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Glyder – Intervista

Glyder – Intervista

21 Settembre 2011 0 Commenti Iacopo Mezzano

GlyderIl prossimo mese uscirà nei negozi Backroads to Byzantium, il nuovo album degli irlandesi Glyder (qui la notizia con tutti i dettagli), una band hard rock attiva dal 2004, con 3 album alle spalle ma che nel recente ha dovuto subire un notevole cambio di formazione, con l’uscita del cantante bassista Tony Cullen e del batterista Davy Ryan, sostituiti (dopo uno scioglimetno di qualche settimana) da Jackie Robinson, Graham McClatchie e Des McEvoy, tutti musicisti che appaiono già in questo nuovo disco.

Melodicrock.it ha avuto l’occasione e il piacere di poter scambiare due chiacchere con il chitarrista e leader del gruppo Bat Kinane (che ha curato la prima parte dell’intervista) e con uno dei nuovi ingressi, il cantante Jackie Robinson (autore della seconda metà delle risposte alle domande).

MR.IT: Prima di tutto grazie per aver accettato di condividere questo tempo con noi di Melodicrock.it!

Bat: Grazie a voi, il piacere è nostro!

MR.IT: Voglio essere fin da subito onesto con voi e vi dico che questo Backroads to Byzantium è il primo vostro album che ho sentito. Questo perchè qui in Italia la vostra musica non è conosciuta come dovrebbe.. Perciò provate a presentarvi voi stessi al pubblico italiano. Chi sono i Glyder?

Bat: Siamo un quintetto in stile classic rock dall’Irlanda. Suoniamo un tipo di musica influenzato dagli artisti rock anni ’70 e ’80. Le nostre maggiori influenze sono Thin Lizzy, Black Sabbath, Deep Purple, Led Zeppelin etc

MR.IT: Siete irlandesi e vi siete formati nel 2004 dopo una serata al “The Vibe for Philo” di Dublino. Quasi tutte le rock band sono debitrici del genio di Phil Lynott, voi ancora più di altre a quanto pare..

Bat: Si, Phil era un grande autore e tutto è dovuto a lui, penso che non avesse paura di esprimersi in ogni modo che gli si addicesse e poteva suonare così ogni stile, dal rock al country, dal pop al reggae etc

MR.IT: Avete avuto la fortuna di essere molto spesso affiancati dallo storico produttore Chris Tsangarides (Thin Lizzy, Black Sabbath, Judas Priest, Ozzy Osbourne..). Raccontaci l’emozione di lavorare con un tipo come lui!

Bat: Questa è stata una grande esperienza conoscitiva, penso di aver imparato più cose sul come si costruisce un grande album nelle 6 settimane che ho trascorso lavorando con lui di quanto avrei potuto conoscere con chiunque altro, è stato bello e anche divertente poter ascoltare i suoi grandiosi racconti sui grandi giorni del rock. Ciò magari è stato un po’ intimidatorio all’inizio per il fatto che ha lavorato con i migliori chitarristi del rock ma è stato molto rassicurante e ha lavorato con noi cercando di raggiungere la performance migliore che potesse ottenere da noi.

MR.IT: Tra gli innumerevoli artsti famosi con cui avete condiviso palchi e tour (per nominarne alcuni Blue Öyster Cult, Metallica, Y&T, Saxon..) quali ti hanno più colpito e perchè?

Bat: Guardare i Metallica dal fianco del palco è stata una grande esperienza, mi sono sentito molto privilegiato nell’avere questa opportunità, ad essere onesto ogni grande artista ha qualcosa di speciale da offrire. Tu hai mezionato i Saxon, Biff ha ancora una grande voce da offrire nonostante tutti questi anni, bisogna rispettarlo per questo, bisogna ammirare tutte queste persone per essersi matenute in forma lungo i buoni e cattivi periodi. Dave Meniketti dei Y&T dedica 3 ore ai suoi fans ogni serata, si può dire che lui ama davvero ciò che fa e non è solo un fattore di soldi, è un grandioso performer. Una cosa che ho notato riguardo gran parte di questi artisti è la passione che  hanno. Alcuni lo fanno per soldi ma non abbiamo mai aperto un concerto per uno di questi affamati come non abbiamo mai  usato uno di questi nella nostra carriera. Credo che le persone riconoscano se noi artisti abbiamo la passione o meno.

