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Recensione

70/100

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Def Leppard – Diamond Star Halos – Recensione

27 Maggio 2022 36 Commenti Giulio B.

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2022
etichetta:

Tracklist:

1. Take What You Want
2. Kick
3. Fire It Up
4. This Guitar [feat. Alison Krauss]
5. SOS Emergency
6. Liquid Dust
7. U Rok Mi
8. Goodbye For Good This Time
9. All We Need
10. Open Your Eyes
11. Gimme A Kiss
12. Angels (Can’t Help You Now)
13. Lifeless [feat. Alison Krauss]
14. Unbreakable
15. From Here To Eternity

Formazione:

Joe Elliott: vocals
Rick Savage: bass
Rick Allen: drums
Phil Collen: guitars
Vivian Campbell: guitars


Ospiti:

Alison Krauss: vocals
Mike Garson: piano

 

Recensire i Def Leppard per me è un azzardo; ho adorato e adoro alla follia le loro uscite ottantiane, “Hysteria” e “Pyromania” su tutte, e trovarmi 35 anni dopo a scrivere di loro, della loro ultima fatica discografica è come la sensazione che ha un calciatore pronto a tirare il rigore decisivo di una finale di Champions League. Adrenalina o, meglio, “Adrenalize” a mille!

Sette anni dopo all’omonimo album che non diede la sensazione del cosiddetto “sobbalzo dalla sedia”, cosa ci possiamo aspettare dai Joe Elliott & co.? Ci si aspetta qualcosa con una marcia in più o che abbia almeno una marcia diversa. Ebbene, quest’ultima frase, riassume quel che è stato per me l’ascolto del presente album. L’innesto di una marcia diversa, un cambio di suoni che in parte vira verso la fine degli anni ’70, verso sonorità ben diverse dalle bombe atomiche presenti in “Hysteria” e dintorni, ma identificabili ed etichettabili in un nuovo stile “Def Leppard”. Può piacere come essere non gradito.

Il dodicesimo album di studio, “Diamonds star halos”, esce il 27 maggio e include ben quindici canzoni, frutto di un lungo lavoro e di importanti ospitate come Mike Garson, pianista di Davide Bowie, e di Alison Kraus con la sua angelica voce.

Si parte con i primi tre singoli rilasciati che hanno già evidenziato il nuovo stile presente in “Diamonds star halos”. Le prime due canzoni ci riportano chiaramente agli anni in cui regnavano David Bowie, T. Rex e Mott The Hoople, per un rock tipicamente di matrice inglese. “Kick” è un brano che avrà sicuramente un grande spazio in sede live, grazie alla sua efficace ritmica. Con “Fire it Up” e “SOS Emergency” ritroviamo i cori dei Def Leppard che tanto conosciamo e che tanto successo hanno. Le due canzoni in cui appare la presenza di Alison Krauss, dalla voce incantevole, mi fanno pensare a Bryan Adams, tanto + che Joe graffia dolcemente come il cantante canadese. “This guitar” ha uno stile country ed è molto, forse troppo, delicata mentre “Lifeless” inizia che sembra una canzone di Avril Lavigne per poi modulare in una canzone soft rock senza grandi pretese. Un’altra canzone che avrebbe un buon potenziale ma che non riesce a sfondare è la moderna “U rock mi”. La predisposizione modernista riesce meglio in “Unbreakable” dal ritornello azzeccato e in parte su “Liquid dust” dalle movenze un po’ troppo sofisticate.  “All we need” ha una bella struttura che fa l’occhiolino ai fasti del passato senza però trovare le giuste coordinate da “Ritorno al futuro”. Il pomposo basso di Rick Savage entra di prepotenza in ”Open your eyes”, futuristica e alternativa nel suo incedere. Anima leppardiana in “Gimme a kiss” dove le chitarre lavorano in un intreccio di assoli. Infine, i tre lenti in scaletta: l’orchestrale “Goodbye for good this time” dove Joe trova un tappeto su cui adagiare le sue linee vocali, la corale “Angels” entrambe impreziosite dalla presenza di Mike Garson al piano, e la conclusiva “From here to enernity” che non sposta gli equilibri dell’album. Mi piace segnalare il buon lavoro negli assoli di Phil e Vivian e la mancanza di una vera killer song che possa alzare in maniera netta l’asticella.

Conclusioni:

Vorrei dare 80/100 perché sono i Def Leppard, perché la strana copertina mi piace, perché c’è sicuramente una ricerca di “qualcosa di diverso” e perché abbiamo dei pezzi di storia davanti a noi. Vorrei dare 60/100 perché la presenza dei mostruosi album del passato aleggia sempre nell’aria, perché c’è tanta varietà di stili in un album che ha uno stile già diverso di suo, perché manca la vera canzone che sposta gli equilibri e perché qualche canzone di troppo c’è. Alla fine, do un simbolico 70/100 perché l’album più si ascolta e più qualcosa di diverso ti lascia e perché…questi ragazzi sono dei “diamonds” della nostra musica.

NB l’inziale adrenalina “da rigore da calciare” è presto scemata ma, a dirla tutta, io ho sempre giocato in porta.

© 2022, Giulio B.. All rights reserved.

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