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Mother Road – II – Recensione

18 Febbraio 2021 15 Commenti Samuele Mannini

genere: Hard Blues
anno: 2021
etichetta: Metalapolis Records/Cargo

Tracklist:

1. Fools Gold, 2. Sticks And Stones, 3. Spread It All Around, 4. Matter Of Time, 5. Without You, 6. Side To Side, 7. Cold Heat, 8. Ain’t Got The Blues, 9. The One You Keep, 10. Southland

Formazione:

Keith Slack – Vocals
Chris Lyne – Guitar
Barry Sparks – Bass
Zacky Tsoukas – Drums

 

Mother Road, ovvero il nomignolo della Route 66 , la leggendaria higway americana che rappresenta nell’ immaginario il viaggio nel cuore degli Usa.

Il gruppo fondato nel 2013 da Keith Slack (ex Steelhouse Lane) e dal chitarrista Chris Lyne (ex Soul Doctor) dopo il buon esordio Drive datato 2014  (leggi qui la nostra recensione)  ci riprova a sette anni di distanza. con questo II. In questo disco non è presente Alessandro Del Vecchio alle tastiere/hammond e sarà forse anche per questo che il lavoro si sviluppa meno sul lato Uk oriented dei vari Zeppelin/Whitesnake(quelli pre 1987), e va più a ricercare le atmosfere battute nel passato da Badlands e Riverdogs.

Molto blues e meno fronzoli dunque caratterizzano questo secondo lavoro,  brani come Fools gold, Sticks And Stones e Spread It All Around tracciano subito un solco ben definito, chitarra tagliente, atmosfera rovente e polverosa e via andare. Più lente e di atmosfera Riverdogs/Badlands, sono Matter of Time e Without You. Più tirata e richiamante agli Whitesnake è Side To Side, mentre il  puro sound USA torna prepotente grazie ai  richiami black di Cold Heat. Altro blues in puro stile serpente bianco è Ain’t Got The Blues che sembra estratta direttamente da Lovehunter, così come la successiva The One You Keep. Chiude il disco la orecchiabile Southland con velate strizzatine d’occhio al southern rock.

La produzione ed i suoni sono marcatamente e volutamente vintage e dopo trenta secondi scorderete di ascoltare un disco del 2021, ma sarete catapultati istantaneamente nelle magiche atmosfere dei seventies. L’esecuzione dei pezzi è sempre magistrale e di buon gusto e la voce di Keith Slack è sorprendentemente perfetta per il genere proposto.

Attenzione quindi se non siete patiti dell’hard & blues questo disco potrebbe suonarvi un po’ ostico all’ inizio, ma se  adorate camminare nell’ombra del blues, magari sull’assolata higway 66 , allora adorerete ogni singola nota che uscirà dal vostro impianto.

 

 

 

 

 

© 2021, Samuele Mannini. All rights reserved.

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