MR.IT: So che avete fatto un tour con i Gotthard, aprendo alcuni concerti per Dio. Che ricordi avete di Steve Lee e Ronnie James Dio?

Bat: E’ molto strano pensare che da quando abbiamo iniziato Steve Lee, Dio, Michel Lee (batterista dei Thin Lizzy 2006), il tastierista degli Hawkwind, il batterista degli Avenged Sevenfold sono tutti scomparsi. Dio era un gentiluomo e sono stato fortunato di poter trascorrere del tempo con lui in due occasioni, lo incontrai per la prima volta dopo il Gods of Metal di Milano nel 2007.  Stavo camminando nel backstage per prendere alcune delle mie cose e gli Heaven and Hell avevano appena completato il loro set, RJD stava bevendo un bicchiere di vino chiaccherando fuori dal suo camerino. C’erano solo lui, Vinny Appice e Steve, l’assistente personale di Dio, oltre a forse una o due altre persone, per una qualche ragione il mio sguardo si incrociò con quello di Dio e mia moglie ed io gli andammo incontro e lo salutammo. Gli andai incontro e certamente fu come una scena di Fusi di Testa con me totalmente abbagliato dalla celebrità, ma ad ogni modo fu incredibile quando ci chiese se volevamo una birra. Si scusò del fatto che non aveva Guinness mentre noi eravamo irlandesi, facemmo una bellissima chiaccherata, rimanendo li per un’ora. Avevo bevuto molto visto che ero al Gods of Metal da tutto il giorno ma nulla mi riempii più di lui, non scattai una foto con lui perchè non volevo sembrare uno scocciatore, ma poi rimpiansi ciò e fui fortunato quando l’anno seguente lo re-incontrai, questa volta a Stoccolma quando aprimmo per i Dio, trascorremmo un’altra ora chiaccherando e bevendo qualche drink. Scattammo una foto assieme quella volta, ci rimasi malissimo quando morì, era una persona veramente piacevole, amichevole, calda e accogliente, possa riposare in pace.

Incontrai Steve Lee ma non gli parlai mai, mi sembrò un po’ più distante rispetto agli altri ragazzi dei Gotthard che furono molto aperti, come Leo e Freddie, i due chitarristi. Fui molto triste e fu una terribile tragedia per la sua famiglia e per i suoi compagni di band. RIP

MR.IT: Quali sono le maggiori influenze musicali che si riversano nel vostro suono hard rock?

Bat: Amiamo gran parte del materiale rock classico, abbiamo tutti gusti diversi ma abbiamo in comune gran parte delle band che ho menzionato prima, personalmente amo Thin Lizzy, Iron Maiden, Deep Purple, Gary Moore, The Band, Joe Bonamassa, amo anche altri stili come come Kings X, Suicidal Tendencies, Trouble, Metallica, Corrosion of Conformity, Dream Theaterfino al country e agli artisti blues.

MR.IT: Quale tra i vostri album è il tuo preferito e perchè?

Bat: Credo che solo il tempo lo possa dire, non ascolto i nostri dischi più vecchi da anni e quindi non lo so, forse se me lo chiedessi tra 10 anni avrei potuto rifletterci meglio, al momento penso che il nostro nuovo album sia uno dei migliori ma magari poi il tempo mi farà pensare in modo diverso.

MR.IT: Iniziamo a parlare di questo vostro nuovo album, che uscirà in Italia il 10 ottobre. Un disco che viene dopo un notevole cambio di formazione: il cantante/bassista Tony Cullen e il batterista Davy Ryan lasciarono la band e vi trovaste così sull’orlo dello scioglimento. Cosa vi portò a decidere di proseguire e che cosa successe poi?

Bat: Dopo sei settimane dallo scioglimento decisi che avevo intenzione di mantenere in vita la band, fui inondato dalla stima che avevamo ricevuto là fuori, non avevo capito fosse così tanta fino a che non ci sciogliemmo. Inoltre ero l’unico che stava facendo tutto il lavoro difficile e quindi mi era sembrato sbagliato scioglierci. Ebbi il supporto della nostra etichetta SPV/Steamhammer e ciò mi rese più semplice andare avanti. Iniziai a comporrere praticamente subito.

MR.IT: Come arrivaste a scegliere Jackie Robinson come vostra nuova voce?

Bat: Misi un annuncio su internet e Jackie rispose. Viveva nell’Irlanda del Nord circa 200 miglia da qui ma ciò non sembrò un ostacolo così grande tanto che ancora adesso ci scriviamo via internet. Jackie era stato prima in una band chiamata Hungers Mother e aveva registrato un album con loro, mi piacque la sua voce e il suo stile e così fu assunto!

