spalla e la chitarra dei Bon Jovi dal 1983 al 2013 scrivendo molti dei pezzi più belli della band insieme a Jon Bon Jovi. Il suo abbandono a metà del tour 2013 è stato traumatico per i fan, ma la decisione di Richie è stata di continuare con la sua carriera solista insieme alla sua nuova compagna e chitarrista Orianthi. Proprio la bionda e giovane Orianthi Panagaris, con all’attivo collaborazioni e tour con Alice Cooper, Michael Jackson e altri grandi nomi, ha collaborato con Richie a questo nuovo progetto chiamato RSO e al primo album Radio Free America . Il sound del disco è molto particolare; ogni canzone ha infatti uno stile diverso. Si passa dall’Hard Rock, al Soul, al Pop, all’ R & B spiazzando l’ascoltatore che al primo ascolto rimane a bocca aperta. Una sfida che, a mio avviso, in cui Richie e Orianthi hanno convinto, a parte qualche pecca nel suono; si sente infatti spesso la batteria campionata e le tastiere che anche loro hanno qualcosa di poco realistico…peccato, anche perchè su ogni angolo del disco si pubblicizza la collaborazione con Bob Rock……

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Last Autumn’s Dream – Fourteen – Recensione

Puntualissimi ecco ritornare i Last Autumn’s Dream con il loro quattordicesimo studio album Fourteen. Come ogni anno dal 2003 ad oggi Erlandsson e soci sfornano un album AoR riempito di tanta melodia e buoni riff di chitarra. Il tempo e il numero di dischi comincia però a farsi sentire e le uscite degli ultimi anni peccano anche nel lato sonoro e di produzione. Nonostante questo la Escape Music decide di continuare la collaborazione e la formazione vista nell’ultimo In Disguise (2017) si ripropone con Erlandsson alla voce, Peter Soderstrom alla chitarra, Nalle Pahisson al basso, Ulf Wahlberg alle tastiere e Jamie Borger alle pelli.

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Blood Red Saints – Love Hate Conspiracies – Recensione

Secondo studio album per gli inglesi Blood Red Saints, che dopo il debutto Speedway (qui la recensione) datato 2015 sotto Frontiers Records, tornano in questo inizio 2018 con il nuovo Love Hate Conspiracies ma con etichetta AOR Heaven. La formazione vede sempre Pete Godfrey alla voce, Lee Revill e Neil Hibbs alle chitarre, Rob Naylor al basso e Andy Chemney alla batteria, mentre il sound si sposta dall’Aor al Hard Rock , almeno nella prima parte dell’album che risulta decisamente più convincente.

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Moritz – About Time Too- Recensione

Il nome Moritz dirà molto agli appassionati di AoR; la band inglese infatti è nata nel 1986 ed è fautrice di un album d’esordio City Street (1986) di altissimo livello con ottime vendite e grande riscontro del pubblico. Subito dopo però l’improvviso scioglimento del gruppo ha lasciato l’incredulità tra tutti i fan, ma la reunion del 2010 e i successivi Undivided (2010) e S.O.S. (2013) sono lavori di buona caratura, mentre ora andremo ad analizzare questo nuovo About Time Too. Il gruppo è formato alla voce da Peter Scallan, alle chitarre da Mike Nolan e Kenny Evans, alla batteria da John Tonks, mentre i restanti basso, tastiere, organo e synth sono affidati al polistrumentista Ian Edwards.

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Ten – Gothica – Recensione

Il nuovo album dei TEN, intitolato Gothica, prosegue la lunga e troppo sottovalutata carriera di questo gruppo inglese, creatura di Gary Hughes. Il lavoro segue il buon Isla de Muerta del 2015 proseguendo il cammino e il sound che caratterizza da anni i TEN. Qui troviamo soluzioni classiche ma meno scontate del precedente album, pur sempre mantenendo una certa linearità nella produzione e migliorando la parte di registrazione, grazie anche al veterano Dennis Ward dietro al mixer. Le canzoni sono tutte di buona fattura e in diversi episodi si riavvicinano ai primi Ten, su tutte la bellissima Travellers capace di mischiare il classico hard rock alla magia più “sinistra” e magica che Gary Hughes riesce a creare.
Parlando invece dell’ artwork dell’album, da sempre affascinanti donzelle fantasy, non si può non notare ” l’incantatrice ” nata dalla fantasia di Stan Decker.

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Warrant – Louder Harder Faster – Recensione

Il nome Warrant porta alla mente uno dei migliori gruppi glam/hair metal degli anni’80 con grandi successi alle spalle culminati dal superbo Cherry Pie datato 1990. I primi rumors di reunion coincidono però con la scomparsa del singer storico Jani Lane, nel 2011. Proprio lo stesso anno esce il discreto Rockaholic, guidato dal nuovo cantante e leader Robert Mason (ex Lynch Mob) che parte con un lungo cammino, infatti gli ultimi sei anni sono passati a calcare i palchi e sono sicuramente serviti a consolidare il groove del gruppo che ha portato a questo nuovo lavoro Louder, Harder, Faster che la Frontiers Records non si è fatta scappare, riaccendendo gli animi con un lavoro che richiama il sound dei primi dischi, molto ispirato e ben prodotto dal bassista Jeff Pilson (Dokken).

