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Recensione

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Caligula’s Horse – Charcoal Grace – Recensione

26 Gennaio 2024 4 Commenti Samuele Mannini

genere: Progressive Rock/Metal
anno: 2024
etichetta: Inside Out

Tracklist:

The World Breathes With Me (10:00)
Golem (05:20)
Charcoal Grace I: Prey (07:48)
Charcoal Grace II: A World Without (06:48)
Charcoal Grace III: Vigil (03:22)
Charcoal Grace IV: Give Me Hell (06:13)
Sails (04:31)
The Stormchaser (05:57)
Mute (12:00)

Formazione:

Jim Grey – lead vocals
Sam Vallen – lead guitar
Josh Griffin – drums
Dale Prinsse – bass

 

Che la pandemia degli anni passati sia stata per molti un momento catartico dove ripensare la propria esistenza e guardare il mondo attraverso lenti mai indossate prima è un dato di fatto incontrovertibile. Naturalmente c’è chi ha interiorizzato la cosa e chi, come molti artisti, ha deciso di esteriorizzare questa esperienza quasi come a volerla esorcizzare ed anche i Caligula’s Horse appartengono a questa categoria. Il mood si nota già dalla copertina dove i paesaggi bucolici e solari di In Contact e Rise Radiant, vengono sostituiti da un oscuro vortice introspettivo dominato da tonalità cupe.

Naturalmente anche la musica segue questo oscuro vortice emozionale e risulta più cupa e tagliente che in passato, la chitarra è come uno scalpello che incide solchi dolorosi dentro l’anima e l’uso più marcato della voce filtrata aggiunge una sorta di sotterranea inquietudine, mentre il martellare ossessivo della sezione ritmica sottolinea il disagio che regna sovrano anche nei testi. Non che manchino le aperture più melodiche come per esempio in Vigil o Mute, ma sono più dosate che nei precedenti album e sicuramente più votate al sottolineare l’ansia di fondo che permea tutto il disco.

Per quanto riguarda la qualità siamo su livelli comunque eccelsi. L’incedere del disco mi fa lo stesso effetto che, a suo tempo, mi fece ascoltare Awake, dopo aver adorato le atmosfere di Images & Words l’assimilazione non fu facile, ma l’amore scoccò comunque. Si sentono contemporaneamente, sia la continuità artistica che il cambio emozionale e di toni compositivi, rendendo l’ascolto di Charcoal Grace una specie di scoperta, come quando torni in un luogo familiare dopo molto tempo e scorgi dettagli che mai avevi notato prima.

In sostanza dunque un disco da scoprire assolutamente, da esplorare con cautela e circospezione per coglierne tutte le numerose nuance oscure che lo caratterizzano, se poi, come me, preferite le atmosfere più aperte e solari dei due precedenti lavori, pazienza, perché comunque ciò non impedirà di gustarvi a pieno questo capitolo di una band ormai assurta al ruolo di portabandiera del moderno progressive.

© 2024, Samuele Mannini. All rights reserved.

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