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Recensione

75/100

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Krell – Deserts – Recensione

24 Novembre 2022 Comment Samuele Mannini

genere: Hard n' Heavy
anno: 2022
etichetta: Sneakout Records / Burning Minds

Tracklist:

01. Desert
02. Crushing Your Life
03. Learn Or Burn
04. In The Cold
05. Pride
06. Secrets And Lies
07. Love’s A Flame
08. The River
09. Why I'm Here
10. The Mantis

Formazione:

Luca Bonzagni - Vocals
Paolo Caridi - Drums
Francesco Di Nicola - Guitar, Bass

Contatti:

Link per l'acquisto; https://www.burningmindsgroup.com/shop/145

 

A cura di Giorgio Barbieri e Samuele Mannini

“Deserts” è il risultato della collaborazione musicale tra il cantante e cofondatore dei Crying Steel, Luca Bonzagni, e Francesco Di Nicola (Danger Zone, Crying Steel, Anims). Pur non avendo suonato nei Crying Steel contemporaneamente le loro composizioni, create e sviluppate tra il 2013 e il 2018, hanno dato vita sd un sodalizio artistico che poi si è concretizzato in “God Is A Witness”, l’album d’esordio del progetto Anims di cui ci siamo già occupati in passato (Qui la recensione). Nel progetto Krell è inoltre presente alla batteria Paolo Caridi, musicista con innumerevoli esperienze discografiche (Reb Beach, Geoff Tate, Michele Luppi) tra cui l’attuale coinvolgimento nel duo americano Ellefson-Soto, che completa la line up.

Risentire la voce di Luca Bonzagni rappresenta sempre un piacere e contemporaneamente un tuffo al cuore per chi  ha vissuto l’epopea del metal italiano negli anni ottanta, quando con i Crying Steel ha scritto la storia assieme a molte altre band, ma a differenza di altri gruppi che hanno solo sfiorato la notorietà, la band bolognese ha dato sempre l’impressione di essere più consapevole e meno ingenua, e con uno zoccolo duro di fans dopo l’ottimo “On the prowl”. Come già detto, il chitarrista Francesco Di Nicola è entrato nei Crying Steel proprio dopo l’uscita di Luca e del talentuoso Alberto Simonini ed adesso i due si ritrovano in questo progetto dal taglio decisamente classico, in linea con l’hard’n’heavy già proposto dalla cosiddetta band madre. La voce di Luca magari non sarà più, fisiologicamente, quella potente e squillante degli esordi con gli Steel, ma rimane sempre su un registro abbastanza alto, tale da essere riconoscibilissima e distaccandosi da quel marchio di Halford-clone affibbiatogli ai tempi.

Il disco propone dieci tracce di Hard n Heavy onesto e sincero che non lasciano spazio a fronzoli e si rifanno ai classici del genere, a cominciare dall’opener “Desert” col suo intro orientaleggiante alla Ptolemy e la sua cadenza ipnotica, doppiata subito da “Crushing your life”.  La differenza più evidente con i Crying Steel è nell’uso di una chitarra sola, che da più ‘agilità’ al sound dei Krell, con la conseguenza che i pezzi hanno un taglio più class, tipico di mostri sacri tipo Dokken, con una capacità melodica meno marcata che li fa rimanere un po’ nel limbo di chi vorrebbe prendere una direzione, ma non ci riesce e sintomatiche di questo sono la ritmata “In the cold”, la blueseggiante “Love’s a flame” o la rocciosa “Why I’m here”, dove il riffing di Francesco ricorda e non poco quello di George Lynch, pezzi formalmente belli ma non dei crack, che fanno rimanere “Deserts” su una livello degno, purnon raggiungendo picchi che stupiscono.  Ma il piacere, come si usa dire, viene in fondo… ed è proprio con la conclusiva “Mantis”, che arriva l’highlight dell’album con quel boogie metal che fa forsennatamente smuovere il piedino come se non ci fosse un domani.

In sostanza dopo una lunga gestazione  i Krell tornano a farci assaggiare i buoni ‘sapori’ di una volta che scaldano sempre l’anima e ti fanno sentire a casa, noi francamente ci sediamo a tavola volentieri.

© 2022, Samuele Mannini. All rights reserved.

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