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Dave Meniketti (Y&T) – Intervista

Dave Meniketti (Y&T) – Intervista

22 Settembre 2014 9 Commenti Iacopo Mezzano

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Senza nulla togliere ai tanti gentilissimi, bravissimi, e disponibilissimi artisti che fino ad oggi ho intervistato a nome di Melodicrock.it, nulla batte questa splendida chiaccherata fatta con il leader di uno dei gruppi hard rock statunitensi più importanti che la storia ricordi.

Sto parlando ovviamente di lui, l’unico e solo Dave Meniketti dei Y&T (Yesterday & Today), che tra una ventina scarsa di giorni si esibirà con la band a Roma (7 ottobre, al Crossroads Live Club) nella sua unica data italiana del 2014.  

Non dovendo dilungarmi nelle presentazioni di una delle rockstar più conosciute del nostro panorama, mi soffermo soltanto un attimo a dire grazie di cuore ad Aurelio del Bellagio Rock Fest per aver reso questo sogno una possibilità da cogliere al volo, lasciando poi la parola all’illustre protagonista, in un’intervista esclusiva, tra recente e passato della sua vita e carriera. Da brividi ragazzi!

MR.IT: Benvenuto Dave! E’ un enorme piacere per me poterti intervistare a nome di Melodicrock.it

MR.IT: La tua carriera inizia molto presto, quando ancora eri un ragazzino. Come è nata in te la passione per la musica e cosa ti ricordi dei tuoi primi anni come chitarrista?

DM: Ho sempre avuto una profonda passione per la musica. Da bambino, amavo ascoltare i dischi di mio padre mentre giocavo in giro per la casa. Compiuti i 16 anni fui ispirato dai chitarristi degli anni’60, e in particolare, da Jimi Hendrix. Quindi andai contro i desideri dei miei genitori e comprai la mia prima chitarra. Non l’ho mai più messa giù per un solo momento. Sono un’autodidatta, devo aver preso soltanto 3 lezioni in vita mia. Dopo un anno di strumento entrai nella mia prima band, suonando molte delle canzoni del periodo e tante jam blues. Ho firmato il mio primo contratto quattro anni dopo la prima volta che presi in mano una chitarra.

MR.IT: Ci puoi raccontare qualcosa delle prime band con cui hai suonato da ragazzo?

DM: La maggior parte erano solo jam band che facevano poco altro che suonare quello che era in voga al tempo. L’ultimo gruppo con cui mi sono esibito prima dei Y&T, erano i Skin Tight, e suonavamo a feste della zona e a qualche concerto al parco. Niente di speciale, ma ero certo che avrei presto fatto qualcosa di professionale con la musica. Era troppo importante per me emotivamente.

MR.IT: Nel tuo album solista “On the Blue Side” (1998) il tuo amore per il blues è in particolare evidenza. Quali sono le tue principali influenze come chitarrista e come cantante?

DM: Lo stile bluesy nello suonare e nel cantare ha sicuramente avuto un grande impatto nella mia carriera rock.
Sono stati sicuramente tanti i chitarristi che hanno influenzato il mio modo di suonare agli esordi. Più di quanti possa menzionare, ma alcuni furono certamente i vari Hendrix, Jeff Beck, Duane Allman, Dickie Betts, Leslie West, Billy Gibbons, Jimmy Page, Michael Schenker, Albert e BB King, etc.

Vocalmente, mi sono stati d’ispirazione sorpattutto i cantanti che usavano la voce con passione ed emozione. Anche artisti R&B. Tra i tanti citerei Paul Rodgers, Marvin Gaye, Otis Redding, Sammy Hagar, James Dewar, David Coverdale, e Ronnie Dio.

MR.IT: Pensi che lavorerai ad altri album solisti in futuro?

DM: Si. Ho metà di un nuovo CD già composta e spero di arrivare a una nuova pubblicazione nei prossimi 2 anni.

DaveMR.IT: Puoi brevemente raccontarci come sono nati i Y&T?

