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Recensione

85/100

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Bluerose – Fallen From Heaven – recensione

24 Dicembre 2011 Comment Denis Abello

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2011
etichetta: Autoprodotto

Tracklist:

01. Fallen From Heaven (intro: the fallen) *
02. Eyes To Eyes (intro: the desire)
03. Wasted (intro: the lostness)
04. Lonely Days (intro: the loneliness) *
05. Rock On (intro: the feeling) *
06. Power
07. On Through The Night (intro: the sorrow)
08. Born To Be In Love (intro: the love) *
09. No More Lies (intro: the guilt)
10. No One But You *

* migliori canzoni

Formazione:

Riccardo Scaramelli: Voce / Chitarra / Tastiere
Giuliano Soranno: Chitarra
Guido Lucchese: Basso
Cristiano Primosi: Batteria / Percussioni

 

Un concept album… questa la base di partenza di questo Fallen From Heaven, debutto indipendente ma in grande stile, degli italiani Bluerose. Per chi non lo sapesse in un concept album tutti i brani sono collegati tra loro e seguono un denominatore comune che in questo Fallen From Heaven è la storia di un Angelo caduto che porta il nome di Bluerose.
Per riuscire a donare inoltre un maggior senso di continuità i 10 pezzi che compongono l’album, la cui struttura si basa su un Hard Rock tra il sanguigno ed il melodico, vengono intervallati da 8 intro stumentali che viaggiano invece su sonorità tra l’ambient, l’aor ed il prog.
Questo fa in modo che l’album scorra come fosse un’unica canzone, o meglio in questo caso, come fosse un’unica narrazione… e a questo punto non ci resta che prendere per mano l’Angelo Bluerose e lasciare che ci conduca in questo suo viaggio…

Si parte con l’intro the fallen che con un’armonia celestiale ci introduce verso il pezzo Fallen From Heaven che da il vero via al disco e che porta alle nostre orecchie un pomposo Hard rock melodico. Sempre molto suggestiva anche la successiva intro the desire che in realtà lancia un pezzo potente in cui la chitarra la fa da padrona sulle note di Eye to eyes giostrandosi la scena con la voce di Riccardo Scaramelli.
La cupa intro the lostness ci fa continuare questo viaggio portandoci all’interno del sound tagliente e graffiante di Wasted. Brano molto duro che mette in risalto le buone doti tecniche del gruppo.
Dopo questa sferzata Heavy si fa strada con splendida maniera grazie all’intro the loneliness l’intimista Lonely Days, uno dei pezzi di alta caratura di questo lavoro. Ritorna in tiro l’Hard Rock con le successive Rock On (introdotta da the feeling) dall’ottimo refrain a cui seguirà la rocciosa Power
Dopo un intermezzo particolare come the sorrow entra in scena il sound arioso di On Through the Night che ci accompagna verso l’intro dai richiami prog di the love che apre il sipario per Born to be in Love, un bel dal sapore brano Aor in cui ancora una volta la band mette in risalto le sue ottime doti.
Volgiamo al termine dell’opera con l’intro the guilt che ci incammina verso gli ultimi due pezzi, l’affascinante No More Lies e la dolce chiusura di No One but You.

IN CONCLUSIONE

Album particolare per il genere. infatti se pur tutta la struttura dei 10 brani principali si basa su un Hard Rock abbastanza classico le idee innestate dal gruppo che si tramutano in questi 8 intermezzi strumentali e nel viaggio di questo Angelo Bluerose lo rendono pressochè unico.
I Bluerose devono andare quindi fieri del risultato ottenuto con questo loro primo e aggiungerei ottimamente riuscito album. Buono fra l’altro anche il lavoro fatto in fase di produzione, soprattutto tenendo conto del fatto che stiamo parlando di un disco autoprodotto, ma che sicuramente non sfigura nel panorama attuale.
Altro punto a favore è che pur trattandosi di un concept i pezzi hanno comunque il notevole valore aggiunto di risultare godibili anche presi a se stanti, ma il mio consiglio è sicuramente quello di godersi questo viaggio dall’inizio alla fine anche per godere appieno degli splendidi intermezzi che fanno da tramite tra i vari pezzi.
C’è da dire che la particolarità dell’album forse implica un ascolto più accurato rispetto ad altre produzioni più “classiche” del genere, ma sicuramente i Bluerose meritano ben più di un ascolto…

© 2011 – 2017, Denis Abello. All rights reserved.

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