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KING OF SPADES – DARE: best of power ballads

KING OF SPADES – DARE: best of power ballads

03 Maggio 2016 7 Commenti Iacopo Mezzano

DAREKING OF SPADES – DARE
di Darren Wharton

1988

IL TESTO e LA TRADUZIONE

I can hear you through the silence / Posso ascoltarti attraverso il silenzio
Talking slowly to the wind / Parlando lentamente al vento
No one ever sees the real you / Nessuno ha mai visto il vero te
And you’re standing in the darkness / E ti trovi nelle tenebre
Looking out towards the sea / Guardando fuori verso il mare
No one ever sees the things you do / Nessuno ha mai visto le cose che hai fatto

RIT
And I know you / E ti conosco
I can see how long you’ve waited by your eyes / Leggo nei tuoi occhi quanto a lungo hai atteso
And we’ve got so far to go / Ed avevamo così tanto da percorrere
To the horizon / Fino all’orizzonte
But if the legend ever fades / Ma se la leggenda dovesse mai sbiadire
Turn and you will find me / Voltati e mi troverai
You the king of spades / Tu il re di picche
Though we never saw the light of day / Anche se non vedemmo mai la luce del giorno
No way / Impossibile

But to you it made no difference / Ma per te non faceva differenza
‘cos you’ve seen it all before / Perchè avevi già visto tutto in precedenza
No one ever seemed to let you be / Sembrava che nessuno ti lasciasse mai stare
So you’d wait until the day / E così hai atteso che facesse giorno
And you walk on to the shore / E hai camminato fino alla riva
No one ever seemed to be so free / Nessuno era mai stato così libero

RIT

When I see your eyes / Quando vedo i tuoi occhi
I can see the sun / Posso scorgere il sole
Why did you play the king of spades? / Perchè hai giocato il re di picche?
Why did you play the king of spades? / Perchè hai giocato il re di picche?
Why did you play the king of spades? / Perchè hai giocato il re di picche?

Era il 1980 quando un allora diciassettenne Darren Wharton venne ingaggiato dal cantante, bassista e compositore Phil Lynott come nuovo tastierista del suo leggendario gruppo hard rock Thin Lizzy. Fu la svolta, improvvisa e forse imprevista, nella carriera musicale di un ragazzino coraggioso che lasciò il suo piccolo paesino natale (Failsworth, nei pressi di Oldham, nel Regno Unito) per trasferirsi in Irlanda, nella caotica Dublino, inseguendo il sogno di diventare una stella nel firmamento del rock.

La storia ci racconta che nell’arco dei soli cinque anni trascorsi in formazione (dal 1980 al 1984), Wharton passò dal co-comporre un solo brano dell’album Renegade (l’opener Angel of Death, 1981) a risultare accreditato come co-autore di ben cinque dei nove nuovi componimenti di Thunder and Lightning (1983), l’ultimo disco in studio scritto dalla band irlandese. Mettetevi nei panni del giovane tastierista: divenuto ormai un punto fisso nel songwriting dei Lizzy, si sentiva colmo di gioia e ormai realizzato. Il ragazzino inglese aveva avuto non solo il privilegio di collaborare e suonare con una delle più grandi formazioni hard rock del pianeta, ma aveva anche ampliato l’intesa artistica e l’amicizia con Lynott, il quale divenne in tutto e per tutto suo idolo e mentore. Provate a chiedere a Wharton di quegli anni e sentirete giustamente parlare di alcuni dei migliori momenti della sua vita.

Capirete perciò come lo scioglimento improvviso dei Thin Lizzy, avvenuto proprio per scelta del leader della band sul finire del 1984, fu percepito come un colpo durissimo per il giovane musicista, che si trovò allontanato dalla sua guida (con cui rimase in sporadico contatto) e costretto a far immediato ritorno a casa, lasciando in Irlanda centinaia di ricordi e ogni sua aspettativa futura. Ma lo shock peggiore lo ebbe il mondo intero quando il 4 gennaio 1986, a soli due anni dalla separazione dei Lizzy, Phil Lynott morì ucciso dalle droghe di cui era da anni dipendente. Oggi lo ricorda una statua in bronzo eretta tra le strade della sua Dublino, come rappresentazione perfetta del rocker maledetto, in continuo bilico tra bene e male, tra vita e morte, tra genio e sregolatezza. Un mito che, a trent’anni dalla dipartita, continua ancora a influenzare intere generazioni di musicisti con la sua musica senza tempo e la sua iconica figura.

Da quel maledetto gennaio dell’86 Darren Wharton porterà con se le memorie dell’amico scomparso, prendendo parte a numerose delle reunion tributo della formazione dei Thin Lizzy e dedicando a lui ogni futuro passo di una carriera che lo vide fondare, con il chitarrista Vinny Burns (famoso all’epoca soprattutto per i suoi lavori con i Ten), un suo nuovo gruppo musicale dedito alle sonorità rock più radiofoniche: i Dare. Con questa band Wharton (con il ruolo di principale compositore e cantante) pubblicherà nel 1988 il suo album di debutto, Out Of Silence, contenente al suo interno King of Spades, una power ballad essenziale composta come tributo ultimo proprio al compianto Lynott.

