Moritz – About Time Too- Recensione

Il nome Moritz dirà molto agli appassionati di AoR; la band inglese infatti è nata nel 1986 ed è fautrice di un album d’esordio City Street (1986) di altissimo livello con ottime vendite e grande riscontro del pubblico. Subito dopo però l’improvviso scioglimento del gruppo ha lasciato l’incredulità tra tutti i fan, ma la reunion del 2010 e i successivi Undivided (2010) e S.O.S. (2013) sono lavori di buona caratura, mentre ora andremo ad analizzare questo nuovo About Time Too. Il gruppo è formato alla voce da Peter Scallan, alle chitarre da Mike Nolan e Kenny Evans, alla batteria da John Tonks, mentre i restanti basso, tastiere, organo e synth sono affidati al polistrumentista Ian Edwards.

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Moritz – SOS – recensione

Basta dire MORITZ ed il cuore di fans in tutto il mondo comincia a battere all’impazzata… o forse no? Lo show business che ruota attorno alla musica segue regole che sicuramente alle volte possono essere difficili da comprendere.
La teoria mi dice che se sei un gruppo bravo, formato da ottimi musicisti che sanno scrivere e suonare buona musica e che riesce a mettere insieme un album di sicuro valore il successo è praticamente assicurato. La pratica dello show business dice che in un caso come questo probabilmente quel disco vedrà la luce con 20 anni di ritardo (leggi la recensione di Undivided per capire).
Questa in tre righe la storia dei MORITZ, un gruppo che per il sottoscritto dovrebbe dividere il piedistallo con i vari Journey, Survivor ecc. ecc. e che invece si trova per puro caso in corso di rinascita solo in questi ultimi anni. Meglio tardi che mai mi viene da dire!
Torniamo però ora a questo SOS che ci capita di avere tra le mani e lasciatemi dilungare ancora un momento, perchè se è vero che la parte importante e consistente è la musica, il compianto Steve Jobs insegnava che anche l’occhio vuole la sua parte e che anche il “pacchetto” deve essere in grado di emozionare in modo da rendere tutta l’esperienza un qualcosa di unico ed irripetibile.
I MORITZ così stupiscono dal primo secondo ponendo una cura in questo SOS che traspare già semplicemente avvicinandosi al pacchetto che andremo a scartare. Con estrema semplicità ma forte di una gran eleganza letteralmente il disco si dischiude nelle nostre mani ponendoci un CD con la serigrafia dell’orologio del Big Bang quasi a voler significare che “non è mai troppo tardi ed il tempo a volte si può anche far tornare indietro”. Bello inoltre il booklet che olte ai classici testi e ringraziamenti porta con se un commento della band per ogni pezzo che aiuta ancora di più ad immergersi in quello che è il mondo dei MORITZ.

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Moritz – Undivided – recensione

Ritrovarsi tra le mani il debutto di un gruppo come i Moritz che ha alle spalle oltre vent’anni di carriera è per certi versi sconcertante.  Se si pensa poi alla qualità di questo gruppo che avrebbe avuto assolutamente tutte le carte in regola al tempo per ritagliarsi un suo spazio tra nomi ben più blasonati quali Asia, Styx, ma anche Journey, allora non ci resta che arrenderci alle stane regole che guidano lo show business della musica.
Gli inglesi Moritz infatti sono attivi dalla metà degli anni ’80 e questo loro debutto Undivided è pronto ormai dal lontano 1988, ma solo ora riescono a darlo alle stampe e quindi come una improbabile macchina del tempo Undivided sta per riportarci a ritroso fino a quei giorni in cui l’Aor splendeva nel panorama musicale mondiale.

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