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Recensione

85/100

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Joel Hoekstra’s 13 – Dying To Live – recensione

17 Ottobre 2015 10 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Hard Rock / Melodic Metal
anno: 2015
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

01. Say Goodbye to the Sun
02. Anymore
03. Until I Left You *
04. Long For The Days *
05. Scream
06. Never Say Never *
07. Changes *
08. The Only Way to Go *
09. Dying To Live
10. Start Again *
11. What We Believe

* migliori canzoni

Formazione:

Joel Hoekstra - chitarre, cori
Jeff Scott Soto - voce, cori
Russell Allen - voce, cori
Vinny Appice - batteria
Tony Franklin - basso

Ospiti:

Derek Sherinian (Dream Theater/Black Country Communion) - tastiere
Chloe Lowery (Trans Siberian Orchestra) - voce
Toby Hitchcock (Pride of Lions) - cori aggiuntivi
Charlie Zeleny (Joe Lynn Turner) - percussioni
Dave Eggar (Amy Lee/Coldplay) - cello

 

C’ho l’occhio lungo io, sempre detto ed è inutile girare intorno a false modestie, se c’ho l’occhio c’ho l’occhio. Già, ma occhio per cosa?
Beh, ma naturalmente per la classe ed il talento che in tempi non sospetti già avevo notato in quel ragazzotto americano dal piglio simpatico che risponde al nome di Joel Hoekstra.
Chitarrista salito ai riflettori nel nostro genere sicuramente con la sua entrata in pianta stabile nella formazione dei Night Ranger, con cui inciderà gli album Somewhere in California e High Road oltre al live 24 Strings & a Drummer (Live & Acoustic), e per il suo recente passaggio nelle fila dei Whitesnake di sua maestà David Coverdale.
Ridurre però la carriera di questo chitarrista a questi due soli picchi sarebbe fargli un gran torto visto che negli anni le sue collaborazioni si sprecano senza contare la sua presenza in quell’opera magnifica che è la Trans-Siberian Orchestra. Non solo inoltre Hard Rock e Metal nelle sue note, ma anche tanto jazz e fusion che rendono così il suo tratto chitarristico unico e facilmente decifrabile.
Tratto multigenere che traspare proprio maggiormente nella sua carriera solista che lo vede incidere due album strumentali con la partecipazione di Virgil Donati (Planet X, Tribal Tech) alla batteria (Undefined – 2001 e The Moon is Falling – 2003) a cui farà seguito nel 2007 l’ispirato e completamente acustico 13 Acoustic Songs.
Arriviamo così ai giorni nostri, dove mamma Frontiers si prende cura di Joel per dar vita a questo Joel Hoekstra’s 13 – Dying To Live. Progetto collaterale ai suoi impegni principali, con Dying To Live, Joel si porta in casa due voci fenomenali come quella di Jeff Scott Soto e di Russell Allen e una sezione ritmica con gli attributi che vede Vinny Appice alla batteria e Tony Franklin al basso per un album che negli intenti dovrebbe aggiungere la componente hard rock a quella che è stata finora la sua carriera solista.

Più che hard rock si parte nella corsia del metal e ammetto che la partenza mi lascia un po’ perplesso… sarà anche il genere non propriamente a me congeniale ma Say Goodbye to the Sun mi dice veramente poco. Ben curata e ben suonata ma abbastanza piatta e assolutamente il pezzo che meno mi ha colpito degli undici in lista, non propriamente un inizio col botto. 🙂
Si va meglio con Anymore in cui inizia a prendere il sopravvento il lato hard rock con una prova maiuscola di Allen e si arriva finalmente a toccare il cielo con l’ottima Until I Left You dove l’entrata in scena di Jeff Scott Soto porta all’esaltazione su di un pezzo che potrebbe benissimo trovare un posto d’onore nella carriera solista della dotata ugola. Il pezzo mette in mostra tutta la duttilità di Joel che con la sua chitarra gioca e bilancia in maniera perfetta il cantato di Jeff. Centro!
Da questo terzo pezzo in poi l’album sembra svegliarsi e prendere qualitativamente velocità, la successiva Long For The Days infatti porta alle nostre orecchie un inaspettato Russell Allen che “pettina” il suo “avversario vocale” Jeff con un ritornello cantato con una inaspettata dolcezza e gusto per la melodia fuori dal comune. Chapeau a Mr. Allen per la prova vocale e a Mr. Hoekstra per il songwriting di livello monumentale.
Come a voler ribaltare i ruoli, se Allen si prende lo scettro per ora sulla parte più melodic rock di questo Dying To Live, ecco che con Scream il buon Soto lo stende in metallica cattiveria facendoci dimenticare la partenza zoppicante di Say Goodbye to the Sun.
Russel Allen, dopo aver ben carburato si butta in una cavalcata vocale di stile sulle note di Never Say Never. Si inizia con la chitarra acustica e ci si butta in breve in un adrenalinico pezzo hard rock tutto muscoli.
Ancora una grande interpretazione da parte di Allen per un brano che riporta alla mente i Foreigner sulle note di Changes. Si cede il microfono a Jeff Scott Soto che concede le sue corde vocali ad un pezzo hard rock incalzante e dal tratto esotico.
Dying To Live è forse uno dei pezzi più particolari tra quelli proposti, fusion nell’incipit iniziale, metal nel cuore e hard rock spinto nell’animo! Ci vuole il suo giusto tempo per digerirlo nella sua interezza, ma il solo di chitarra è panico puro.
Start Again porta un po’ di solarità, con un ottimo Jeff Scott Soto nettamente a suo agio su queste tonalità facili e ariose.
Si chiude sulle note barocche di un duetto tra Jeff Scott Soto e l’ospite Chloe Lowery, arrivata direttamente dalla Trans Siberian Orchestra… What We Believe.

IN CONCLUSIONE

Mi aspettavo un buon album da Joel e non sono stato deluso. Si parte forse un po’ in sordina per poi risollevare le sorti di questo lavoro nel migliore dei modi. Si gioca sempre sulla chitarra del bravo artista americano che in generale piazza una serie di pezzi che spaziano toccando un po’ tutte le sfumature del rock, dal melodico all’hard, arrivando fino a sfiorate i lati taglienti del metal.
Belle ed incisive le prove delle due voci Russel Allen e Jeff Scott Soto con il primo che sulle distanza batte il secondo anche in virtù di sonorità su cui sinceramente non siamo abituati a sentirlo e su cui invece si trova perfettamente a suo agio tanto da oscurare a tratti l’ombra pesante di un peso massimo vocale nel “settore melodico” come lo è Jeff Scott Soto.
Anche se alcuni angoli avrebbero potuto essere meglio smussati, per concludere ci sta comunque tutto un bel… “Ebbravo Joel”!

 

© 2015 – 2018, Denis Abello. All rights reserved.

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