All’interno di un disco fondamentale per il genere (perchè già incredibilmente maturo, ricco di arrangiamenti avvolgenti, forte di una produzione che rasenta la perfezione e di un songwriting vario, evoluto, ricco di melodie dirompenti e di un feeling vocale emotivo unico) si eleva allora questo lento melodico epico e toccante, che nasconde tra le sue note un alone di mistero e di spiritualità che è del tutto decifrabile solo nella mente del suo auture. Quel che è certo è che il King of Spades (il Re Di Picche, nella traduzione italiana) non è altro che la rappresentazione di Lynott, chiamato probabilmente così in riferimento a un artwork antico che raffigurava i membri del gruppo celati dietro a una carta da gioco: lì Phil era proprio il re nero.
Attenzione però! L’espressione why did you play the king of spades? (perchè hai giocato/hai interpretato il re di picche?), che fa da culmine del ritornello di questa traccia, ci fa intendere nuovi significati celati dietro questa espressione. Nel mondo delle carte e dei tarocchi infatti giocare o impersonare tale carta significa vestire i panni di un uomo potente, combattivo, con capacità di comando. Talvolta solo e triste, questo re appare devoto, saggio, severo e sicuro di sè, un individuo che non si ferma davanti a nulla per perseguire il suo scopo ma che, nonostante i vari tentativi di assaporare la vita, si ritrova circondato soltanto dal vuoto e dal freddo della morte.

Interpretata secondo questa versione, e lontana quindi dal suo significato letterale, la canzone può essere letta con maggiore chiarezza, sciogliendo parte delle nebbie che ricoprono le sue strofe. Accompagnato dal tappeto di tastiere magnifico ad opera di Brian Cox, e dalla chitarra maschia di Vinny Burns, il cantante sussurra le sue parole al vento, fino a udirne al suo interno chiara e nitida la voce rassicurante di Lynott (posso ascoltarti attraverso il silenzio parlando lentamente al vento). Lo spirito di Phil siede pacificamente nelle tenebre, ma da esse guarda in fuori verso l’orizzonte, con gli occhi sull’infinito, brillando come una luce raggiante (e ti trovi nelle tenebre guardando fuori verso il mare). Nessuno ha mai visto il vero te, nessuno ha mai visto le cose che hai fatto gli riconosce un Wharton devoto, lasciando intendere come mai nessun individuo sia stato vicino a capire a fondo la grandezza di questo artista, comprendendo la magificenza dei suoi gesti.

Io però ti conosco, afferma Wharton nel ritornello, io ti capisco e leggo nei tuoi occhi quanto a lungo hai atteso un po’ di comprensione, una mano amica. Avevamo così tanto da percorrere fino all’orizzonte, c’era così tanta vita da vivere davanti a noi. Ma se la leggenda dovesse mai sbiadire, se mai le difficoltà dovessero spingerti a chinare il capo o la fama fosse troppo pesante da sopportare, amico mio voltati e mi troverai. Sarò lì per te, re di picche. Anche se non vedemmo mai la luce del giorno, anche se fu impossibile superare quell’ultimo ostacolo che è la morte, io per te ci sarò sempre. E tu per me, lo sento.

Ristabilite in parte le emozioni di un refrain di una sensibilità e poeticità unica nel suo genere, continua così il brano: ma per te non faceva differenza, tu non temevi nulla, neppure la morte, perchè avevi già vissuto tutto in precedenza. Sapevi come sarebbe andata a finire, perchè eri soffocato dal tuo stesso personaggio e sembrava che nessuno ti lasciasse essere te stesso. Allora con coraggio unico hai atteso che facesse giorno e hai camminato fino alla riva, hai preso la decisione di spegnere la tua fiamma e di lasciarti andare verso il tuo destino. Nel vederti adesso ho la certezza che nessuno sia mai stato così libero come te dopo che aver spiegato le ali, volando via da questa terra.

Ora, conclude la canzone, quando vedo i tuoi occhi posso scorgere il sole. Ti guardo e capisco che non c’è più spazio per le tenebre e l’oscurità. Ma perchè hai giocato il re di picche? Perchè hai voluto essere te il re di picche? Perchè proprio tu, amico mio, hai dovuto accettare che il destino ti accompagnasse verso la fine? Non potevi essere come gli altri, timoroso e pronto a fuggire via? No, tu non sei mai stato come loro. Eri diverso, eri il più grande, eri un dio.
Ecco allora spiegate alcune connotazioni religiose e spirituali che la rappresentazione di Phil Lynott tende ad avere in questa canzone. Il musicista è dipinto dal suo allievo, senza alcuna blasfemia, come un Gesù che accetta il suo cammino verso la croce. Perchè hai giocato il re di picche? Mio Dio, mio Dio, perchè mi hai abbandonato?

PERCHE’ QUESTA CANZONE MERITA UN POSTO NEL NOSTRO BEST OF POWER BALLADS?

Al di là della splendida interpetazione strumentale dei suoi interpreti (con in particolare un Vinny Burns sugli scudi alla chitarra) e del suo songwriting sopraffino, King of Spades merita un posto nella storia delle power ballads per le emozioni particolarissime che riesce a trasmettere all’ascoltatore. Mai un tributo a un artista scomparso fu più mistico, epico, magniloquente.

Credo che Phil Lynott sarebbe il primo ad applaudire in piedi, orgoglioso, di fronte al lavoro dei Dare e del suo allievo Darren Wharton. Lo vedo sorridere da lassù..

IL VIDEO

https://www.youtube.com/watch?v=5LxQlr0Nxlo

© 2016, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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