Sami Yaffa – The Innermost Journey To Your Outermost Mind – recensione

Racchiuso in un jewel case d’ordinanza, e con un booklet composto da 12 pagine contenenti foto e testi, sulla nostra scrivania c’è oggi il CD di Sami Yaffa The Innermost Journey To Your Outermost Mind. Al secolo Sami Lauri Takamäki, dopo una vita al servizio di artisti come Michael Monroe, New York Dolls, Johnny Thunders, Joan Jett, Jetboy, Pelle Miljoona Oy, Jesse Malin, Jerusalem Slim, Demolition 23, Fallen Angels e soprattutto Hanoi Rocks, alla ‘veneranda’ età di 58 anni pubblica il suo primo album solista. Accompagnato da una band di amici formata dal batterista Janne Haavisto, e dai chitarristi Rich Jones (The Black Halos, Michael Monroe, Ginger Wildheart), Christian Martucci (Stone Sour), Rane Raitsikka (Smack) e Timo Kaltio (The Cherry Bombz, Cheap And Nasty), il funambolico bassista finlandese mette la sua faccia da rocker navigato in copertina. Quasi un sigillo di garanzia su un disco che, com’era lecito aspettarsi, offre undici canzoni in cui le influenze di Yaffa (The Clash, Rolling Stones) vengono sapientemente miscelate al rock‘n’roll di stampo sleaze, da sempre pezzo forte della casa. Già al lavoro in passato per New York Dolls e Michael Monroe, la penna di Sami è calda e allenata, e pur infilando nel calderone punk rock, funk e persino reggae, firma un platter variegato, ma legato da un filo conduttore che permette a tutta l’opera di mantenere costante una certa coerenza di fondo. Richiamando alla mente qua e là qualche pezzo della storia dell’autore (“Fortunate One”, anche grazie al sax di Michael Monroe non può che far pensare agli Hanoi Rocks, mentre “Germinator” ha dei rimandi ai Demolition 23), così come qualche sua palese influenza (nei solchi di “Armageddon Together” si sentono echi di The Stooges, in quelli di “Down At St. Joe’s” di Rolling Stones e in quelli di “Rotten Roots” di The Clash), il disco si lascia apprezzare per tutti i suoi 43:06 minuti di durata. L’apice viene però raggiunto con “The Last Time”, un convincente rock and roll che potrebbe essere benissimo stato scippato dal songbook dei Backyard Babies, scelto diversi mesi fa per presentare il progetto con un videoclip dedicato.

IN CONCLUSIONE

La voce calda e maleducata di Yaffa marchia a fuoco un debut album incendiario, un vorticoso saliscendi di emozioni, con quell’attitudine che solo certi residuati bellici della scena hard 80iana riescono ancora a sbatterti in faccia, con la sfrontatezza tipica di chi ha perso il conto di quanto whisky ha bevuto la sera prima, ma che da sempre è abituato a dare del tu all’hangover del giorno dopo.

Il chitarrista Timo Kaltio è purtroppo improvvisamente venuto a mancare lo scorso due Settembre, ventiquattr’ore prima dell’uscita di questo disco.