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Holler – Reborn – Recensione

26 Marzo 2024 3 Commenti Vittorio Mortara

genere: Aor
anno: 2024
etichetta: Scarlet Records

Tracklist:

Do You Believe
I Don't Want
Music Is The One
Into Me Forever
Those Eyes
Falling Apart
Wrong Words
Don't Walk Away
Invisible Man
How Long
Without You
Within Me
Yuli

Formazione:

Terence Holler - Voce

Denis Chimenti - Chitarra

Matteo Chimenti - Tastiere

Leonardo Peruzzi - Basso

Alex Gasperini – Batteria

 

Gli Holler sono il nuovo progetto del cantante dei power/trash/prog metallers Eldritch, Mario Tarantola, alias Terence Holler appunto. Scritturati una manciata di italici musicisti (la lineup sembra la formazione di una squadra di ex calciatori di serie A), l’attempato metallaro sforna un disco decisamente più virato verso l’AOR e l’hard melodico rispetto ai suoi precedenti. E tutto sommato i ragazzi se la cavano bene con gli strumenti e la produzione non è la peggiore che abbia sentito ultimamente.

E le movenze groovy del singolo “Do you believe” posto in apertura fanno ben sperare…  anche perché l’ottantiana “I don’t want” sembra confermarne i buoni auspici. Ma già con “Music is the one” l’insieme comincia a scricchiolare. La voce di Terence non entusiasma e il brano naviga su lidi scontati. Spiagge lambite anche da “Into me forever”. Il primo slow “those eyes” ha linee vocali non esattamente piacevoli: sembra che il buon Holler non sia proprio a suo agio con il genere. La danzereccia “Falling apart” offre qualche gradevole spunto ma si perde per strada. L’inascoltabile “Wrong words” cede il passo ad un altro lento “Don’t walk away”, parecchio simile al primo. Ma è ascoltando “Invisible man” che mi rendo conto che la tonalità del singer italo americano su questo genere musicale, alla lunga, diventa vagamente fastidiosa. E così anche la badanimalesca “How long” finisce per lasciare insoddisfatti. “Without you” è un alta semi ballad che offre qualche spunto in più, pur senza entusiasmare. Ancora fiera dell’ovvio sulle note di “Within me” ed è tempo di chiudere con l’ultima ballad “Yulia”, forse la più piacevole del lotto.

Che io mi ricordi, l’unico precedente di un’ugola power metal prestata alle melodie dell’AOR è stato il progetto Place Vendome. Ma, in quel caso, Kiske ha offerto una prestazione interpretativa a mio avviso eccellete. Terence Holler su questo disco non riesce proprio a convincermi. Sembra il classico pesce fuor d’acqua. La cosa che manca di più tra le note di queste canzoni è proprio la capacità espressiva in grado di generare emozioni. Se siete fans degli Eldritch date un ascolto. Altrimenti passate oltre.

© 2024, Vittorio Mortara. All rights reserved.

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