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Recensione

95/100

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Scorpion Child – Scorpion Child – Recensione

20 Giugno 2013 2 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock
anno: 2013
etichetta: Nuclear Blast

Tracklist:

1. King's Highway
2. Polygon of Eyes
3. The Secret Spot
4. Salvation Slave
5. Liquor
6. Antioch
7. In the Arms of Ecstasy
8. Paradigm
9. Red Blood (The River Flows)

Formazione:

Aryn Jonathan Black // Vocals
Shaun Diettrick Avants // Bass
Christopher Jay Cowart // Lead
Shawn Paul Alvear // Percussion
Tom "The Mole" Frank // Rhythm

 

“Dio del rock, grazie. Grazie per aver esaudito le mie preghiere e aver mandato su questa terra gli Scorpion Child a deliziarci ancora con quel vero e puro appeal che solo l’hard rock settantiano possiede. Grazie!”

Un sogno ad occhi aperti, il debutto omonimo di questa formazione texana (in uscita il 21 giugno per la Nuclear Blast, label che ultimamente si sta accapparando tutto il meglio del panorama emergente mondiale) vi trasporterà indietro nella storia del rock di almeno quarant’anni fino a quel decennio dorato che vedeva Led Zeppelin, Uriah Heep, Rainbow, etc., calcare al pieno delle forze i palchi di tutto il mondo.

Scorpion Child è un capolavoro di feeling e tecnica hard rock applicata a composizioni incredibilmente mature, scritte da un gruppo di musicisti fenomenali che hanno imparato alla perfezione la lezione dei maestri, riproponendola ai giorni nostri con pari forza, passione e fantasia. Si avete capito bene, fantasia, perchè pur essendo derivativo di un periodo storico e del suo conseguente sound, questo prodotto discografico sa evidenziarsi come piuttosto originale, e influenzato anche da sfumature più moderne sullo stile di Rival Sons e Wolfmother. Non un copia-incolla insomma, ma un’attento studio nel tentativo di dare vita a una fedele.. evoluzione.

Suoni bollenti, apparentemente grezzi ma realmente curati fino al più minimo dettaglio, danno al disco un’impronta antica, nonostante sia evidente l’ultilizzo delle più moderne tecniche di registrazione e produzione. E il cantato alla Robert Plant di Aryn Jonathan Black fa da guida a queste nove tracce con carisma e intonazione assoluta, mentre le chitarre di Christopher Jay Cowart (solista) e Tom “The Mole” Frank (ritmica) tracciano un circuito rallystico di riff riusciti, tra sali e scendi di adrenalina e potenza, con un groove da giganti. Perfetta infine la sezione ritmica, con il basso di Shaun Diettrick Avants denso di suono e la batteria di Shawn Paul Alvear precisa e cavalcante quando occorre, da manuale.

King’s Highway è una opener solida e fin dal suo esordio (grintoso ma leggero) di pura derivazione Led Zeppelin, mentre Poligon of Eyes mostra il lato più cattivo e possente di questa formazione, con un muro sonoro immenso e un ritornello ad echeggiare su una base granitica. Sentite il riff di The Secret Spot e godete insieme a me di quella scossa di adrenalina che solo l’hard rock ci sa dare, e perdetevi nell’atmosfera quasi psichedelica di una Salvation Slave globalmente sugli scudi. Chiudete gli occhi e lasciatevi avvolgere dalla calda coperta tessuta dall’appeal e dal feeling della musica di Liquor, perdetevi nelle emozioni cuore in mano e nei sentimenti a correre lungo la vostra cute della slow-tempo Antioch, impazzite preda del ritmo di In The Arms of Ecstasy, è solo del dannato rock ragazzi, ma risveglia le bestie in noi! E sul finale, corale e potente Paradigm ci anticipa al gran finale di Red Blood (The River Flows), una traccia che fa da perfetto coronamento all’album, con momenti di pura estasi che brucieranno i vostri cuori, e le vostre umane anime.

Lasciatemelo infine dire: C-A-P-O-L-A-V-O-R-O. E piango.. 

© 2013 – 2018, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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