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Recensione

96/100

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FM – Synchronized – Recensione

19 Maggio 2020 69 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Melodic Rock
anno: 2020
etichetta: Frontiers Music Srl

Tracklist:

01. Synchronized 4:35
02. Superstar 5:07
03. Best Of Times 4:03
04. Ghosts Of You And I 4:27
05. Broken 4:04
06. Change For The Better 4:46
07. End of Days 5:04
08. Pray 5:26
09. Walk Through The Fire 5:43
10. Hell Or High Water 5:47
11. Angels Cried 6:20
12. Ready For Me 4:23

Formazione:

Steve Overland - Vocals and Guitars
Merv Goldsworthy - Bass Guitar
Pete Jupp - Drums
Jem Davis - Keyboards
Jim Kirkpatrick - Guitars

 

Esco allo scoperto: da diversi mesi soffro della sindrome da foglio bianco, ovvero del blocco dello scrittore.
Chi più segue questo nostro sito si sarà certamente accorto di quanto io ne sia diventato latitante, tanto che le possibilità di leggere una mia recensione, ma anche un mio semplice commento a piè di pagina, sono ormai crollate al ribasso come lo spread italiano. E’ una situazione che mi sta creando davvero noia, e che mi ha portato ad isolarmi ogni qual volta mi sono trovato di fronte a una pagina bianca che non riuscivo ad annerire con le lettere dei miei pensieri. Ho continuato ad ascoltare musica per mesi senza riuscire a sviluppare un qualcosa che mi soddisfasse veramente, questo mentre segretamente applaudivo di fronte alla bravura dei nostri nuovi recensori, invidiando il loro entusiasmo e la loro passione perchè in me invece mancanti. E così ho smesso di frequentarvi nel momento in cui ho iniziato a sentire in questo mio silenzio un motivo di vergogna verso tutti coloro che apprezzavano i miei articoli, o che in qualche modo attendevano i miei verdetti sui dischi usciti sul mercato. Insomma, è tutto un po’ uno schifo.

Oggi però ritorno, sicuramente ancora non guarito, per provare a dire le mia su Synchronized, il dodicesimo album in studio di una delle band più importanti per la mia educazione musicale: gli FM. Un disco che sto letteralmente consumando di ascolti digitali, nell’attesa di poterne assaporare il formato fisico (ho ovviamente scelto il doppio LP) che sarà finalmente disponibile nei negozi il 22 maggio 2020 grazie alla riconfermata label tricolore Frontiers Music.

Come i suoi predeccessori post-reunion, questo disco fissa le sue fondamenta sul grande groove dei brothers in arms Merv Goldsworthy al basso e Pete Jupp alla batteria. Chiudete gli occhi e puntate l’orecchio sui due strumenti ritmici, così da rimanere anche voi abbagliati dal loro lavoro sopraffino di accompagnamento portante, che viene completato dal preciso inserimento delle tastiere e dei synth di Jem Davis, che suona qua e là a contorno, poi diritto in volto a chi ascolta. Solo le band più rodate, o quelle unite da uno spirito di fratellanza che nasce dalla sincera amicizia e comunione di intenti verso un determinato stile di musica, riescono a creare quella magia che fa sì che anche chi nel gruppo dovrebbe mostrarsi di facciata sappia in realtà mettersi a servizio dell’insieme. E’ qui il caso del chitarrista leader Jim Kirkpatrick, che non suona quasi mai in primo piano (se non negli assoli) ma che appare anche in questa occasione preziosissimo ai fini del sound moderno e stiloso del disco, con dei riff leggeri (ma rocciosi dove si necessita), saggiamente incastonati nel suddetto groove ritmico, che fanno da fiore all’occhiello di questa registrazione, colorando il cantato di quel mito vocale del nostro genere che è Steve Overland. Del quale nulla si può dire se non riproponendo tutti gli elogi a lui già ampiamente espressi in passato, inchinandosi alla voce più sempreverde della musica che amiamo.

