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L.R.S. – Down To The Core – recensione

27 Marzo 2014 116 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Rock
anno: 2014
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

01. Our Love To Stay
02. Livin’ 4 A Dream *
03. I Can Take You There *
04. Never Surrender
05. Almost Over You *
06. Shadow Of A Man *
07. Universal Cry *
08. To Be Your Man *
09. Down To The Core
10. I Will Find My Way *
11. Waiting For Love *
12. Not One Way To Give *

* migliori canzoni

Formazione:

Tommy La Verdi - voce
Josh Ramos - chitarre
Michael Shotton – batteria, cori

Ospiti:

Alessandro Del Vecchio - tastiere, hammond, cori
Nicola Mazzucconi - basso, fretless
Anna Portalupi - basso, fretless
Jamie Browne - basso

 

Emozioni! Non mi è stato chiaro da subito e ammetto di averci dovuto riflettere un attimo, ma quel qualcosa che prepotentemente pone un accento particolare su questa prima uscita a nome L.R.S. trova una ragione d’essere proprio sotto quella semplice, ma così carica di significato, parola.
Avrei potuto trovare mille altri motivi per giustificare il voto dato, così come ne avrei potuti trovare mille per giustificare il fatto di non darlo, ma la verità è che in questo Down To The Core ho ritrovato parte dell’Essenza stessa che mi ha portato avanti nel mio viaggio e che mi ha fatto approdare a scrivere su questi lidi.
Partiamo subito con il dire che il primo colpo inferto al cuore è arrivato ancora prima di sentire una sola nota, poter “riavere” la voce di Tommy La Verdi (21 Guns) su di un album dal DNA rock melodico è stata una di quelle notizie che ti lasciano già da sole il sapore della vittoria in bocca!
Infatti questo progetto, le cui fila sono state tirate da Alessandro Del Vecchio, che ne ha curato anche la produzione, e dal patron della Frontiers Serafino Perugino, doveva all’inizio servire proprio solo per riportare sulle scene la splendida voce di La Verdi. Il destino ha però fatto si che si aggiungessero una chitarra come quella di Josh Ramos (Hardline, The Storm) e in conclusione alla batteria un personaggio quale Michael Shotton (Von Groove, Airtime). L’alchimia tra i tre ha funzionato talmente bene che da progetto si è passati ad una vera e propria band.