MR.IT: Quindi Jackie, puoi raccontaci le emozioni da te provate nell’entrare a far parte di questo gruppo?

Jackie: Per me entrare nei Glyder fu qualcosa come un colpo di fortuna, arrivato nel momento migliore per me. Ero stato lontano dalla musica per un anno prima di raggiungere i Glyder, e in quel tempo mi ero sentito sconfitto e disincantato da tutto ciò che centrasse con la musica. Ero senza ispirazione e incerto sul cosa avrei fatto dopo. Trovai Bat su metalireland.com che cercava un nuovo cantante. Quando realizzai che l’annuncio era dei Glyder, iniziai a essere su di giri. Il lavoro di chitarra dell’ultima pubblicazione dei Glyder era molto impressionante, certamente avevano un gran talento! Era un dovere per me entrare nella band. Quando parlai a Bat il suo comportamento mi impressionò molto, mi fece sentire il desiderio, la passione, e capii che era quello che cercavo. Ero assolutamente entusiasta di questa opportunità che mi si era mostrata. Risposi subito con arroganza ed egoismo, se davvero volevo diventare una parte di tutto ciò dovevo vendermi bene. Non volevo che Bat potesse trascurare la mia risposta. Se mi ricordo bene fu il giorno successivo o quello ancora seguente che Bat mi chiamò offrendomi il lavoro.
Raggiungere i Glyder è definitivamente un passo avanti per me, ma un passo che sento sono pronto a percorrere. Sono carico di passione ed eccitazione per il viaggio che abbiamo davanti; credo ci sarà un grande futuro per i Glyder.

MR.IT: Ho letto che questo album è stato composto utilizzando un software per registrazioni fatte in casa, oltre che una corrispondenza di posta elettronica tra te, Kinane e Fisher, proprio perchè tu risiedi nell’Irlanda del Nord e incontrarvi non era possibile. Puoi spiegarci come funziona questo metodo?

Jackie: Lavorare in questo modo fu un po’ scoraggiante e difficoltoso all’inizio, ma sento che ci ha permesso di essere più chiari nelle nostre direzioni durante la scrittura. Credo anche adesso che sia più facile avere il tempo di lavorare sulle tue idee a casa prima di presentarle al resto della band.
Le circostanze e la distanza hanno significato che abbiamo dovuto avere un approccio differente. Mentre scrivevano per l’album, Bat o Pete registravano le loro idee con un software apposito (ad esempio Reaper o Cubase), quindi lo mandavano a me in mp3. Allora mi prendevo un po’ di tempo per lavorare alla mia parte vocale, registrandola a casa e mandandola ai ragazzi. Quando la base per un idea era solida ci concentravamo nel lavorare su di essa, mandando le nostre proposte avanti e indietro finchè non eravamo tutti soddisfatti. Quindi la demo delle tracce fu mandata a Des e Graham che lavorarono sulla loro interpretazione fino a renderla definitiva. Probabilmete lavorammo assieme solo due volte in quattro o cinque mesi, ma ci organizzammo per prove di due settimane prima di reggiugere gli studi di registrazione. La distanza non ci ha semplificato la vita ma siamo stati abbracciati da tutta la tecnologia che potevamo avere, e ciò ha fatto funzionare il progetto, sarà il metodo di scrittura per il futuro della band.
Ogni volta che ci incontriamo per una prova, sappiamo di dover dare il top ognuno di noi. Dobbiamo essere davvero professionali e dobbiamo cercare di avere il maggior quantitativo possibile di lavoro in questo limitato frangente di tempo. Non abbiamo avuto ancora molte prove da quando abbiamo registrato l’album, e quindi sono sorpreso da come siamo ancora in sincoronia tutti quanti, e miglioreremo ancora ed ancora!!

MR.IT: Che ci puoi dire dei testi dell’album?

