LOGIN UTENTE

Ricordami

Registrati a MelodicRock.it

Registrati gratuitamente a Melodicrock.it! Potrai commentare le news e le recensioni, metterti in contatto con gli altri utenti del sito e sfruttare tutte le potenzialità della tua area personale.

effettua il Login con il tuo utente e password oppure registrati al sito di Melodic Rock Italia!

Recensione

83/100

Video

Pubblicità

Axel Rudi Pell – Into the Storm – Recensione

09 Gennaio 2014 27 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock / Heavy Metal
anno: 2014
etichetta: SPV/Steamhammer

Tracklist:

01. The Inquisitorial Procedure
02. Tower Of Lies *
03. Long Way To Go *
04. Burning Chains
05. When Truth Hurts *
06. Changing Times
07. Touching Heaven *
08. High Above
09. Hey Hey My My *
10. Into The Storm

Bonus track edizione digipack:

11. White CATS (Opus #6 Scivolare)
12. Way To Mandalay

* migliori canzoni

Formazione:

Johnny Gioeli – voce
Axel Rudi Pell – chitarra
Fedry Doernberg – tastiere
Volker Krawczak – basso
Bobby Rondinelli – batter

Contatti:

http://www.axel-rudi-pell.de/

 

Non ci sono molte band che possono vantare più di un quarto di secolo di carriera alle spalle, tanto più se si parla di un progetto fondato a nome di un singolo chitarrista virtuoso. Il tedesco Axel Rudi Pell è una di queste rare eccezioni, con i suoi quattordici album in studio (considerando solo quelli contenenti inediti) e i suoi 1.5 milioni di dischi venduti nel mondo.

Il 20 gennaio sarà nei negozi la sua ultima creatura, il suo quindicesimo album a titolo Into The Storm e pubblicato sempre dalla fedele SPV, che si preannuncia, e a tutti gli effetti è (lo vedremo tra poco), nulla di diverso rispetto ai predecessori, ma una nuova bomba di puro melodic/power metal a tinte hard rock.

53 anni d’età, Pell non smette di farsi influenzare dal compianto Ronnie James Dio e da altre leggende quali Deep Purple, Uriah Heep, e compagnia bella, lavorando con disciplina a un prodotto ancora una volta magifico per suoni, stile e arrangiamenti. Ottantiano fino al midollo, Into the Storm vede sostanzialmente un solo cambiamento rispetto ai suoi predecessori: la dipartita dopo 15 anni del mitico batterista Mike Terrana, con il conseguente ingresso del grande musicista Bobby Rondinelli (Rainbow, Black Sabbath, Blue Öyster Cult etc.), qui subito a suo agio con le composizioni e perfetto nell’affrontare senza timori una eredità pesante come quella di Terrana. Per il resto, come per i Motorhead la storia è sempre la stessa, e la chitarra di Axel Rudi Pell diventa protagonista dei soliti grandi riff e assoli che hanno reso storico questo progetto, supportata da degli assoluti fuoriclasse come Fedry Doernberg e Volker Krawczak e dalla brillante, unica, inimitabile vocalità di Johnny Gioeli. The voice.

Si mescolano un po’ gli ingredienti, ma ecco che dopo la solita intro strumentale ed epica abbiamo gli attesi tre pezzi tirati che da sempre aprono gli album di Pell. Nell’ordine, la grantitica Tower of Lies, mastodontica per ritmo e gittata, una Long Way To Go che non fa rimpiangere neppure tanto pezzi storici come ad esempio Carousel,  e Burning Chains, affilata come un rasoio. Arrivati alla ballad, a titolo When Truth Hurts, ci stupiremo del pregievole passo indietro (nel tempo, non nella qualità!) fatto dal chitarrista a livello compositivo, ritrovandoci tra le mani una traccia emozionante che profuma un po’ di The Clown Is Dead e un po’ di Forever Angel, con un refrain alla Rainbow di assoluto impatto. Hit già dichiarata.

Giro di boa, e si riparte con una nuova canzone speed melodica, Changing Times, per ritornare su ritmiche apparentemente più lente con la imponente, elegante e quasi mid-tempo Touching Heaven, una Mystica del 2014. Poi via a mille allora con l’ottimo riff di High Above (al 100% inedito, alla faccia di chi afferma che Pell ricicla sempre le stesse trovate..) e con la riuscitissima cover di Hey Hey My My di Neil Young, toccante e dominata da un cantato stellare di Gioeli. Chiude la title track Into the Storm, tipico componimento di dieci e rotti minuti in cui Pell e compagni possono mostrare tutta la loro abilità tecnica e compositiva, alternando momenti di maggiore o minore intensità e gittata, tra tastiere e accompagnamenti di pura classe.

IN CONCLUSIONE

Nulla di nuovo sotto il sole ma un album in puro spirito Axel Rudi Pell, capace forse di apparire un po’ più orecchiabile e un po’ più alla Oceans of Time rispetto ai suoi diretti predecessori, visti da alcuni in leggero calo compositivo. Qui il biondo virtuoso tedesco torna a mostrare le unghie e, seppur gli assoli non siano più il massimo dell’originalità come in passato, il suo lavoro allo strumento è maschio e granitico, e un po’ meno “prevedibile”.

Lo dico e lo ripeto: AC/DC e Motorhead hanno sempre mantenuto un sound simile disco dopo disco, edificando su di esso la loro incredibile carriera. Così fa anche Axel Rudi Pell. Se la qualità musicale resta questa e c’è grinta ed energia da muovere le montagne, perfetto così. Nient’altro da aggiugnere. Gli A.R.P. dominano le tempeste.

© 2014 – 2016, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

Print Friendly, PDF & Email

Ultime Recensioni

Devi essere registrato e loggato sul sito per poter leggere o commentare gli Articoli

27
0
Would love your thoughts, please comment.x