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Recensione

90/100

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Miss Behaviour – Ghost Play – recensione

22 Settembre 2016 11 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Rock
anno: 2016
etichetta: AOR Heaven

Tracklist:

01. Friendly Fire *
02. The Magician
03. Pain And Passion *
04. The War Inside *
05. Savage Heart
06. Brothers Of War *
07. Never Say Never *
08. Ghost Play *
09. Night Moves *
10. Walking In Shadows *
11. All Eyes On You
12. Save The World *

* migliori pezzi

Formazione:

Sebastian Roos - voce
Erik Heikne - chitarra
Henrik Sproge - tastiere
Niclas Lindblom - basso
Magnus Jacobson - batteria

Contatti:

www.missbehaviour.se
www.facebook.com/missbehaviourofficial

 

Continua la crescita artistica dei Melodic Rocker Miss Behaviour ormai giunti alla soglia importante del quarto album in studio. Parlavo di crescita perchè è proprio quello che ritengo abbiano fatto i nostri, maturando artisticamente disco dopo disco. Partendo dal loro primo album del 2006 Heart of Midwinter, che mostrava un differente vocalist e alcune lacune sia di esecuzione che di songwriting, i Miss Behaviour trovano la loro dimensione con Last Woman Standing del 2011 (qui la recensione) in cui fa l’ingresso in formazione il cantante Sebastian Roos.
Album più maturo rispetto al debutto e che mostra una band giovane e dinamica in grado di migliorarsi e di portare avanti le proprie idee in un ambiente combattivo e inflazionato come quello del melodic rock di matrice Svedese. Il percorso della band continuerà con il seguente Double Agent del 2014 (qui la recensione) che cementifica la buona fama che la band ha saputo acquisire negli anni.
Se Double Agent è stato una conferma, a questo punto diventa quasi lecito aspettarsi da questo nuovo Ghost Play un ulteriore passo in avanti che si dovrebbe tradurre in un centro quasi perfetto da parte della band!

L’inizio non delude, si parte a velocità sostenuta sulle note di chitarra e sulle onnipresenti ed eteree tastiere, marchio di fabbrica dei Miss Behaviour, di Friendly Fire. Da subito si fa notare l’ottimo lavoro fatto in fase di prouzione da Patrik Magnusson (Crashdïet & Mick Mars). I suoni sono limpidi, puliti e i vari strumenti risultano tra loro ben bilanciati.
Ottima la linea del coro che segue The Magician, un pezzo di “heavy AOR” ben riuscito ed impreziosito da un riff di chitarra ficcante. Si continua con note di AOR sporcate di grezzo hard rock, soprattutto per il sound imposto dalla chitarra, anche con la successiva Pain And Passion. Ritornello ammaliante e dal sapore traditore e avvelenato come un pezzo con questo titolo richiede.
Dopo un inizio su note di un AOR abbastanza “pesante” ci si indirizza su territori più classicamente AOR e Melodic Rock e ci si lascia così trasportare da pezzi baciati da ottimi arrangiamenti come la laconica The War Inside e la tastierosa e molto “old style” Savage Heart.
Una spanna sopra per chi cerca un pezzo AOR / Melodic Rock giocato su tastiere patinate e chitarre docili e cromate ce lo regala la bella Brothers Of War. Songwriting di livello, bella prova vocale e ancora una volta arrangiamenti studiati alla perfezione, il tutto impreziosito da un immancabile solo di chitarra.
Più sbarazzina ma non meno curata risulta anche la successiva Never Say Never anche se l’altro calcio in bocca arriva sulle note della titletrack Ghost Play che riporta alla mente una marea di colonne sonore targate anni ’80 con quel suo sound “al neon” di tastiera.
La palma di pezzo più hard rock del lotto se la aggiudica Night Moves che per quanto classica non ricade mai nello stuccevole o nel troppo prevedibile. Altra bella prova della band.
Ultimi pezzi e troviamo ancora il tempo di gustarci una bella perla come l’epico power AOR che si sprigiona sulle note di Walking In Shadows o la dolce malinconia che ci avvolge su Save The World. Molto toccante la prova vocale di Sebastian Roos su quest’ultimo pezzo.

IN CONCLUSIONE

I Miss Behaviour sono una band che ammetto di seguire ormai con un occhio di riguardo sul vasto ed affollato panorama internazionale. Partiti in sordina hanno saputo crescere album dopo album arrivando a crearsi, tra errori e successi, una loro identità ben definita e che in un periodo di “stagnazione creativa” Svedese li posiziona a mio parere un gradino sopra ad altre realtà loro conterranee.
Così se il precedente Double Agent è stato una conferma delle buone potenzialità messe in scena con Last Woman Standing, questo Ghost Play ne è qualitativamente un sicuro passo in avanti. Uscita molto interessante e curata che merita sicuramente più di un ascolto distratto per poter essere ben assimilata e apprezzata!

© 2016, Denis Abello. All rights reserved.

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