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Recensione

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Autograph – Get Off Your Ass – recensione

03 Novembre 2017 1 Commento Marco 'Rokko' Ardemagni

genere: Hard Rock
anno: 2017
etichetta: EMP Label Group

Tracklist:

1. Get Off Your Ass
2. Every Generation
3. All I Own
4. You Are Us, We Are You
5. Meet Me Halfway
6. I Lost My Mind In America
7. All Emotions
8. Watch It Now
9. Ready To Get Down
10. Turn Up The Radio (Live)

Formazione:

Simon Daniels - Voce, Chitarra
Steve Lynch - Chitarra, Cori
Randy Rand - Basso, Cori
Marc Wieland - Batteria

Contatti:

sito ufficiale
pagina facebook

 

Mettiamo subito le cose in chiaro.. leggiamo AUTOGRAPH, ma delle origini opulente 80’s sono rimasti solo Steve Lynch (guitar) e Randy Rand (bass). NO Steve Plunkett, NO mega-produttori (Neal Kernon, Andy Johns), NO studi di registrazione a 7400 piste, NO tastiere… Nada de Nada… ma, come ormai sapete, al sottoscritto tutto ciò frega ZERO: o è buona musica (a prescindere da tutto il contorno) o non lo è, punto!

Get Off Your Ass’ parte alla grande, chitarra sporca, voce più pulita ma valida e adeguata. Brano che va dritto come un fuso, banale nella sua immediatezza ma efficace (e poi dura poco, cosa a me muy gradita).
Con la successiva ‘Every Generation’ i Nostri si imborghesiscono un po’ di più, aumenta il tasso melodico delle voci e controvoci, il giro di basso un po’ Boston, ma resta un fatto: non si cerca lo scandalo, della serie faccio rock’n’roll e voglio che arrivi subito a destinazione.
Eh sì… finora ho titubato..- ma con ‘All I Own’ devo confessarlo: la timbrica del nuovo vocalist mi rimanda a Bob Geldof… chiusa parentesi… semiballad un po’ Warrant, un po’ Mr. Big.
Volete gli 80’s? …e allora trangugiatevi questa ‘You Are Us We are You’ con un riffing Def Leppard/Cinderella e un chorus che solo a sentirlo mi fa la permanente (sì, esatto quella che ogni ragazza 18enne, nell’85, DOVEVA avere in testa).
Meet Me Half Way’ ha quell’incedere sospeso tra danza pellerossa intorno al tepee e J Geils Band che mi ha sempre urtato… per cui la quale, passo oltre…
Tipica driving song per ‘I Lost My Mind In America’, qualche tonalità più attuale e chorus banalotto… ok per un raduno di bikers.
All Emotions’ conferma che i ragazzi sanno come strofizzare, ma sui chorus la buttano un po’ in vacca (con tutto il rispetto per le mie amiche mucche!).
In ‘Watch It Now’ c’è un vaghissimo accenno al giro di ‘Turn Up The Radio’ e agli Autograph del tempo, tutto (ahimè) finisce lì… pezzo mediocre.
Plagio evidente (‘Just Like Paradise’/David Lee Roth) per le note che accompagnano l’entrata in scena di ‘Ready To Get Down’… solita solfa: chorus da dimenticare.
Consiglio di fine corsa per i 4 yankees… fate come le squadre di Football Americano, assumete due allenatori: uno per le strofe (ma non ne avete bisogno) e uno per i chorus (e ne avete bisogno).
(sorvolo sull’ultima traccia che è nullaltro che ‘Turn Up The Radio’ in versione live).

IN CONCLUSIONE

C’è grande volontà di continuare a rockare, ma lo smalto è quello che è e i suoni che ci si può permettere oggi sono quelli che sono… e così ne esce un dischetto onesto che fa emergere una manciata di pezzi.
No ragazzi (dico a voi che leggete) non ne vale la pena… fatemi uscire da sotto il casco del parrucchiere… la permanente è rimandata per occasioni migliori.

© 2017, Marco ‘Rokko’ Ardemagni. All rights reserved.

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