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Recensione

88/100

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A Perfect Day – With Eyes Wide Open – Recensione

13 Dicembre 2020 4 Commenti Paolo Paganini

genere: Melodic Modern Rock
anno: 2020
etichetta: ROCK OF ANGELS

Tracklist:


1. All of My Life
2. Give It Away
3. In My Room
4. Mama Said
5. Pull Me Out
6. Starlight
7. The Hideaway
8. The Love We've Waited
9. The Roots
10. Whatever You Want Me (To Do)

Formazione:

Marco Baruffetti – (Voce, Chutarre)
Andrea Cantarelli – (Chitarra)
Gigi Andreone – (Basso)
Alessandro Bissa – (Batteria)

 

Gli A Perfect Day nascono nel 2012 dalla collaborazione tra alcuni membri di Labyrinth e Vision Divine con l’intento di proporre nuovi brani piuttosto distanti da quanto fatto con le band originali. Sul primo disco compariva dietro il microfono il grande Roberto Tiranti sostituito a partire dal secondo (The Deafening Silence del 2016)
dall’altrettanto valido Marco Baruffetti. In quell’occasione si iniziò a notare un cambio di stile nelle composizioni, votate a sonorità più moderne anche se ancora legate al classic metal del recente passato. Oggi con l’uscita del nuovo Whit Eyes Wide Open appare chiaro il percorso che i quattro membri intendono intraprendere. Ci troviamo infatti di fronte ad un disco dalle chiare influenze post-grunge ma dalla spiccata connotazione melodica. Le dieci tracce vanno a comporre un album di grandissima qualità sia a livello di brani che per quanto riguarda la produzione, estremamente brillante ed al passo coi tempi. Impossibile non paragonare Gli APD a band quali Alter Bridge, Black Stone Cherry, e Shinedown. La cosa appare chiara fin dalle prime note di All Of My Life e Give It Away (i primi due singoli estratti) dove tracce di Foo Fighters e Alter Bridge di mescolano alla melodia ed alla brillantezza della voce di Marco per dare vita ad uno stile unico e perfettamente riconoscibile. L’influenza della band di Brent Smith emerge prepotentemente sulle note di In My Room mentre Mama Said “puzza” del miglior southern rock in stile BSC e permette a Barruffetti di mostrare tutta la propria versatilità. Si continua a spingere con la tiratissima Pull Me Out altro ottimo esempio di come si possa coniugare un pesante lavoro di chitarre senza perdere un gramo dal punto di vista melodico. A proposito di chitarre non possiamo non fare un plauso alla maiuscola prestazione di Andrea Cantarelli sempre sugli scudi e all’imponente sezione ritmica formata dal duo Andreone-Bissa. Starlight ci riporta su territori cari alla band di Myles Kennedy mentre The Hideaway mi ricorda il sond dei migliori Evanescence. Il vero capolavoro però deve ancora arrivare. Gli amanti delle ballate non potranno non riconoscere a The Love We’ve Waited una potenziale hit a livello internazionale, nella quale la voce di Barufetti si sposa magnificamente ad una melodia che vi entrerà in testa fin dal primo ascolto. La veloce The Roots è forse il brano meno convincente (ma parliamo di gusti personali) mentre la conclusiva e pacata Whatever You Want Me (To Do) molto vicina allo stile dei Cinder Road rappresenta il perfetto commiato della band.

IN CONCLUSIONE

Alla fine dell’ultima traccia ti viene voglia di rimettere il disco da capo e questo penso sia il miglior complimento e considerazione che possa fare a questa fantastica formazione che speriamo di poter ammirare quanto prima in sede live.

© 2020, Paolo Paganini. All rights reserved.

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