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Recensione

95/100

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Harem Scarem – Thirteen – recensione

03 Dicembre 2014 39 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Rock
anno: 2014
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

01. Garden of Eden *
02. Live It *
03. Early Warning Signs
04. The Midnight Hours *
05. Whatever It Takes *
06. Saints and Sinners
07. All I Need *
08. Troubled Times
09. Never Say Never *
10. Stardust *

* migliori pezzi

Formazione:

Harry Hess - voce, cori, tastiere
Pete Lesperance - chitarre, basso, tastiere
Creighton Doane - batteria
Darren Smith - cori

 

“Sapersi evolvere senza per questo tradire il proprio passato”! In un ipotetico dizionario Zanichelli dell’AOR dopo questo Thirteen sotto la parola Harem Scarem probabilmente trovereste questa definizione! Non intendo girarci intorno, ma questo nuovo rilascio a firma Harem Scarem è un album veramente bello che riesce a mescolare con magnifica semplicità e maestria la gran classe di una band dal carisma e dalla tecnica di un livello superiore con un sound dal taglio attuale ed un songwriting riuscito e galvanizzante.
Introduzione che sa più di conclusione di recensione ma che non potevo aspettare fino al termine di questo fiume di parole per esplicarla! Thirteen segna l’evoluzione di una band che ha saputo in maniera magistrale rinnovare se stessa portando il suo essere ad un nuovo stadio mantenendo quel suo tocco fatto di melodia e classe che l’hanno resa grande. Finiti i tempi dei capelli cotonati e dei jeans attillati, dopo un periodo intermedio altalenante che ha visto a mio parere la band alla ricerca di una sua nuova personalità, ecco che con Thirteen gli HS siglano il loro nuovo status.

Garden of Eden mette da subito in chiaro quello che è il tridente di attacco di questo Thirteen, la voce di Hess in ottima forma, la chitarra di Lesperance che ancora una volta dimostra la sua eclettica bravura ed un songwriting che riesce a risultare moderno ed incisivo ed evitare quindi di essere troppo nostalgico o stucchevole mantenendo però al contempo il carattere rock melodico che è insito nel sound che un fan della band si aspetterebbe dagli Harem Scarem.
Sicuramente uno degli inizi più spiazzanti di questo Thirteen lo troviamo sulle prime note di Live It. E’ come se ci trovassimo di fronte un avversario temibile ma conosciuto che sulle prime ci spiazza con un anomalo giro di chitarra ed un’inaspettata impostazione vocale per poi assaltarci con la solita gragnola di pugni durante il coro in perfetto stile Harem Scarem! Con il tempo adorerete il solo di chitarra su quella base di tastiere!
Leggermente più rocciosa nel riffing Early Warning Signs ci accompagna fino a quello che ritengo essere il cuore più “classico” di questo lavoro, cioè il duo The Midnight Hours e Whatever It Takes. The Midnight Hours sfodera un ritornello in puro stile HS con una chitarra leggermente più defilata, mentre Whatever It Takes è senza giri di parole una delle più belle ballate dell’anno. Baciata da un tocco di pianoforte iniziale, dalla voce calda ed intensa di Hess e da un crescendo di emozioni che porta fino allo splendido ritornello ed al delicato solo di chitarra. Insomma, quello che ci si aspetterebbe da una ballata degli HS ai giorni nostri.
Saints and Sinners gioca ancora sulla chitarra sempre ottima di Lesperance e su un ritornello riuscito che esalta la voce di Hess ma è con All I Need che si torna a volare nuovamente in alto e si strizza l’occhio al rock più pop con un coro classico e frizzante! Trouble Times impiega qualche momento per entrare in circolo e si rifà al più recente passato della band di album quali Higher e Overload.
Ci avviciniamo in chiusura e restano ancora solo più due colpi in canna, ma sono colpi piazzati con precisione da cecchino. Se già la semi lenta Never Say Never riesce ad ammaliare con la sua struttura ed il suo incedere è con la splendida Stardust che forse si tocca il momento più alto di questo lavoro.
Inizio molto particolare con chitarra, batteria e voce in continuo contrasto tra loro ma che ben presto diventano un tutt’uno e piazzano un colpo da maestro sul ritornello che avvolge l’ascoltatore grazie alla sua melodia ed alla perfetta ed appassionante esecuzione di Harry Hess.

IN CONCLUSIONE

Questo Thirteen mette in mezzo tante cose nuove e ricercate, due parole che all’orecchio di chi è saldamente ancorato al classico melodic rock solitamente suonano come veleno, eppure riesce nell’impresa di non tradire mai le sue radici. Così se i giochi di chitarra risultano di classe e ricercati in quasi ogni pezzo non manca mai il tocco portato in scena da un riff di chitarra, dalla voce di Hess o da un ritornello come quello di Stardust che con la mente ci riporta indietro di anni.
Con questo Thirteen gli Harem Scarem mostrano al mondo la loro caratura, segnano un passo importante nella loro carriera e si fanno portabandiera di un melodic rock moderno e di gran classe!

© 2014 – 2018, Denis Abello. All rights reserved.

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