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Lawless – R.I.S.E. – Recensione

18 Novembre 2014 7 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Melodic Hard Rock / NWOBHM
anno: 2013
etichetta: Escape Music

Tracklist:

1. 1914 (Ghosts of No Man’s Land) 5:43
2. Pain 3:31
3. Rise 4:01
4. Twisted and Burned 4:40
5. Song for A Friend 5:01
6. Kiss My Glass 3:50
7. Dead Man Walking 4:17
8. Heavens Raining 5:34
9. How Long 4:29
10. Diamond In The Rough 4:14
11. Is this The End Of The World 4:45

Formazione:

Paul Hume (Demon) - Vocals, Rhythm Guitar
Howie G - (Ex Persian Risk) Guitars
Neil Ogden (Demon) - Drums
Josh (Tabbie) Williams (Ex Headrush)

 

A 18 mesi dal debutto, quel Rock Savage tanto osannato da fans e critica di settore, gli inglesi Lawless si riconfermano autori di una ottima proposta musicale con il loro secondo LP, intitolato R.I.S.E. e di prossima uscita sempre su Escape Music.

I due Demon Neil Ogden e Paul Hume mantengono infatti il loro nuovo progetto ancorato alla tradizione musicale hard rock/heavy metal anni’80, con un sound personale influenzato ancora da Tyketto, Queensryche, Dio, Saxon, Pretty Maids, Scorpions e compagnia bella. Perfettamente in equilibrio su una corda che vuole, in caso di caduta, alla sua destra la scena hard rock e alla sua sinistra quella heavy metal, i Lawless fanno gli acrobati, e non mancano di potenziare il sound massiccio e maschio di ogni loro canzone con un enorme apporto di melodia e coralità sui ritornelli, così da rendere catchy e carica di appeal ogni composizione. Con una produzione farcita di suoni d’annata, caldi e nitidi nel sonoro di ogni strumento, Howie G alla chitarra leader sale letteralmente sugli scudi, presentando una serie di riff e passaggi da cardiopalma, che ci fanno rivivere gli anni ottanta in ogni loro nota. Bello anche il lavoro ritmico carico di groove e cavalcante di Neil Ogden e del bassista Josh (Tabbie) Williams, ma è ancora Hume a dare al prodotto l’ultima artigliata verso il successo, grazie a vocalizzi grintosi e intonati, supportati egregiamente dalle coralità dei colleghi.

Al via con la solida 1914 (Ghosts of No Man’s Land) che fa da riuscita opener al platter, i Lawless lavorano così a una nuova tracklist ricca di momenti di grande qualità, e molto varia. E infatti, Pain, la seconda traccia del lotto, è una brillante cavalcata metal alla Saxon, contrapposta in parte a Rise, un pezzo hard rock alla Tyketto, dalle belle atmosfere e dal prezioso riffing. Twisted and Burned evidenzia un magnifico muro sonoro fondato sul tanto groove dato dagli strumenti, contrastando ancora con le ariose melodie della ballad Song for A Friend, una canzone molto intima, e carica di sentimento e di emozioni leggere e soffuso, e con la seguente Kiss My Glass, composizione capace di ricordare Trixter e ancora Tyketto. E’ il turno poi di Dead Man Walking e Heavens Raining, la prima una traccia alla Ronnie James Dio era Holy Diver, la seconda una produzione hard rock alla Dokken, che anticipa il sound caldo e polveroso di una How Long legata alla più pura tradizione hard rock. Chiudono l’LP la frizzante Diamond In The Rough e la dinamitarda Is this The End Of The World, abbracciando contemporaneamente entrambe le facce dei Lawless, quella più rock e quella più metallica, in un unico grande sussulto di forte energia.

IN CONCLUSIONE

Riconfermate le importanti qualità del debutto, i Lawless si candidano a istituzioni della scena hard ‘n’ heavy inglese grazie a un nuovo disco, questo R.I.S.E., davvero colmo di qualità e grandi emozioni. Tra i nuovi progetti fondati da componenti di realtà storiche della nostra musica, questi inglesi sono sicuramente i più promettenti, e quelli maggiormente degni del nostro supporto. Solidi come la roccia.

© 2014 – 2018, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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