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Recensione

70/100

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Tony Mitchell – Church of a Restless Soul – recensione

17 Ottobre 2020 1 Commento Alberto Rozza

genere: AOR / Hard Rock
anno: 2020
etichetta: AOR Heaven

Tracklist:

1 Church Of A Restless Soul 4:41
2 Living On The Run 4:23
3 In & Out Of Love 4:30
4 The Mighty Fall 5:21
5 Electric 4:12
6 I Believe In Angels 5:09
7 Killing Me To Love You 6:35
8 Never Wanted Love 5:27
9 One Good Reason 5:11
10 Sacrifice 5:10
11 Shattered Dreams 3:56
12 Evil Woman 4:44
13 Heaven Is Falling 4:23

Formazione:

Tony Mitchell – Vocals, Guitars, Keyboards
Paul Hume - Lead Guitars
Shawn Charvette - Keyboards
Neil Ogden – Drums
Nigel Bailey – Bass
Josh Williams – Bass
Rougue Gallery Rock Choir - Backing Vocals

Ospiti:

Danny Vaughn - Vocals
Tim Manfors – Lead Guitars

 

Ritorna in questo turbolento 2020 il grande Tony Mitchell, poliedrico artista noto per la sua militanza nei Kiss Of The Gipsy e per aver preso parte in alcuni progetti di Alice Cooper e Alan Parsons Project.
Partenza arrembante e corale affidata alla title track “Church Of A Restless Soul”, dal ritmo travolgente, un vero e proprio inno rock, in grado di stupire e scatenare il pubblico con la sua irresistibile carica. Si passa alla successiva “Living On The Run”, classico brano rock melodico, dalla struttura e dall’esecuzione apprezzabile, dal ritornello molto orecchiabile. “In And Out Of Love” ha un sapore molto anni ’80 e come tale il sentore di “già sentito” è molto forte, anche se nel complesso risulta gradevole e ben suonato.

Con “The Mighty Fall”, introdotta da uno splendido giro di tastiere e che vede la collaborazione di Danny Vaughn alla voce, ci spostiamo verso orizzonti più ampi e sentimentali, che richiamano le sonorità di Meatloaf e compagnia, offrendoci un buon pezzo che poco però ha di originale. “Electric” tambureggia ma non prende particolarmente e si getta nella successiva “I Belive In Angels”, acustica, smielata e ascrivibile alla sconfinata categoria power ballads. Troviamo una ventata di freschezza con la crudele “Killing Me To Love You”, una chicca spietata e dai fraseggi heavy, dalla trama interessante e strumentalmente ricca di spunti. Sempre sull’onda del sentimento troviamo “Never Wanted Love”, abbastanza scontata e canonica, che poco lascia nella mente dell’ascoltatore e senza grossi rimpianti si conclude per dar spazio alla classicheggiante “One Good Reason”, dalla parte strumentale preziosa e prepotente, che complessivamente si presenta come un brano riuscitissimo. Una nuova ballata si presente alle nostre orecchie: “Sacrifice” è dolce e struggente, un grande classico intramontabile nella forma, nelle tematiche e nella resa. L’ottima preparazione tecnica strumentale della band non si discute assolutamente, ma molte volte l’originalità viene molto a mancare: non è esclusa da questo ragionamento la frenetica “Shattered Dreams”, perfettamente in linea con la corrente di appartenenza di Mitchell e con il resto dell’album. “Evil Woman”, con la sua ritmica granitica e la parte vocale molto crossover, azzarda rispetto alla totalità del lavoro, risultando per certi versi un po’ fuori luogo. Concludiamo con “Heaven Is Falling”, titanica, operistica, sontuosa, ottima chiusura per un discreto album, tecnicamente inattaccabile ma irrimediabilmente poco fresco: peccato.

© 2020, Alberto Rozza. All rights reserved.

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