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Recensione

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Magic Dance – Vanishings – recensione

15 Gennaio 2017 9 Commenti Denis Abello

genere: Sinth Pop / AOR
anno: 2016
etichetta: Indipendente

Tracklist:

01. Another Lost Boy
02. When We Were Young
03. The Mirror
04. I Need a Name
05. Love Was Not Enough
06. I Wanna Know
07. Fighting the Fire
08. Better Than No Hand
09. Still Haunting Me
10. So Far Away From Home
11. Lost [Bonus Track]

Formazione:

Jon Siejka - voce, sinth e strumenti
Tim Mackey - chitarra solista in "Another Lost Boy", "When We Were Young", "I Wanna Know", "Fighting the Fire"
Kevin Krug - basso

Contatti:

https://www.facebook.com/magicdancemusic/
https://magicdance.bandcamp.com/album/vanishings

 

Ve lo ricordate il sinthpop anni ’80, quel suono fatto di cromature e scintillanti dettagli che aveva contagiato anche l’AOR. Bene, sta tornando! E’ da circa un anno che pare si stia ridiffondendo la passione, o forse per ora più la curiosità, verso questo tipo di musica.
Nel sottobosco underground ed indipendente stanno nascendo così validi progetti legati a queste sonorità, parlando di melodic rock mi viene in mente l’ottimo ep pubblicato dai Lebrock o puntando su un territorio più pop oriented non si può non consigliare l’ottimo Endless Summer dei The Midnight
… ed ora appaiono questi Magic Dance che, anche loro in maniera completamente indipendente, pubblicano un album di cui sarebbe un delitto non parlare su queste pagine.
Questo Vanishings infatti riporta i suoni sintetizzati di prepotenza in territori assolutamente AOR proponendo una serie eccezionale di pezzi AOR che giocano su un songwriting di prim’ordine unito allo stile unico e “vintage” che il sound “sinth” sa regalare.
In realtà a voler ben vedere, questi Magic Dance, più che una band sono un progetto dietro cui si cela il nome di Jon Siejka, greco di origini ma ormai naturalizzato americano.
A lui infatti si devono tutti i pezzi che compongono questa opera, sua è la voce e suoi molti degli strumenti usati con l’esclusione della chitarra solista affidata alle mani di Tim Mackey ed il basso in quelle di Kevin Krug.

Pezzi carichi, ritmi sostenuti intervallati a suadenti melodie, suoni affascinanti ed eterei, soli di chitarra cromanti, ficcanti e provocanti. Questi sono gli ingredienti dei pezzi che vanno a comporre questo Vanishings.
Si gioca sempre su un territorio di frontiera tra AOR e Pop ed il risultato, lasciatemelo dire, è uno degli album più interessanti che il 2016 ci ha messo tra le mani.
Tutto è al posto giusto, il solo di chitarra, il ritornello o il tocco soffuso delle tastiere appaiono nel momento perfetto in cui la nostra voglia di musica se li aspetterebbe e così non resta che scegliere quali sono i nostri pezzi preferiti del lotto.
Another Lost Boy, When We Were Young, I Need A Name, Love Was Not Enought, I Wanna Know, Fighting The Fire, Still Haunting Me, So Far Away From Home faranno la gioia di chi ha amato questo tipo di musica così dannatamente anni’80.

IN CONCLUSIONE

Il voto in alto parla da se, l’album mi è piaciuto, eccome se mi è piaciuto!
A onor del vero gli manca una produzione lussuosa, forse una voce ancora più raffinata (anche se Jon se la cava) e quell’esperienza che un team di professionisti alle spalle potrebbe fornire ad un progetto di questo livello, e se avessimo tutto questo per il sottoscritto saremo così di fronte ad un piccolo capolavoro, ma già così com’è il risultato merita comunque un voto eclatante… perchè per il resto a questo lavoro non manca nulla… soprattutto non gli manca il “coinvolgimento” che riesce ad avere sull’ascoltatore. Un pezzo tira l’altro e l’ascolto avviene tutto d’un fiato… ultraconsigliato a chi è in cerca di quel vecchio sound scintillante che il sinth regalava o a chi cerca un album AOR soft, cromato e dai lineamenti pop!

© 2017, Denis Abello. All rights reserved.

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