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Recensione

80/100

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MainStreet – Second Chance – recensione

31 Dicembre 2014 2 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Rock
anno: 2014
etichetta: Autoprodotto

Tracklist:

01. Short Steps
02. No Way *
03. Empty Eyes *
04. Mark and Johnny
05. Love Can Hurt You So Strong *
06. Second Chance *
07. Its Name is…
08. Last Day *
09. What to Believe in
10. Prayer

* migliori pezzi

Formazione:

Andrea Delsignore - voce
Ivan Garbuio - chitarra
Mauro Guarnieri - chitarra
Antonello Colamonaco - basso
Ivan Belloni - batteria

Pietro Venezia - piano, tastiere e orchestrazioni

Ospiti:

Andrea Aloisi - violino in Empty Eyes, Prayer
Saverio Gliozzi - cello in Empty Eyes, Prayer
Caterina Flores - viola in Empty Eyes, Prayer
Silvia Fazio - cori in Its name is...

 

Che la scena Melodic Rock in Italia sia in totale fermento negli ultimi anni è ormai assolutamente assodato! Artisti che esportano l’AOR ed il Melodic Rock made in Italy come Alessandro Del Vecchio, Pierpaolo “Zorro11” Monti e molti altri o band che pubblicano album di sicuro valore come, per citare gli ultimi, Perfect View e i Platens senza contare il lavoro di primo piano svolto dall’italianissima etichetta Frontiers Music che, oltre alle band che ha portato (e riportato) a noi in questi anni, con il suo Frontiers Rock Festival ha regalato un angolo di Paradiso anche alla scena live in Italia che non è mai stata clemente con questo genere.
Nuovi volti e graditi ritorni si affacciano quindi su un panorama che ha al momento un bisogno vitale di essere rifocillato e mantenuto di livello come lo è stato in questi ultimi anni.
Noi oggi siamo qui per vedere se nella lista “dell’AOR e Melodic Rock made in Italy” possono trovare posto anche i MainStreet con questo Second Chance, album che arriva a distanza di 5 anni dal loro primo Back to the 80’s e con cui tentano il grande salto di qualità…