Non indugiamo oltre e lanciamoci in questa prima fatica firmata L.R.S. sulle note di Our Love To Stay, pezzo che è praticamente impossibile non associare a Never Walk Away dei Journey, anche se qui grazie alla magnificenza portata in scena dalla voce di La Verdi il risultato supera di gran lunga la versione Journeyana. Livin’ 4 a Dream abbiamo già potuto apprezzarla essendo il primo singolo estratto da questo album e penso di poter dire tranquillamente che si candida come uno dei migliori pezzi melodic rock che si siano sentiti dal 2000 in avanti. Ritmo, melodia, chitarra e voce si fondono per un pezzo incalzante ed adrenalinico.
La chitarra di Ramos stupisce sulle note iniziali di I Can Take You There, ma a togliere letteralmente il fiato è ancora una volta la voce di La Verdi a cui si aggiunge un lavoro superbo ai cori. Questi sono i pezzi che letteralmente riescono a rapirmi. Never Surrender riporta in territorio Journey, tanto che viene da chiedersi cosa sarebbe lo storico gruppo con alla voce un La Verdi in forma smagliante come sui pezzi affrontati finora.
Almost Over You arriva come una pugnalata, troppi ricordi che si rincorrono, troppi momenti che si pensava di essere riusciti a superare già da tempo riemergono sulle note e sul testo di quella che ritengo essere una delle più belle ballate che ho sentito da tanto, tantissimo tempo… Emozioni, la musica deve essere prima di tutto questo e pensare che un pezzo possa descrivere con tale potenza, grazia e classe ciò che forse a parole non si è mai riusciti a spiegare… beh, impossibile fermare quella lacrima che a distanza di anni finalmente scorre lungo il viso.
Shadow Of A Man è l’ennesimo capolavoro che questo disco riesce a regalarci, splendido in ogni passaggio, splendido in ogni nota portata a segno dalla voce ancora una volta sorprendente di La Verdi supportata da un Del Vecchio eccezionale nel disegnare cori sublimi. A questo aggiungiamo un lavoro sempre valido di Ramos alla chitarra e di Shotton alla batteria e non ci resta che da dire l’ennesimo… splendido!
Se non fosse bastato quanto portato a segno con Almost Over You ecco che sulle note di Universal Cry arriva il lento perfetto e ancora una volta a definirne in modo netto e preciso i tratti quasi fosse un quadro di Leonardo ci pensa la voce di La Verdi. Fate scorrere semplicemente le note e fatevi travolgere dal ritornello.
Altro splendido centro viene fissato dall’intro di chitarra di To Be Your Man, classicissima ballad che prende a piene mani dal passato di gruppi quali The Storm, Journey, Survivor e gli dona il calore ed il colore della voce di La Verdi unita alla chitarra di Ramos.
La titletrack Down To The Core è forse uno dei pezzi meno immediati e a cui bisogna in parte assuefarsi, ma dopo alcuni ascolti il suo refrain vi entrerà in testa senza più possibilità di uscirne. Si pesta prepotentemente sul freno e si torna a farsi cullare, questa volta dalla chitarra di un Ramos in stato di grazia, sulle note di I Will Find My Way. Dolce ballad sulle cui note ancora una volta giocano in maniera egregia la voce di La Verdi in primo piano e quella di Del Vecchio sui cori.
C’è ancora tempo per l’adrenalinica Waiting For Love per arrivare in chiusura sulle note di Not One Way To Give. Pezzo intimista che poggia le sue basi sul pianoforte e sulla chitarra appena accennata per trasformarsi in un crescendo di poetica musicalità in un urlo di liberazione.

IN CONCLUSIONE

Quando la musica va oltre ed entra prepotentemente nella storia personale di chi la ascolta tanto da diventarne la colonna sonora, allora quella musica ha colto nel segno! Questo è per me Down To The Core a firma L.R.S., un pezzo di quello che sono si rispecchia in questi dodici pezzi. Certo, ci sono volute comunque una voce come quella di Tommy La Verdi che mai avrei sperato di risentire su note come queste unite ad una chitarra come quella di Ramos che reputo una delle migliori per il genere e infine pezzi come Livin 4 A Dream, Almost Over You, Shadow Of A Man, Universal Cry o To Be Your Man che risultano essere alcuni dei pezzi più belli scritti negli ultimi anni per questo genere per riuscire ad arrivare a questo risultato.
Aspettatevi da questo lavoro brividi e richiami assolutamente palesi al sound delle band madri dei tre Artisti principali coinvolti e dai gruppi che le “leggi” del Melodic Rock le hanno scritte, ballads alla 21 Guns, tocchi di chitarra a la The Storm e un sound generale che profuma di Journey e Survivor in ogni singola nota profusa dagli splendidi pezzi che lo compongono. Il tutto condito da una produzione più ovattata e meno diretta di quello che ci si potrebbe aspettare ad un primo approccio ma che sicuramente funziona!
Niente di originale per il genere, ma la prova vocale di La Verdi è sicuramente quel qualcosa in più che per me riesce a sopperire a qualche leggera imperfezione e che permette in ogni caso di far svettare questo Down To The Core fino al punto massimo della votazione, senza contare come già detto che pezzi come Livin’ 4 a Dream, Almost Over You, Shadow Of A Man, Universal Cry e To Be Your Man sarebbero tutte potenziali singole Hits!
Un album che va ascoltato e lasciato scorrere per quello che è, pure Emozioni!

© 2014 – 2018, Denis Abello. All rights reserved.

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