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Recensione

83/100

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Coreleoni – III – Recensione

18 Maggio 2022 3 Commenti Lorenzo Pietra

genere: Hard Rock
anno: 2022
etichetta: Atomic Fire

Tracklist:

Tracce:
01. Let Life Begin Tonight
02. Purple Dynamite
03. Guilty Under Pressure
04. Greetings From Russia
05. Sometimes
06. Like It Or Not
07. Wake Up Call
08. Sick & Tired
09. Would You Love Me
10. Deep In My Soul
11. Jumpin’ Jack Flash

Bonus Track:
12. Say Goodbye
13. Good Time Lover
14. Fist In Your Face
15. I’m On My Way

Formazione:

Eugent Bushpepa: voce
Leo Leoni: chitarra
Igor Gianola: chitarra
Mila Merker: basso
Alex Motta: batteria

 

Terzo lavoro per i Coreleoni di Leo Leoni intitolato semplicemente “III” . Se nei primi due capitoli “I” e “II” si erano rivisitate le vecchie hit dei Gotthard, in questa nuova fatica troviamo 10 canzoni nuove , 1 cover e solo 4 rivisitazioni di brani del compianto Steve Lee e co. La notizia principale di “III” sta nel cambio alla voce da Ronnie Romero ad Eugent Bushpepa, cantante albanese con una somiglianza vocale incredibile a Steve Lee. La band si completa con Leo Leoni e Igor Gianola alla chitarra, Mila Merker al basso e Alex Motta alla batteria.

Il primo brano scandisce dalla prima nota cosa Leo Leoni e soci vogliono dirci con questo album; un hard rock sanguigno degno dei primi Gotthard e con Bushpepa sugli scudi . Let Life Begin Tonight parte fortissimo con un refrain che rimane in testa al primo ascolto, mentre Purple Dynamite incrocia l’intro di basso alle chitarre ed ai riff infuocati di Leoni e Gianola per esplodere in un assolo infuocato. Inizio migliore non ci poteva essere. Guilty Under Pressure ha il marchio Gotthard nel sangue, ancora un giro di chitarra e un ritornello azzeccati, brano molto Whitesnake, hard rock ad alti livelli! Greeting From Russia conferma quanto detto fin’ora , il brano è forse meno incisivo come melodia, ma non sfigura grazie sempre al fantastico assolo di Leo Leoni. Sometimes è il primo lento, un po’ bluesy un po’ rock, che riporta ai tempi di Need To Believe col suo incedere lento ma potente, altro centro per i Coreleoni. L’intro country di Like It Or Not esplode in un riff devastante, le chitarre di Leoni e Gianola si intrecciano in ogni nota e Bushpepa tocca note altissime nel ritornello. Brano ipnotico.
Wake Up Call pesta ancora sull’acceleratore e qui rieccheggiano i primi Gotthard anni degli anni 90, un sound quasi cupo ma potente, che brano! Il basso detta ancora legge sull’intro di Sick & Tired e Bushpepa tocca ancora livelli stratosferici sul ritornello, ancora un roccioso riff e accompagnamento riscaldano gli animi di noi rocker. Would You Love Me parte sempre forte e Leo “giocando” col talk box regala un’altra canzone dove se dobbiamo trovare un punto debole è forse il ritornello, troppo semplice, mentre la parte suonata è ancora una bomba.
Si arriva all’ultima Deep In My Soul che ci fa sobbalzare dalla sedia…Steve Lee? sembra proprio di sentire lui in alcuni momenti….la canzone è interamente organo e voce e Bushpepa viene accompagnato da un coro per tutta la durata, mi sarei aspettato un esplosione di chitarre finale ma così non è stato. La canzone è comunque emozionante e evidenzia la grandissima estensione vocale e la superba interpretazione del cantante italo/albanese.
Le ultime 5 tracce sono composte dalla cover Jumpin’ Jack Flash e dalle rivisitazioni dei brani dei Gotthard Say Goodbye, Good Time Lover , Fist in Your Face e I’m On My Way.
La prima cover, non penso ci sia bisogno di dirlo, dei Rolling Stones, non mi ha entusiasmato, la parte cantata non convince, traccia superflua. Al contrario i brani dei Gotthard sono ben risuonati e con arrangiamenti nuovi e molto interessanti, Say Goodbye su tutte col pianoforte e la pioggia in sottofondo che la rendono malinconica ma mai banale. La meno conosciuta Good Time Lover è un hard rock infuocato e Fist In Your Face e I’m On My Way sono forse le più “simili” alle originali.

IN CONCLUSIONE:
Una sola frase : L’album che aspettavamo da diversi anni dai Gotthard. Ben suonato, ben prodotto con un cantante con la C maiuscola e dove Leo Leoni ha ritrovato la vena compositiva.

© 2022, Lorenzo Pietra. All rights reserved.

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