Poche note di Short Steps per capire che ci siamo, i MainStreet si meritano un posto nel nuovo panorama AOR Italiano! Buono lo stile molto classico che succhia linfa direttamente dalla carriera non di poco conto di band quali Journey o Survivor, ma baciato qua e la da quel tocco di classe di band quali Toto. La voce di Andrea Delsignore, potente e acuta, riesce a regalare poi un’ottima caratterizzazione anche se, aimè, devo ammettere che proprio qui si trova uno dei difetti di questo lavoro. Per quanto la voce dimostri di avere delle ottime capacità ha ancora bisogno, come si dice dalle mie parti, “di farsi“, o meglio di trovare un suo giusto bilanciamento… come vedremo anche più avanti infatti la sua resa non sarà sempre costante… ma quando tutto funziona, diciamocelo, funziona alla grande!
Come in No Way baciata da un ottimo stile giocato tra tastiere, chitarre (ottimo il loro apporto su tutto l’album), cori e arrangiamenti, e qui bisogna dirlo, veramente azzeccati e di alto livello. Un pezzo di puro Melodic Rock di vecchia scuola che segna un grande punto a favore dei MainStreet.
Classicissima ballata, Empty Eyes pur senza nulla di originale è il perfetto lento che ti aspetteresti su un album di questo tipo. Ancora una volta sono le orchestrazioni e gli arrangiamenti a dare luce e brillantezza al pezzo. Da manuale il solo di chitarra che entra superata la prima metà del pezzo. Mark and Johnny non convince, la voce in questo caso veramente troppo acuta sembra non essere coordinata con l’andamento del resto del pezzo e così l’effetto finale non risulta brillante come ci si aspetterebbe, ma un passo falso può starci.
Passo falso che viene spazzato via in un secondo da quello che è il vero diamante di questo Second Chance. Love Can Hurt You So Strong è uno dei lenti più intensi e belli che mi sia capitato di sentire quest’anno, per emozioni e stile oso paragonarlo alla spendida Almost Over You a firma L.R.S. (qui la recensione)
Solo un piano che presto si abbraccia alla voce, qui veramente in grado di riscattarsi con un’ottima prova, melodie che delicatamente marcano gli stati d’animo che man mano il testo disegna, il tutto magistralmente rifinito da arrangiamenti giocati con gusto e maestria che riportano con la mente a pezzi di ben altri tempi. Un piccolo gioiello che ammetto esere risucito a regalarmi più di un brivido.
Perfettamente riuscita risulta anche essere Second Chance dove ancora una volta è il connubio melodia, testi, strumenti e voce a bilanciarsi perfettamente. Anche qui i MainStreet riescono perfettamente ad amalgamare testi e melodia per seguire la scia emozionale che il pezzo trasmette. Ottima prova anche per la voce che riesce ad essere parte fondamentale per l’atmosfera del pezzo! Solo di chitarra disincantato che si trasforma in sognante come ciliegina sulla torta.
Penso di poter dire che abbiamo appena toccato con Love Can Hurt You So Strong e Second Chance il Cuore e l’Anima di questo album con due pezzi che meritano un posto di livello nel genere.
Con Its Name is… si torna infatti su un livello che rispecchia più i primi pezzi con le stesse luci e ombre. Prima di chiudere c’è ancora tempo per il simil pop/rock di Last Day in grado di elevare ancora una volta il valore di questo Second Chance soprattutto in virtù di una chitarra di fondo che disegna note semplici ma in grado di ammaliare e stregare ben più di un cuore con un sound “AOR all’italiana”, quasi fosse estrapolata dalla discografia fine anni ’80 primi ’90 di Tozzi (no perchè, a scanso di equivoci, ritengo Umberto Tozzi uno dei pochissimi artisti italiani che in una parte della sua carriera sia stato in grado di creare pezzi dal piglio AOR 🙂 ).
Pezzo tirato e cromato per What to Believe in e per la sofferta Prayer che ancora una volta mostra orchestrazioni e arrangiamenti di notevole livello.

IN CONCLUSIONE

Un posto nell’AOR e Melodic Rock made in Italy o “New Wave of Italian AOR and Melodic Rock” (come mi disse una volta un amico 😉 ) i MainStreet se lo meritano sicuramente anche se ammetto che restano alcune ombre che però con il tempo potranno sicuramente essere sistemate. La prima riguarda una produzione che avrebbe meritato di essere forse più iper pompata stile mega produzioni anni’80, ma questo è un problema comune a molte uscite attuali… ma che qui con il magnifico lavoro di arrangiamento di cui gode l’album avrebbe potuto fare veramente la differenza, il secondo riguarda la voce che non sempre riesce ad essere di livello su tutto l’arco dell’album, ma anche qui si tratta a parere mio solo di questione di tempo per trovare una propria “identità vocale” e soprattutto un maggior bilanciamento, che ogni tanto vuol dire sapersi anche frenare e meglio giostrare, perchè la qualità di base c’è… 😉
Ottimi i lavori di chitarra, e l’ultima nota positiva la voglio spendere per quella che mi pare essere “l’ombra” alle spalle della band, ovvero Pietro Venezia, accreditato praticamente di tutte le musiche dell’album (spesso in collaborazione con Guarnieri o Belloni) e delle varie orchestrazioni e arrangiamenti. Lasciatemelo dire, da questo punto di vista il lavoro fatto è veramente magnifico, tocchi di classe ed una cura delicata volta a valorizzare in maniera sublime soprattutto i pezzi più lenti ed emozionali su cui un arrangiamento riuscito può veramente fare la differenza.
Date una possibilità ai MainStreet, perchè, anche se ora mostra ancora qualche incertezza, sono sicuro che quello che già propone potrà far breccia nell’armatura di ben più di un appassionato e sono sicuro che con il giusto supporto possa entrare a breve a pieno diritto nella migliore rosa delle band uscite ultimamente dal panorama italiano.

© 2014 – 2018, Denis Abello. All rights reserved.

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