DM: Nella mia area, l’Oakland California, c’erano tantissimi grandi musicisti di cui si veniva a conoscenza attraverso il passaparola o facendo conoscenze alle feste locali. Alla fine tutti i ragazzi con le migliori credenziali finivano a fare jamming tra di loro. Fu così che incontrai il mio primo batterista, Leonard Haze. All’epoca era conosciuto come uno dei maggiori talenti di Oakland, e aveva sentito parlare di me allo stesso modo. Suonammo insieme a casa di amici e decidemmo una settimana dopo di avviare una band assieme.
All’inizio facevamo spettacoli come cover band, ma circa 18 mesi dopo decidemmo che era giunto il tempo di fare roba nostra, e iniziammo a scrivere la nostra musica. Lasciati andare gli altri ragazzi, cominciammo le ricerche per un bassista e un chitarrista ritmico che amassero al nostra stessa musica. Trovammo così Phil Kennemore per il basso, un amico di Leonard, e ingaggiammo un chitarrista che era presenza fissa ai nostri concerti, Joey Alves. Nel gennaio 1974, la band era completa per iniziare a lasciare velocemente il segno nella scena locale.

MR.IT: Cosa ricordi della scena Californiana degli anni ’70/ ’80?

DM: Era molto aperta e se tu eri furbo potevi attrarre molta attenzione in breve tempo. Avevamo tante grandi idee, abbiamo iniziato a suonare il nostro materiale, e in poco più di un anno siamo diventati molto popolari tra i locali, fatto che ci portò le attenzioni della compagnia di management che aveva appena messo sotto contratto i Journey. Ci ingaggiarono e tutto ebbe inizio da li.

La scena nella California del Nord era, e continua ad essere, una grande area di formazione di musicisti. Ci sono tanti stili musicali che sono nati in questa zona, e all’epoca non trovammo nessun intoppo nel creare lì il nostro sound.

MR.IT: Cosa ti manca di più di quegli anni?

DM: Mi manca la purezza e le possibilità del business musicale. Oggi le cose sono molto differenti paragonate ad allora. Era un tempo ricco di stili nuovi e freschi nati da rock band che venivano fuori ogni anno. Era raro sentire un gruppo suonare simile ad un altro. Tutti evolvevano il proprio stile e le compagnie di registrazione non erano così paranoiche, caute e generiche con le loro scelte, come iniziò ad essere negli ’80s e via via fino ad oggi. E’ un modo troppo politicizzato, un grande business, e lo stile sovrasta la sostanza. Fortunatamente con l’avvento di Internet lo scorso decennio ha visto una risurrezione di piccole band che hanno la possibilità di sviluppare più facilmente il loro marchio rispetto agli anni precedenti.

MR.IT: Quale è stato secondo te il punto di svolta per la carriera dei Y&T?

DM: Penso che il nostro sia stato un processo di crescita lento e costante, quindi è difficile parlare di ‘un solo’ momento che ci abbia spinto verso il traguardo. Comunque, i primi tour suonati in UK e in Europa contribuirono a dare un grande impatto alla nostra carriera. Soprattutto i due anni di fila di tour – l’AC/DC & Y&T tour del 1982 in UK e Europa, seguito dal nostro viaggio da headliner in UK nel 1983 e in Europa con Ozzy Osborne nello stesso anno. Quei due anni ci aiutarono a creare una grande base di fans oltremare che ci ha supportato sempre e con fedeltà.

MR.IT: Quando hai definitivamente capito di avercela fatta?

DM: Nella mia mente, credo a inizio anni’80. Ma ho un’idea diversa di ‘traguardo’ rispetto agli altri. Non c’entrano i soldi, ma il sentirsi felice delle canzoni scritte, delle nostre prestazioni, e del vero e disinvolto amore dei fans. Sapere l’impatto che alcune delle nostre canzoni ha avuto sulla gente in giro per il mondo è la cosa più soddisfacente che si possa provare.

MR.IT: C’è un album (o una canzone) dei Y&T di cui sei particolarmente fiero? Se si, perchè?

DM: Amo praticamente ogni registrazione per ragioni diverse, ma le mie preferite sono Black Tiger, In Rock We Trust, 10, Facemelter, e il più recente Live at the Mystic, che perfettamente racchiude al suo interno le emozioni e l’energia della formazione di oggi. La mia canzone del cuore è Forever perchè mostra il meglio di quello che facciamo, ovvero la grande combinazione di energia e melodia.