Jackie: Sono molto fiero di aver avuto la possibilità di avere così tanti input quando ho lavorato ai testi di questo album. Ho scritto i testi di sei canzoni, e ho lavorato su altri assieme a Bat, mentre Pete ha scritto “Motions Of Time” la traccia finale dell’album.
Il s0ggetto dei testi è abbastanza vario, c’è un mix di fatti e finzione. Ho cercato di non essere misterioso  o pretenzioso mentre scrivevo i testi, e credo che nella maggior parte di essi l’ascoltatore dovrebbe essere capace di capire di cosa parla la canzone fin dalla fine del primo verso.
“Chronicled Deceit” parla dei mali della stampa dei tabloid, e su come le persone possano essere cieche di fronte alla verità. Non dovremmo credere a nulla di ciò che leggiamo o vediamo. “Don’t Make Their Mistakes” è una canzone il cui soggetto è importante per me, ed è anche qualcosa che si può riscontrare in molte parti del mondo. La divisione religiosa/politica è ancora molto forte in Irlanda del Nord, le persone hanno mantenuto il pregiudizio e l’odio per troppo tempo. C’è bisogno di cambiare gli errori derivanti dal loro comportamento; sfortunatamente la situazione sembra continuare.
Con “Fade To Dust” e “Motions Of Time” diamo uno sguardo alla nostra mortalità, e su come sia passeggero il nostro tempo su questa terra. “End Of the Line” è scritta sulle paure del riscladamento globale che è diventato un problema serio in questi tempi. Altre canzoni come “Something She Knows” e “Two Wrongs” sono un mix tra fantasia e piccoli momenti della mia vita.

MR.IT: Musicalmente è un disco molto vario e che sa spaziare anche oltre i canoni del solito hard rock. Sei d’accordo con questa affermazione?

Jackie: Si, sono d’accordo con quello che hai detto, credo che la nuova formazione abbia permesso alle idee di essere usate in un modo nuovo rispetto ai vecchi album dei Glyder. Ci siamo messi a scrivere un album rock, ma non ci siamo voluti restringere a un solo specifico genere.  La traccia d’apertura dell’album “Chronicled Deceit” è più “dura”, in uno stile che i Glyder non avevano mai fatto prima, c’è forse un qualcosa di latino in “Something She Knows”, e un po’ di stile americano in “Even If I Don’t Know Where I’m Gonna Go”. Canzoni come “Down & Out” e “Motions Of Time” non si restringono al solo genere rock classico, ma credo aggiungano una bella varietà all’album. Credo fortemente nella varietà nei dischi (forse perchè sono un grande fan dei Beatles), se tu bombardi l’ascoltatore con un muro di  rumore, o inesorabilmente rendi più frenetici i riff canzone dopo canzone, rischi di annoiare seriamente chi ti sente. Penso che ci sia qualcosa per tutti in questo disco, e ancora mi sembra un lavoro concreto e coerente. Non fate errori, questo album è davvero ROCK, ma è anche molto di più!

MR.IT: Quindi, come presenteresti questo disco ai fan?

Jackie: Direi che questo album è più che un album rock nei canoni del genere, certamente è rock, ma è molto di più! Il suono è un po’ diverso dalle pubblicazioni precedenti dei Glyder, ma con una nuova formazione questo era naturale che accadesse. E’ ancora legato al suono dei Glyder grazie alle chitarre gemelle di Bat e Pete, quindi non è un completo cambiamento rispetto al sound originale.
L’album suona fresco e vibrante, la nostra passione, eccitazione e entusiasmo per il futuro sono evidenti nel materiale del disco.
Ci sono momenti nel disco dove vi potrete rompere il collo a furia di headbanging; ci sono assoli di chitarra crescenti e melodie orecchiabili che non sarete in grado di farvi uscire dalla testa!

MR.IT: Anticipateci qualcosa: avete in mente date in Italia?

Jackie: Voglio dire che è una possibilità concreta per il futuro, so che la vecchia formazione ha suonato al “Gods Of Metal” qualche anno fa. Non abbiamo ancora piani concreti per l’Italia e gireremo intorno all’Europa, ma vorremmo venire da voi per qualche concerto!…. C’è qualche promoter la fuori che ci vuole ingaggiare?? ha ha

MR.IT: Una domanda che generalmente faccio ad ogni gruppo e che trovo molto interessante. Puoi parlarci della scena musicale del vostro paese, l’Irlanda?

