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Recensione

93/100

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Boulevard IV – Luminescence – Recensione

16 Settembre 2017 28 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Melodic Rock
anno: 2017
etichetta: MelodicRock Records

Tracklist:

1. Out of the Blue
2. Life Is a Beautiful Thing
3. Laugh or Cry
4. What I'd Give
5. Come Together
6. Runnin' Low
7. I Can't Tell You Why
8. Confirmation
9. Slippin' Away
10. What Are You Waiting For
11. Don't Stop the Music

Formazione:

David Forbes – voce
Mark Holden – sax
Andrew Johns – tastiere e voce
Dave Corman – chitarra e voce
Randall Stoll – batteria
Cory Curtis – basso

 

Niente da fare, quando entrano in campo i fuoriclasse la partita prende immediatamente la giusta piega e segnare un gol, beh, è decisamente scontato. Ecco allora che i cult AOR rockers canadesi Boulevard, nati nel 1984 su idea del sassofonista Mark Holden e guidati dalla unica voce di David Forbes, ritornano sulle scene – dopo ben 27 anni di silenzio discografico – con un nuovo album a titolo Luminescence, in uscita per il 22 settembre 2017 su MelodicRock Records. Spazzando via la concorrenza con il suono puro di ogni loro singola nota..

Eh sì, perchè Luminescence non lascia spazio a dubbi, ed è uno di quei rari dischi (ne ascoltiamo in media uno ogni quattro o cinque anni) che riesce a suonare inconfondibile – perchè sempre personale e puro – in ogni sua canzone, dall’inizio alla fine senza un calo o un accenno di riempitivo. Qui tutto è al massimo livello ed eseguito con la massima energia, tanto che ogni composizione suona come frutto dell’elité più assoluta del songwriting di genere AOR, con undici tracce frizzanti, introspettive, mature, emozionanti, vive come poche, tutte suggellate da un’ottima performance di musicisti di indubbia esperienza, e da una produzione di prima qualità effettuata presso uno dei migliori studi al mondo: l’Abbey Road.

E allora eccoli i nostri paladini, (quasi) tutti oggi riuniti in questa nuova incarnazione dei Boulevard. C’è il cantante David Forbes, in splendida forma vocale e decisamente sul pezzo nell’interpretazione di ogni canzone. Ma ci sono anche Mark Holden al sax, vero fulcro di questi brani con il suono e lo stile unico del suo strumento – che integra e compensa le chitarre in modo eccellente -, e Andrew Johns, anche lui in primissmo piano con le sue inconfondibili tastiere e con la sua voce di supporto. Con loro, il bravissimo batterista Randall Stoll, nel gruppo già nello storico Into The Street, che trova nel neo-ingresso Cory Curtis al basso il compagno adatto nella crezione del groove solido di cui gode questa registrazione. Senza dimenticare l’ultima novità in programma, ovvero Dave Corman alla chitarra e voce, grande rivelazione per tecnica e gusto musicale, che ha il merito di rendere energico e di stile ogni singolo riff da lui suonato.

Insomma, i Boulevard riescono, anche in questo millennio, a dimostrare di essere inarrivabili nel loro gusto compositivo e perfettamente coesi, decisi tutti insieme a raggiungere il traguardo della vetta della classifica fin dalla primissima traccia in lista, ovvero quella divertente e corale Out of the Blue che ha il dono di saperci incollare alle casse dello stereo fin dal suo avvio. Dopo di lei, ecco la epica e motivazionale Life Is a Beautiful Thing, avvincente ed orecchiabile nel suo refrain, seguita da una Laugh or Cry che – a suo modo – va a rispolverare un po’ gli Chicago e un po’ gli Asia, unendo il gusto pomp a un inconfondibile insieme orchestrale, di certo impatto! Da brividi poi la prima ballad del lotto, What I’d Give, ispirata nel testo e nelle melodie, e toccante come poche, come pure Come Together, che ha in sè echi moderni, senza però rinnegare mai le basi AOR e rock su cui fa fondamento.

Poi, l’ariosità del sax e delle melodie di Runnin’ Low ci porta verso le nuove emozioni di una I Can’t Tell You Why che sembra rubata a un recente disco di Geoff Downes nella Downes Braide Association, e che è un monumento all’AOR di classe e suonato secondo i dettami della musica come si deve. E’ dura scegliere, ma in fin dei conti direi che è una delle mie preferite del lotto. Segue Confirmation, una ballad carica di emozioni, che apre solitaria in un piano-voce da urlo per trovare all’improvviso una ricamata coralità che la fa salire di tono, e che la rende semplicemente monumentale. Molto bella anche la più canonica Slippin’ Away, una traccia melodic rock dotata – tra le altre cose – di bellissime chitarre, che anticipa l’ultima ballad del disco, la intima e delicata What Are You Waiting For, a lungo acustica ma pronta ad esplodere di carica rock con l’avanzare dei suoi minuti. Chiude infine l’opera l’inno Don’t Stop the Music, che sintetizza al suo interno tutto il meglio di quello che abbiamo ascoltato lungo il minutaggio del platter, elevandosi a puro simbolo del rinnovato amore per la musica di questo gruppo canadese. Da sempre, unico nel suo genere.

IN CONCLUSIONE

E va beh, c’era da aspettarselo: salvo colpi di scena (che magari arrivassero da qui a fine 2017!), con Luminescence siamo al cospetto del disco dell’anno nell’ambito del rock melodico. Nonchè di una delle migliori release in assoluto del nuovo corso dell’AOR.

Un album da assaporare nota dopo nota, e da riascoltare più e più volte per scoprirne ogni sfacettatura. Vario e levigato. Inconfondibile. Perfetto.

© 2017, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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