LOGIN UTENTE

Ricordami

Registrati a MelodicRock.it

Registrati gratuitamente a Melodicrock.it! Potrai commentare le news e le recensioni, metterti in contatto con gli altri utenti del sito e sfruttare tutte le potenzialità della tua area personale.

effettua il Login con il tuo utente e password oppure registrati al sito di Melodic Rock Italia!

Recensione

90/100

Video

Pubblicità

Work of Art – In Progress – Recensione

15 Settembre 2011 17 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Aor
anno: 2011
etichetta: Frontiers

Tracklist:

01. The Rain
02. Nature Of The Game
03. Once Again
04. Never Love Again
05. Eye Of The Storm
06. Until You Believe
07. The Great Fall
08. Call On Me
09. Emelie
10. Fall Down
11. Castaway
12. One Step Away

Formazione:

Lars Säfsund – Voce
Robert Säll – Chitarre / Tastiere
Herman Furin – Batteria

 

 

Potevamo dimenticarci ancora a lungo di parlare di questo disco? Non credo proprio. E perciò eccomi qua pronto per i lettori di Melodicrock.it, emozionato il giusto nell’approcciarmi a “dire la mia” sull’attesissimo ritorno degli svedesi Work of Art , capitanati dal cantante Lars Säfsund e dal musisicista Robert Säll e qui pronti a bissare il successo del devastante (quanto inatteso) esordio Artwork del 2008, disco che fu elogiato da critici, fans del melodico e della buona musica in generale.

Il disco in questione, uscito ad agosto con titolo In Progress, ha tutte le carte in regola per stare in vetta alla classifica dei dischi più attesi di questo glorioso 2011. Vediamo ora se le aspettative sono state ripagate dalla qualità.

LE CANZONI

Pronti via con The Rain, brano d’apertura che fin da subito conferma le qualità espresse in Artwork, grazie a tastiere in primissimo piano, energia d’impatto e da vendere e una vocalità, quella di Säfsund, che si riconferma con pochi eguali al giorno d’oggi. Il cantanto è fresco, mai banale, stupendo protagonista di un pezzo che ha dalla sua un piacevole ritornello e comunque anche un bel lavoro di chitarre.
Ancora tutta tastiere è Nature Of The Game, canzone assoluamente poco banale e forte di un refrain letteralmente devastante, che non può che emozionare. Sicuramente tra i componimenti di maggior spessore dell’intero disco, questa traccia mantiene il ritmo del disco sostenuto, nonostante un piacevole rallentamento prima dell’assolo di chitarra e del finale.
Il primo calo di ritmo (ma non di qualità) arriva con quella che è la prima ballata, intitolata Once Again. Qui Lars ha la possibilità di mostrare tutta la sua estensione vocale, adattandosi alla perfezione al clima raffinato e “da tramonto” di questo brano. All’opposto, Never Love Again torna a sprigionare energia nota dopo nota e si riporta in perfetta linea con il sound dell’esordio. Bello il riffing, piacevoli le tastiere, in prima linea il basso (specie sul ritornello incalzante), ancora sopra la media le linee vocali.
Eye Of The Storm è un brano raffinatissimo, forte di influenze derivanti dal sound dei Toto (specie sui cori nelle strofe) e avvalorato da una produzione diamantina. Altra indubbia hit di questo lavoro, grazie anche a un ottimo assolo di tastiera che davvero sa emozionare.
Giro di boa con Until You Believe, sesta traccia e soffusa ballad, dai toni molto dolci e che acquista mano a mano energia dal primo ritornello in poi. Il songwriting è buono ma la traccia non sa andare oltre il “piacevole”, rivelandosi un po’ ripetitiva.
E’ il momento del singolo e video The Great Fall, brano maestro per intensità e composizione, con la chitarra a intrecciarsi magicamente con la tastiera, in un tutt’uno che ha del miracoloso. Inutile sprecare altri elogi per la voce di Safsund, ancora una volta ciliegina sulla torta di un pezzo da ricordare.
Irresistibile è anche Call On Me, con il cantato di Lars davvero molto sensuale e caldo lungo tutte le strofe e precisissimo sul ritornello, che però risulta sì efficace ma poco originale. Pazienza, perchè a compensare questa lieve carenza sono gli ottimi cori e il pregievole lavoro di tastiere.
Ed è il momento di Emelie, ovvero la Traccia (con la T maiuscola) del disco. Ritornello spaziale, immediato, da cantare fin dal primo ascolto. Lars che impersona Mark Free, per approccio e stile.. ed è tutto dire. Arrangiamenti curati, tastiere molto presenti e perfettamente bilanciate con il lavoro di chitarra.. Insomma, siamo davanti a una delle migliori tracce del 2011.
Componimento #10, Fall Down ha l’arduo compito di venire dopo la Traccia descritta sopra, ma sa non sfigurare e anzi diverte con i suoi fortissimi richiami ai Toto, specie per il lavoro di tastiera sempre in primissimo piano accanto alla voce di Safsund. Un pezzo che trasmette tanta allegria.
Penultima canzone, Castaway ha tutte le carte in regola per ricordare i cari e vecchi Giant. Lars e Sall si trasformano nei fratelli Huff e anche la produzione si fa qui meno nitida e più stelle e strisce, tanto che qua e la si potrebbero ascoltare anche rimandi al Bon Jovi anni ’80. Non parliamo del ritornello perchè, mi stufa quasi dirlo, la voce di questo disco non è di questo pianeta.
Chiude One Step Away, canzone in bilico tra Toto e Chicago e 100% in stile westcoast. Ricca di sentimenti e sensazioni, perfetta da ascoltare (come canone del genere vuole) la sera in auto, è una chiusura precisa e raffinata al punto giusto, per un album che..

IN CONCLUSIONE

Un album che conferma e bissa a pieni voti quanto espresso dalla band svedese nel 2008. Se sia meglio questo disco o l’esordio lo lascio decidere a voi (ma per me qui la band è più matura e si sente), quel che è certo è che ci troviamo di fronte a una realtà musicale che ora può dirsi affermata e che ha delle qualità che la fanno stare di diritto sopra la media. I brani sono tutti di rilievo e i pochi cali che ci sono rimangono comunque mai troppo netti. Forse, e per certi versi questo è un augurio più che una critica,  non siamo davanti ancora al disco massima espressione di questa band. Con ciò voglio dire che le qualità sono indubbie e tutto fila liscio, però forse si ci può aspettare ancora di meglio da questo gruppo, straordinario per tecnica, energia e capacità di trasmettere emoziosni all’ascolatore. Insomma, siamo ancora ben lontani dai livelli qualitativi dell’AOR anni’80 e forse non ci troviamo neppure di fronte al disco dell’anno, ma se dobbiamo sperare in qualche band attuale per bissare quei fasti, beh, perchè non puntare proprio sui Work of Art?

 

© 2011 – 2022, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

Print Friendly, PDF & Email

Ultime Recensioni

Devi essere registrato e loggato sul sito per poter leggere o commentare gli Articoli

17
0
Would love your thoughts, please comment.x