Jackie: E’ una domanda molto difficile a cui rispondere, non sono molto familiare con la scena dell’Irlanda del sud, ma sono stato un po’ in giro nel nord. Posso dirti una cosa per certo, ed è il fatto che è molto difficile farsi un nome nel nord. Ho sempre suonato in band classic rock, ma la scena rock in Irlanda del Nord è molto povera, e in realtà una scena rock proprio non esiste. Ci sono un po’ di gemme nascoste dove la torcia del rock ancora brucia luminosa, “The Diamond Rock Club” a Co Antrim nel nord Irlanda è un esempio classico di una bella piccola sede, dove tutti i clienti vivono e respirano rock!
Gran parte delle band sembrano avere una natura più dura, non molto adatta a me. Sono principalmente metal, thrash, hardcore e quant’altro. Ci sono anche così tanti sottogeneri al giorno d’oggi che ho perso la via. Un altro problema che certamente esiste in buona misura (ed è un problema molto più diffuso per l’Irlanda) è che tutto ruota attorno a chi conosci, non a quanto sei bravo.
C’è bisogno di investimenti nella scena musicale irlandese, ci sono così tanti musicisti talentuosi qui fuori con nessuna possibilità di essere ascoltati.

MR.IT: Cosa ne pensi del mercato discografico di oggi?

Jackie: Devo stare attento alla mia risposta a questa domanda, non voglio che mi vengano a ossessionare, non vorrei un’altra situazione alla Lars Ulrich nelle nostre mani ha-ha. Il music business è ancora certamente con la “gola tagliata” come sempre, e penso sempre che sia un peccato che non siano i creatori della musica ad essere riconosciuti maggiormente (almeno nel maggiore dei casi).
I gruppi con cui ho suonato prima dei Glyder sono ancora tutti senza contratto, a suonare nel circuito dei locali dell’Irlanda del Nord. Quando sei senza contratto ti senti estraneo al “music business”, quindi è un po’ surreale per me essere ora un componente di una band con contratto. Sono un novellino in questo mercato quindi per forza di cose le mie idee potrebbero cambiare nel tempo. Questo però lo voglio dire, credo che sia sempre più difficile sopravvivere per le realtà fuori dal mainstream. La caduta nell’economia mondiale, e l’enorme quantità di file condivisi/scaricati illegalmente dei giorni d’oggi ha fatto si che le case di registrazione non siano più così propense a mettere i soldi nelle pubblicazioni di dischi tanto come facevano un tempo. Senza ritorni e costante supporto dai fans diventa un mercato da poveri per chi ne fa parte. L’album non sembra vendere bene ai nostri giorni; ciò ha fatto si che molte band debbano sforzarsi nel suonare live continuamente per tirare avanti finanziariamente. Più concerti è un bene per i fans, ma dobbiamo stare attenti a non ignorare il disco. Per me gli album sono una delle fondamenta della musica.

MR.IT: Ok, l’intervista è finita. Ancora grazie per la disponibilità. A voi la chiusura.

Jackie: Nessun problema, grazie, è stato un piacere poter rispondere alle tue domande. Spero che ciò possa permettere a un po’ di gente in Italia di conoscere i Glyder, e sapere che cosa facciamo. Speriamo di aver trovato un po’ di supporter.
Voglio prendere un po’ di spazio per dire quanto appreziamo chiunque si interessi e supporti i Glyder. I nostri fans sono la cosa più importante per noi, senza tutti voi appassionati rockers a comprare albums e ad attendere show, non ci sarebbe modo di esistere.
In un appunto più serio vorrei velocemente parlare riguardo un importante fatto che ha a che fare con i musicisti oggi. Se non volete vedere la vostra band preferita morire, allora andate e comprate i loro album!! La condivisione di album e il download illegale stanno davvero cambiando il mercato della musica. Sta diventando impossible per molte band e case discografiche coprire i costi, e promuovere album di qualità. Non voglio essere ingenuo e dire che ogni download illegale è una vendita perduta, ma stiamo entrando in una fase pericolosa dove la gente è convinta che sia corretto avere la musica gratis.  Se ciò continuerà con tale ferocia, c’è la concreta possibiltà che le vostre band preferite smettano di fare album nel futuro… Questo sarà un giorno tragico, non lasciate morire i dischi!! Credo che se una band vi piace dovreste supportarla e comprare la sua musica, perchè questo è l’unico modo in cui loro avranno la possibilità di continuare a produrne altra! E’ ok per i grandi artisti che l’hanno già fatto, ma per le piccole realtà che cercano di emergere, il download e la condivisione file stanno rendendo tutto difficile.

Grazie ancora a tutti i fans dei Glyder! Ragazzi voi SPACCATE!! Siamo partiti per un nuovo viaggio; speriamo di vedervi lungo la nostra strada da qualche parte nel 2012.

© 2011, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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