A stupire di questo disco non è però soltanto la leggerezza e apparente semplicità con cui i cinque musicisti riescono a suonare d’insieme le loro differenti parti, ma anche e soprattutto il loro songwriting vario e inconfondibile, che fa nascere canzoni forti del trademark compositivo storico del gruppo, ma anche diversissime tra loro e da ogni altra traccia da loro precedente composta. E’ un esempio perfetto di originalità e varietà la title track e opener dell’album Synchronized, che entra subito in testa grazie a un refrain orecchiabilissimo e corale, stupendo con il suo sound corposo e di impatto, dal grande stile e dal perfetto conubio tra modernità e sound retrò anni ’80. Analogamente, il secondo singolo del disco Superstar sa colpirci dopo un pugno di note suonate, mettendo in risalto la chitarra di Kirkpatrick al pari degli arrangiamenti di tastiere di Davis, per un brano arioso e di stile squisitamente USA, da vento tra i capelli, e nostalgie a piede libero che ritornano con analoga intensità nella bella e leggera mid-tempo Best Of Times, dominata a larghe riprese dalla eccelsa voce di Overland.

Il cupo incipit moderno della tastiera di Ghosts Of You And I ci porta poi al cospetto di una power ballad melodica sensazionale, arrangiata egregiamente su toni sommessi e dotata di un lavoro lirico e di produzione in studio tra i migliori ascoltati negli ultimi anni. Con diverse caratterstiche, ma con pari efficacia, Broken è un’altra traccia di grande spessore, compatta e ariosa, che il gruppo certamente riproporrà presto in sede live per come sa mostrarsi corale e di immediato impatto, mentre Change For The Better risulta squisitamente rilassante ed estiva, leggera e scorrevole. Ed è da brividi quella End of Days dal suono antichissimo che incastra in modo magistrale chitarre delicate ma pronte ad esplodere, un ritmo avanzante, denso di groove e originalissimo, tastiere tra il classico e il pomp, con una parte vocale perfetta, carismatica e dotata di un importante messaggio lirico.

Superata ormai la metà del disco, ecco la positiva e allegra Pray, divertente e ariosa anche grazie alle sue chitarre un po’ funky, e Walk Through The Fire, che ha tutti i toni di un capolavoro di AOR classico carico di atmosfera, notturno, ricco di echi di chitarre e tastiere su una base di basso in primissimo piano, che ci lascia estasiati non solo per le sue melodie ma anche per i suoi importanti stacchi strumentali e improvvisi ingressi di batteria. Un gioiello, ricco di anima e sentimento, che da solo vale l’acquisto di questo album.

Sul finale, torna il sound USA-oriented con Hell Or High Water, traccia dotata di chitarre in primo piano (a tratti vanhaleniane) e di un bello stile rock che ci porta a un refrain corale di perfetta fattura, con Angels Cried che suona come una ballad da piano-bar, soul e spirituale, e che mette sugli scudi tutta la capacità tecnica vocale e l’espressività timbrica di quel maestro che è Steve Overland. Calando il sipario con il suono di insieme del commiato di Ready For Me, una canzone suonata all’unisono, da gruppo rock vero.

IN CONCLUSIONE

Sono davvero felice di aver ritrovato le parole per poter descrivere le emozioni che sto provando giorno dopo giorno nell’ascoltare questo ultimo disco degli FM. Un album che riesce a dare seguito alla scia positiva del songwriting del gruppo (che, sfido a negarlo, dura dall’anno di fondazione, il 1984), e che certamente farà sobbalzare ancora una volta sulle sedie tutti gli appassionati del genere AOR grazie alla qualità intrinseca delle sue canzoni, e al perfetto padroneggiare degli strumenti da parte di questi musicisti britannici.

Quanto a me, non so quando tornerò a scrivere, e quando mi sentirò realmente guarito da questo mio male da scrittore. Nel frattempo ascolto la stessa musica vostra, amici lettori, aspettando di risentire il brivido di passione che ho provato sentendo questo Synchronized. Da qui passerà un giorno, qualche mese, ancora di più? Questo non lo so, si vedrà.. io mi auguro non ci voglia più così tanto tempo. Mi mancavate.

© 2020, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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