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Recensione

77/100

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China Sky – China Sky II – recensione

12 Febbraio 2015 8 Commenti Elena Aurë

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2015
etichetta: Escape Music

Tracklist:

01. One Life
02. The Road Not Taken
03. You’re Not The One
04. I Believe In You
05. I Wish I Could Fly
06. Enemy
07. I’m Survivor
08. The Richest Man In The World
09. You’ll Get Yours
10. The Darkness
11. Give It Up
12. Dreams I’ll Never See

Formazione:

Ron Perry - voce e chitarre
Richard Smith - basso e cori
Steve Wheeler - chitarre
Tim McGowan - tastiere
Bruce Crump - Drums

 

Tornare a calcare le scene del mercato discografico internazionale a distanza di 25 anni dal loro ufficiale scioglimento e a 27 dall’ ultimo, nonchè unico e a dir poco meraviglioso album, non è cosa facile. Ma gli stoici melodic hard­rockers statunitensi China Sky, con grande impegno e forti di un background artistico di notevole livello, ci riprovano, e, dopo lunga attesa, consegnano nelle mani dell’etichetta Escape Music il loro nuovissimo lavoro, in uscita il prossimo e ormai imminente 20 febbraio.
Il coraggio di provare ad eguagliare i fasti del passato e di un cd che, a parere di chi scrive, rasenta la perfezione e rappresenta un vero e proprio manifesto melodico adulto per gli appassionati del genere, è certamente encomiabile e si traduce in un secondo capitolo discografico che tenta di coniugare la tradizione classica a più moderni spunti creativi e compositivi da parte della band, che, peraltro, si presenta oggi con una rinnovata formazione: gli storici Ron Perry (voce) e Richard Smith (basso), vengono infatti raggiunti dalle new entries Steve Wheeler alla chitarra (in sostituzione del grandissimo Bobby Ingram), Tim Mc Gowan alle tastiere e Bruce Camp alla batteria.
Il songwriting e la produzione appaiono leggermente sotto tono rispetto a ciò cui forse eravamo abituati ma le prove artistiche del lead singer (la cui tonalità vocale appare ancora ottima se pur meno esplosiva rispetto ad un tempo) e dei restanti musicisti coinvolti, rendono comunque abbastanza convincente il giudizio complessivo del disco in esame.

La partenza è ottima e come avevamo già potuto intuire dal teaser di presentazione comparso su youtube alcuni mesi fa, il singolo “One Life” ci riporta alle ariose melodie degli anni d’oro, con un refrain assolutamente catchy unito a backing vocals d’impatto, tastiere avvolgenti e raffinate chitarre. Tutto procede esattamente come ci si aspettava da un così grande ritorno e, nella sognante ballad “The Road Is Not Taken” , Ron Perry ci colpisce nuovamente al cuore con una straordinaria prova vocale, densa di sentimento e calore interpretativo in un brano figlio dei migliori bagliori melodici nineties style.
You Are Not Alone” è un altra piccola perla sonora, forse uno dei migliori pezzi del cd, ricco di tutti gli elementi musicali che potremmo trovare nei tipici capolavori di fine anni ’80, in cui un efficaci riffs chitarristici s’intrecciano a cori ben eseguiti non scevri di richiami di classica estrazione Survivor.
In “I Believe In You” ci si sposta verso ritmiche più serrate e graffianti (che ben fanno da contraltare a ritornelli maggiormente “aperti” ed ariosi), mentre in “I Wish I Could Fly” i forti richiami acustici a stelle e strisce si fondono ad uno stile elettrico più tipicamente al passo coi tempi, portando ulteriore evoluzione in una tracklist tronfia di molteplici e disparate influenze. Proprio tale elemento sembra rappresentare il maggior punto di forza ma anche il più evidente limite di questo “China Sky II”, un album che pecca forse nell’offrire all’ascoltatore di turno un lotto di brani in cui risulta evidente la mancanza di un filo conduttore comune, cosa probabilmente riconducibile ad una fase di produzione improntata più alla cura del singolo episodio musicale che non al traguardo del vero e proprio lavoro d’insieme.

IN CONCLUSIONE

Il ritorno sulle scene dei China Sky si delinea come un capitolo discografico probabilmente differente da quanto atteso dai fans del loro omonimo debut album, una sensazione resa ancor più marcata dopo il lancio del primo notevole singolo “One Life”, quasi un manifesto di quanto intravisto nelle loro classiche ed anthemiche sonorità. Il resto del lavoro, invece, si muove con coraggio (e forse eccessiva temerarietà) tra episodi di estrazione altrettanto classica (come “Enemy” e “I’m A Survivor”) e tracce di ispirazione maggiormente attuale (“The Richest Man In The World” su tutte), cosa che, ne son certa, finirà per lasciare una sgradevole sensazione di amaro in bocca a tutti i fans del rock melodico adulto ottantiano. Un come­back inusuale e per molti aspetti “diverso”, che non mancherà di dividere in maniera netta le opinioni degli ascoltatori che si approcceranno al qui analizzato e discusso “II”.

© 2015 – 2018, Elena Aurë. All rights reserved.

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