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Recensione

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Voyager X – Magic – Recensione

10 Aprile 2024 1 Commento Giorgio Barbieri

genere: Prog Rock/Metal
anno: 2024
etichetta: Dr.Music Records

Tracklist:

01 – Janus face
02 – Hypnotize you
03 – Magic
04 – You crossed my way
05 – I recognize you
06 – Don’t lose the path
07 – C’mon live your dreams together
08 – Walk the dead line
09 – Crime of the century

Formazione:

Mario Gansen: Vocals
Stephan Baumgärtner: Guitar
Jörg Schreiber: Bass
Chris Mordek: Keyboards
Peter Webert: Drums

Contatti:

https://voyager-x.de/
https://www.facebook.com/voyagerxband

 

A volte le indicazioni fuorviano e dovendo per forza mettere il genere musicale suonato dai tedeschi Voyager X nel corpo della recensione, ho scritto prog metal, ma per essere più precisi, nella musica della band di Mario Gansen c’è tanto altro e il metal ci sta , ma soprattutto c’è quel prog melodico che tanto ha fatto la fortuna di Marillion e Saga, però qua e là, fanno capolino Queensryche e i Savatage degli anni novanta, quindi le indicazioni di massima non vanno tanto lontano dalla descrizione.
Detto questo, svisceriamo “Magic”, album che originariamente i Voyager ( la X è stata aggiunta ultimamente per non incorrere in problemi legali con altre band dallo stesso nome) registrarono nel 1997, ma che non vide mai la luce a causa dello scioglimento improvviso della band stessa, ora, dopo ben ventisette anni, i cinque musicisti hanno deciso di riunirsi e far uscire, finalmente, quel disco e devo dire la verità hanno fatto bene, poiché l’album suona ancora adesso fresco ed era davvero un peccato che rimanesse fermo ai box.
E’ proprio il primo brano “Janus Face” a far pendere l’ago della bilancia verso il prog metal, ma non pensate subito ai Dream Theater, anzi se vogliamo a tutti i costi trovare un punto di contatto , mi vengono in mente i Vanden Plas, con Mario Gansen sugli scudi e autore, nel corso di tutta la durata dell’album di una prova comunque maiuscola, avvicinandosi al grande Bernie Shaw degli Uriah Heep, la successiva “Hypnotize you”, primo singolo estratto, si muove più sinuosa, cadenzata e stride un po’ con il testo tristemente attuale che parla di come i media sviino l’attenzione delle masse sui veri problemi del mondo, la title track è un hard molto melodico che se non fosse per le vocals energiche di Mario, potrebbe essere tranquillamente un pezzo aor e l’uso delle tastiere è lì a dimostrarlo, si continua nel segno della melodia con la struggente ballad pianistica “You crossed my way”, davvero qualcosa di emozionante, ma quindi è tutto rose e fiori?
E no, perché la successiva “I recognize you” è tanto easy quanto scontata e per la prima volta Mario sbrocca con le sue vocals sguaiate e totalmente fuori contesto in un pezzo che sa quasi di west coast, per fortuna arriva “Don’t lose the path” a risollevare le sorti di un album che stava adagiandosi in una fase di stanca, pur iniziando tranquillo, il pezzo si dipana pieno di tensione in un crescendo neo prog interessante, ma quindi l’hard rock se lo sono dimenticato i nostri?
No, e “C’mon live your dreams” è lì a dimostrarlo, pur con delle tastiere molto americaneggianti, alza il livello di testosterone, con riff energici e un assolo ispiratissimo, il terzo singolo estratto “Walk on the dead line”, che tratta di un argomento molto scottante, ossia quello dei condannati a morte, reclusi e giustiziati, per poi essere riconosciuti innocenti e anche qui ci troviamo di fronte ad un brano pieno di tensione, ispirato, che però a mio parere si interrompe proprio quando dovrebbe decollare definitivamente, insomma, un mezzo passo falso; parlavo di leggere influenze prog metal all’inizio ed ecco che in chiusura arriva “Crime of the century” a sostenere questa mia affermazione, il pezzo è vario e vigoroso, incisivo nei riff, con un altro assolo ispiratissimo e l’hammond che da quel tocco a-la Heep sempre valido.

Sicuramente in questo panorama così inflazionato di un gruppo come i Voyager X Probabilmente non si sarebbe sentita la mancanza, ma come già detto, il disco andava portato alla luce perché comunque contiene spunti validi, che devono a mio parere, essere più focalizzati per capire cosa i nostri vogliano fare da grandi e credo che dopo ben ventisette anni di attesa, la band abbia idee sicuramente più precise su quale strada prendere e come far evolvere il loro sound, già di per se abbastanza vario, ma poco focalizzato, insomma c’è tanta carne al fuoco,  anche se magari non tutta è cotta a puntino, staremo a vedere…

© 2024, Giorgio Barbieri. All rights reserved.

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