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Lionville – Magic Is Alive – Recensione

09 Agosto 2020 15 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Melodic Rock
anno: 2020
etichetta: Frontiers Music Srl

Tracklist:

01 Nothing Without You 4:35
02 You're Not Alone 4:18
03 Runaway 4:22
04 Finally You're With Me 4:23
05 Every Little Thing Leads Back To You 4:25
06 If You Don't Know Me 5:05
07 Living With The Truth 4:23
08 Reaching For The Sky 4:24
09 I'll Never Give My Heart Away 4:17
10 Into The Night 4:49
11 Magic Is Alive 5:36

Formazione:

Stefano Lionetti - Guitars, Vocals, Keyboards
Lars Säfsund - Lead & Backing vocals
Michele Cusato - Guitars
Fabrizio Caria - Piano & Keyboards
Giulio Dagnino - Bass
Martino Malacrida - Drums

 

Ricordo ancora le emozioni contrastanti provate tre anni fa ascoltando A World of Fools, il precedente album in studio dei Lionville e debutto del gruppo genovese tra le corti della ormai major del genere melodic rock Frontiers Music. Un buon prodotto sì, fatto di pezzi anche notevoli e di primo ordine, che però non decollava: forse a causa di una produzione moderna ma un po’ troppo piatta e poco di impatto, e di un cantanto che se da un lato esprimeva perfezione tecnica, dall’altro pareva poco partecipe alle singole canzoni, specie sul lato emozionale.

Oggi con Magic Is Alive, il quarto disco del gruppo uscito il 7 agosto 2020, il mastermind Stefano Lionetti rispedisce al mittente ogni possibilità di critica, lavorando a un platter che suona qualitativamente in linea con i primi due sensazionali album del progetto, e che letteralmente sbaraglia la concorrenza al suon di un melodic rock che risulta essere di primo – anzi primissimo – ordine, e ben oltre gli standard medio-alti del mercato.

Una classe e una qualità compositiva assoluta, quella di Lionetti, che riescono a risultare tali anche a livello di produzione, con il musicista-autore che ha registrato e arrangiato il suo disco in maniera sopraffina, rendendo il prodotto finale una carezza per l’udito grazie a suoni moderni, avvolgenti e nitidi, perfezionati anche grazie al grande contributo di Giulio Dagnino nel ruolo di ingeniere dell’audio e al mixing. Un lavoro sonoro così notevole che, vista anche la sua perizia compositiva, riesce in pochi attimi a portarci alla mente i nomi di illustri formazioni del genere, quali i Toto, gli Chicago o il solista Richard Marx, dai quali non risulta ne così dissimile, ne talmente inferiore, da non spingerci nella direzione di un paragone – lo giuro, neppure troppo ardito – con le registrazioni migliori di questi miti della musica.

Un contributo sostanziale nella perfetta riuscita di questo prodotto è ovviamente da darsi anche al resto della formazione, con Michele Cusato in forma smagliante alle chitarre (alcune sue parti soliste mi hanno lasciato davvero a bocca aperta), Fabrizio Caria alle tastiere utilissimo anche con il suo apporto compositivo e di arrangiamento, Giulio Dagnino al basso e Martino Malacrida alla batteria sugli scudi con una sezione ritmica precisissima e carica di groove. Al loro fianco, gli ospiti Bruce Gaitsch alla chitarra e David Karen Forbes alla voce, ma soprattutto i grandi liricisti e collaboratori Alessandro Del Vecchio, Pierpaolo Monti, Gianluca Firmo, Peter Darley, Robert Säll e Lenny Macaluso che non hanno fatto altro che alzare ulteriormente l’asticella di questo grandissimo prodotto discografico.

Ultimo, ma non ultimo, Lars Säfsund (Work Of Art, Enbound) che supera ogni barriera e cancella ogni difetto precedentemente mostrato, dando sfogo a una delle sue migliori prestazioni vocali in assoluto, per come riesce a risultare varia, emotiva, e tecnicamente ineccepibile dalla prima all’ultima nota del disco. Un lavoro di intonazione e di carisma strabigliante che – davvero – mi ha portato a domandarmi quante volte abbiamo ascoltato un cantante così inataccabile all’interno di una registrazione in studio post anni ’80. Semplicemente incredibile, giù il cappello.

Dopo una lunga ma doverosa esamina tecnica del disco, diamo ora un breve giudizio ai singoli brani che compongono questa tracklist. L’opener Nothing Without You suona subito come se fosse una outtake dei primi due album del progetto, per come sa risultare fresca, coinvolgente e dotata di un refrain classico, tutto da cantare. Analogamente, You’re Not Alone non manca di stupire per la sua immediatezza, e per i suoi bei arrangiamenti, con i controcori del refrain che ci accarezzano le orecchie ad ogni click sul tastino play, con la ricamata ma moderna Runaway che non aspettiamo l’ora di poter ascoltare un giorno live per cantare a squarciagola gli ooooh ooooh del suo ritornello.

Spazio poi alla power ballad Finally You’re With Me, delicata e romantica, stupendamente arrangiata e perfettamente interpretata da Lars, e alla più sostenuta Every Little Thing Leads Back To You, energica e frizzante, più in linea con lo stile moderno delle produzioni AOR. Da dieci in pagella poi If You Don’t Know Me, perfetto punto di unione tra classico westcoast e arrangiamenti moderni, per un brano che non avrebbe sfigurato sull’ultimo disco dei CWF (Champlin Williams Friestedt), ma che ha altresì un occhio saldo sulle richieste del mercato degli anni duemila, vedi in particolare l’uso di alcuni effetti sulle voci.

Merita una nuova standing ovation Living With The Truth, ennesima traccia perfettamente prodotta ed arrangiata che sfocia in un refrain di impatto e magnifico, ma non è da meno neppure quella Reaching For The Sky che va a giocare sui terreni della westcoast più pura, uscendo vincitrice contro la maggior parte degli opponenti post anni’90. I’ll Never Give My Heart Away è poi una mid-tempo/ballad terribilmente cinematica, con la batteria che va a scomodare Deen Castronovo in Don’t Walk Away dei Bad English, o Simon Philips dei Toto in I Will Remember, tra arrangiamenti di gran classe e melodie da urlo.

Infine, Into The Night ricorda a tutti la qualità della penna di Lionetti quando si tratta di lenti melodici e romantici, con la title track Magic Is Alive che va a siglillare questo disco come un piccolo capolavoro westcoast dei tempi moderni, producendosi in una traccia ricercata, dinamica e colma di groove che ci fa venir una gran voglia di un bel drink giacchiato, non per calmare il calore di questo agosto, ma per rallentare il bollente battito del nostro cuore musicale.

IN CONCLUSIONE

E’ impossibile non lasciarsi andare a toni di proclamazione dopo aver ascoltato Magic Is Alive, l’ennesimo grande disco dei Lionville, e forse il prodotto più completo e maturo della carriera del gruppo.

Questo platter riesce infatti a mantenere inalterata la giovanile freschezza dei primi due dischi, aggiungendo quello spirito di coesione da band che non era così presente alle origini, quando i Lionville erano a tutti gli effetti niente più che un progetto in studio. Ora, da formazione a tutti gli effetti, i nostri portabandiera tricolori – e l’immancabile svedese Lars – sono un tutt’uno capace di creare poesia in musica, e il nostro augurio è quello di rivederli al più presto calcare un palco, magari in modo meno sporadico che in passato. Dita incrociate!!

© 2020, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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