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Dirty White Boyz – Down And Dirty – Recensione

Per capire la nascita di questo lavoro dobbiamo tornare nei primi mesi del 2016, quando Tony Mitchell (Kiss Of The Gyspy/Kingdom of Deadmen) ha iniziato a scrivere quello che doveva essere il suo 5^ album solista con l’etichetta XGypsy; l’idea iniziale era quella di tornare al sound AoR dei primi lavori, ma solo dopo una serie di cambiamenti e di chiamate ecco arrivare la decisione finale: pubblicare con la Escape Music e unirsi ad un “super gruppo” con Paul Hume e Jamie Cri alle chitarre, Nigel Bailey al basso e Neil Ogden alla batteria. Tutto questo cambiamento non poteva che portare anche ad un nuovo monicker…..ecco nascere i Dirty White Boyz e Down And Dirty.

L’insieme di questi musicisti e la penna di Mitchell hanno creato un mix di Rock Melodico, AoR e un pizzico di Hard Rock che non poteva che lasciare il segno. Suoni molto eightes, conditi con tocco di Metal, un pizzico di Blues, il tutto racchiuso nel classico Rock più orecchiabile.

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Jack Russell’s Great White – He Saw It Comin’ – Recensione

Quanto sarebbe difficile pensare ai Great White senza Jack Russell? Proprio grazie a lui, alla sua vena e voce dedite al rock n roll abbiamo in mano questa nuova uscita sotto il monicker Jack Russell’s Great White. E dire che dal 2012 i Great White si sono divisi in due “band” distinte e solo dopo diverse battaglie legali ecco finalmente la pubblicazione del primo album di inediti He Saw It Comin’ …. Jack ha arroulato dei gran musicisti per questo disco, a partire dal vecchio amico Tony Montana, alla chitarra solista e tastiere, Robby Lochner alla chitarra ritmica, Dan McNay al basso e Dicki Fliszar alle pelli.

Diciamo subito che il vecchio sound dei Great White qui si troverà a sprazzi, ma l’album è godibile e le canzoni sono di ottima fattura.

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Gotthard – Silver – Recensione

Festeggiare i 25 anni di carriera con un nuovo disco non poteva essere regalo migliore per i Gotthard e i suoi fan. Questo nuovo dodicesimo lavoro intitolato Silver ha il pregio o difetto, di necessitare di più ascolti per apprezzare ogni sua sfumatura ed ogni singolo pezzo.

Partiamo col fatto che gli estimatori dei Gotthard più melodici, resteranno parzialmente delusi, sia per gli arrangiamenti più hard rock di questo lavoro, sia per la mancanza di una vera e propria ballad, da sempre marchio indelebile dei rocciosi svizzeri. Il terzo lavoro con al microfono il sempre più odiato/amato Nic Maeder, affiancato dagli storici Leo Leoni, Marc Lynn, Freddy Scherer e Hena Habegger è una sorta di ritorno al sound hard rock delle origini, con il risultato di un album discreto poichè troppo altalenante e come detto inizialmente, non da “primo ascolto”, ma da capire e apprezzare dopo qualche tempo. Devo ammettere di essere infatti rimasto spiazzato la prima volta che ho schiacciato Play sul mio vecchio caro lettore Cd, ma solamente dopo diversi ascolti sono riuscito a capire l’essenza di questo album.

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Last Autumn’s Dream – In Disguise – Recensione

Incredibili questi Last Autumn’s Dream, siamo infatti di fronte al 14°(Quattordicesimo!!) album in 14 anni di carriera! Vale la pena ricordare tutti i lavori per chi li avesse appena conosciuti … Last Autumn’s Dream (2003), II (2005), Winter In Paradise (2006), Saturn Skyline (2007), Hunting Shadows (2008), Live In Germany (2008), Dreamcatcher (2009), A Touch Of Heaven (2010), Yes (2010), Nine Lives (2011), Ten Tangerine Tales (2012), Level Eleven (2014), Paintings (2016) e questo nuovo In Disguise (2017).
Capitanati sempre dalla voce di Mikael Erlandsson, troviamo Peter Soderstrom alla chitarra, Nalle Pahlsson al basso, Ulf Wahlberg alle tastiere e l’immancabile Jamie Borger alla batteria….

Anticipiamo subito che stavolta siamo di fronte ad un album di sole cover, quindi niente materiale nuovo e il suono rispetto agli altri dischi si è leggermente indurito passando dall’Aor dei primi lavori ad un Melodic Rock con spunti old style con dei bei riff e più assoli di chitarra rispetto al passato. Ma su un album di cover spesso è inevitabile la decisione di doversi adattare al sound della canzone originale, per non stravolgere totalmente le canzoni. Più che altro è incredibile per un gruppo come i LAD la mancanza di una ballad! Anche se solo un disco di cover una love song non poteva mancare! Altro punto debole di questo disco è senza dubbio la produzione, gli strumenti a volte tendono a coprirsi l’uno con l’altro creando a volte suoni non ben calibrati. Peccato.

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