MR.IT: Stai componendo qualcosa al momento? C’è un nuovo album dei Y&T in uscita?

DM: Ci sono alcune idee che sono state scritte, ma le vere composizioni per il nuovo album dei Y&T inizieranno l’anno prossimo.

MR.IT: Puoi nominarci una persona fondamentale per la tua vita privata, e una per la tua carriera?

DM: Per il privato, devo dire che mia moglie Jill, e la mia famiglia (mamma, papà e sorella), sono/erano i miei eroi. Per la carriera, mia moglie e il mio amico ed ex bassista, il caro Phil Kennemore.

Y&TMR.IT: Come nasce in genere una tua canzone?

DM: All’inizio facevamo jam tutti assieme come band. Con il tempo io e Phil abbiamo iniziato a comporre in privato, o assieme, per poi portare le idee al gruppo. Oggi scrivo molte cose da solo, ma quando posso amo riunire la band per jammare sul posto, come in passato. Ma visto che tutti hanno tanti impegni, trovo il lavorare da solo meno difficoltoso per me.

MR.IT: Preferisci esibirti dal vivo in stadi o arene, o in piccoli locali?

DM: L’eccitazione nel suonare in grandi stadi è divertente, ma sicuramente preferisco esibirmi in locali e piccole sale. E’ li che si instaura un vero rapporto con i fans, e quando sentiamo l’energia diretta e le emozioni del pubblico proprio davanti a noi suoniamo sempre meglio e ci divertiamo di più. I concerti piccoli sono assolutamente i miei preferiti, e quasi tutti i musicisti che conosco la pensano allo stesso modo.

MR.IT: Come deve essere il tuo concerto perfetto?

DM: 500 persone in una bella sala con vibrazioni nell’aria che trasformano il tutto in una performance personale. Molta sudorazione e una eccitazione data dalla gente rendono uno show perfetto.

MR.IT: Ero presente al vostro concerto dello scorso anno a Bellagio. Cosa ricordi di quella notte sul Lago di Como?

DM: E’ stata divertente, in una zona bellissima del mondo. E’ stato anche bello avere l’ex componente dei Y&T e amico Stef Burns a suonare un po’ di pezzi sul palco con noi. Complessivamente è stata una serata brillante, e mi sono divertito tanto con i fans italiani. Amo il Paese da cui proviene la mia famiglia.

MR.IT: Cosa ne pensi del mercato musicale di oggi? E di Internet?

DM: Ti ho praticamente già risposto prima. Mi piace l’interazione immediata che si può avere con i fans. E’ utile per tutti sapere sempre cosa pensano e desiderano i supporters. In più è un ottimo mezzo per far nascere immediatamente nuove idee.

MR.IT: Ti piace qualche band in particolare tra quelle recenti? Sei fan di qualcuna di queste?

DM: Certamente, ho le mie preferite, ma ascolto anche tanto jazz, R&B e musica classica al di là del rock, quindi le mie preferenze sono un po’ ovunque.

MR.IT: Nel 2011 il mondo del rock ha dovuto dare il suo addio al tuo amico e bassista Phil Kennemore. Qual è il tuo ricordo più bello della lunga carriera condivisa con lui?

DM: Visto che era il mio migliore amico e avendo scritto assieme tante canzoni, avevamo un rapporto molto particolare. Era divertente, intelligente, con forti opinioni, appassionato, e un ragazzo folle, e mi manca tanto non averlo intorno. Ma la sua presenza è con i Y&T ogni notte che suoniamo.

MR.IT: Grazie di cuore del tanto tempo dedicatoci. Se vuoi aggiungere dell’altro, sentiti libero di farlo!

DM: Essendo cittadino italiano, spero di aver la possibilità di suonare in Italia ogni anno, e non aspetto l’ora di suonare nei pressi di Roma per la prima volta. Ciao!

Iacopo & Dave

Il sottoscritto e Dave, in foto assieme, durante il nostro primo incontro a Bellagio nel 2011

© 2014, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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