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Recensione

75/100

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3.2 – Third Impression – Recensione

08 Aprile 2021 6 Commenti Vittorio Mortara

genere: Prog/Pomp rock
anno: 2021
etichetta: Frontiers

Tracklist:


    01. Top Of The World 02. What Side You’re On 03. Black Of Night 04. Killer Of Hope 05. Missing Piece 06. A Bond Of Union 07. The Devil Of Liverpool 08. Emotional Trigger 09. A Fond Farewell 10. Never

Formazione:

Robert Barry - All Instruments And Vocals

 

La mazzata tremenda da 9 minuti di cambi di tempo, tastiere magniloquenti, intrecci di chitarre acustiche ed elettriche, scorribande folk ed orientaleggianti dell’opener “Top of the world” potrebbe tranquillamente mettere KO un toro. E altresì potrebbe scoraggiare dal proseguire l’ascolto un buon 80% dei lettori di queste pagine. Se invece, perché siete amanti del genere, oppure curiosi, oppure semplicemente perché dovete farne la recensione, stoicamente proseguirete l’ascolto, in questo terzo capitolo della saga 3 troverete qualche piacevole sorpresa. E non vi pentirete di averlo fatto.
Robert Berry lo conosciamo tutti. A parte la collaborazione con Emerson e Palmer nel primo disco, lo abbiamo ascoltato con piacere nei progetti maggiormente orecchiabili con gli Alliance ed anche in qualche bel lavoro da solista. Sa fare tutto. Come si dice, se le canta e se le suona. In questo lavoro, come nel precedente, è lui ad occuparsi di tutte le parti strumentali, nonché di quelle vocali e della produzione. E lo fa anche con discreta bravura!
Il genere proposto prende spunto dal prog classico, quello con le radici fortemente piantate negli anni 70. E lo si sente chiaro e forte già dalla sopracitata opener. Si continua con “What side you’re on”, lievemente più lineare nella strofa, con un intreccio di synt e chitarre ritmatissimo. “Black of the night” viene condotta da un ritmo tipo marcia militare, con begli innesti in stile folk con tanto di cornamuse (finte) ed un refrain tutto sommato godibile. Poi parte un tempo dispari con sopra un cantato altrettanto cadenzato, e “Killer of dreams” ci ricatapulta indietro agli anni d’oro del prog dei Kansas e degli ELP, a suon di duelli fra tastiera e chitarra. E arriva “Missing piece”, uno dei pezzi per cui valeva assolutamente la pena proseguire l’ascolto. Una bel brano, abbastanza lineare per essere orecchiabile, nel quale i virtuosismi vengono momentaneamente messi da parte in favore di un cantato drammatico ed evocativo. Molto a fuoco anche il bell’assolo di chitarra. Ancora meglio Robert riesce a fare su “A bond of union”, ballata romantica sul tema dell’unione e della famiglia, assolutamente paragonabile a quella “You do or you don’t” presente sull’album dei 3 e che, ve lo confesso, è stata il vero motivo che mi ha spinto a volere questo disco da recensire. “The devil in Liverpool” verte sempre sul progressive classico e tastieroso, senza spunti particolarmente degni di nota. Invece “Emotional trigger” è una sorpresa: un pezzo jazz/lounge degno di una compilation del Buddha Bar, in cui persino la voce di Robert assume tonalità da navigato singer di night club. Mi è proprio piaciuta! “A fond farewell” pomposa, dispari e dalla bella melodia vocale, precede l’atto conclusivo: “Never” è l’ultima canzone scritta da Berry con Keith Emerson. Sarebbe dovuta finire sul precedente album ma ne avrebbe allungato oltremodo la durata, visti i suoi nove minuti di rincorse di tastiere, chitarra e voce, crescendo e stacchi epici che la compongono.
Questo “Third impression” si colloca a metà fra le atmosfere più easy listening di “To the power of three” e l’osticità del predecessore. Certo piacerà un po’ di più a chi si nutre di pane e prog, ma chiunque vi potrà trovare ottimi spunti di originalità e avrà l’occasione di toccare con mano la bravura del nostro eroe nella composizione dei brani, nello suonare tutti gli strumenti e nel cantare. Magari ci fossero tanti personaggi di questo livello sulla scena attuale! E poi c’è “A bond of union”, il pezzo che aspettavo fin dall’uscita dell’opera prima, della quale ancora conservo la musicassetta. Buon disco!

© 2021, Vittorio Mortara. All rights reserved.

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