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Recensione

70/100

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Fair Warning – Sundancer – recensione

03 Luglio 2013 27 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2013
etichetta: SPV

Tracklist:

01. Troubled Love *
02. Keep It In The Dark
03. Real Love *
04. Hit And Run
05. Man In The Mirror
06. Natural High
07. Jealous Heart *
08. Touch My Soul
09. Send Me A Dream *
10. Pride
11. Get Real
12. How Does It Feel
13. Living On The Streets
14. Cool

* migliori canzoni

Formazione:

Tommy Heart – Voce
Ule W. Ritgen – Basso
Helge Engelke – Chitarre e tastiere
C.C. Behrens – Batteria

 

Uno sguardo alla copertina, una lettura veloce al titolo Sundancer e quel moniker che in alto sulla copertina fa bella mostra di se, Fair Warning. Per chi un minimo ha seguito la carriera di questo gruppo solo una cosa può venire alla mente… Rainmaker.
Nati a cavallo tra gli ’80 e i ’90 i Fair Warning hanno saputo risaltare con il loro hard rock melodico quando la luce di questo genere diventava sempre più fioca e sembrava destinata a spegnersi.
Eppure proprio in quegli anni ’90 che sembravano così buii i Fair Warning con il loro stile semplice e diretto e con il supporto di una voce comme quella di Tommy Heart seppero piazzare a segno nel cuore di molti rocker (dall’animo melodico) una serie di album di qualità assoluta tra cui spiccava proprio Rainmaker (1995) che insieme all’omonimo Fair Warning (1992), Go! (1997) e Four (2000) permisero al gruppo di apporre la propria firma nella storia dell’hard rock melodico di quegli anni.
Il 2000 segna anche il loro scioglimento ma per fortuna basterà attendere il 2006 per rivederli riuniti e pronti a ripartire… e se la partenza con Brother’s Keeper risulta quanto mai forte e carica di quel “Fair Warning spirit” che caratterizzò i primi album lo stesso non si può dire dell’ultimo Aura datato 2009 in cui un certo cambio di direzione contribuì a rabbuiare e far scricchiolare la forza del gruppo.
Dopo tutto questo bell’excursus storico, assolutamente dovuto per una band di questa caratura, non mi resta da dire che essendo io un trentenne che non ha avuto (causa età essendo proprio dell’80) la fortuna di vivere appieno, o meglio di intendere, cosa succedeva negli anni ’80 per il melodic e l’hard rock ma che sfortunatamente si è pippato tutta la solfa grunge dei ’90 si può capire come un gruppo come i Fair Warning abbiano segnato fin dal loro esordio quella luce di speranza che qualcuno potesse ancora rispecchiare “in musica” quello che era il mio spirito adolescenziale che proprio non capiva come il “Seattle Sound” o il “Pop italiaco” potessero attizzare i suoi coetanei.
Chiaro quindi come sia legato in maniera particolare a questo gruppo e a una valangata di loro pezzi e quindi ancora più chiaro come l’arrivo di un album come Sundancer possa avermi fatto sobbalzare sulla seggiola e scendere una lacrimuccia appena ho visto la copertina, soprattutto dopo un pò di delusione patita con Aura.

Così con occhi sognanti lancio questo Sundancer e lo ammetto, causa anche tutta la sparata mentale fatta sopra, i ricordi che si rincorro ecc. ecc. Troubled Love riesce subito a catturarmi, la chitarra che graffia, la voce di Tommy che vibra e lo spirito di Rainmaker che aleggia nell’aria… il mezzo passo falso di Aura già inizia a dissolversi.
Ancora la chitarra che apre Keep It in The Dark rinvigorisce la mia fiducia… ma il pezzo poi si snatura con una tastiera che mi fa storcere il naso e nuvoloni neri iniziano a riprende a volteggiare sopra ai miei pensieri.
Real Love è una buona ballata, ma da qui in avanti qualcosa negli ingranaggi dei Fair Warning sembra incepparsi. Hit and Run manca di mordente, Man in The Mirror risulta “strana” sulla vaoce di Tommy Heart. Natural High è una buona cavalcata rock così come Jealous Heart grazie ad un ottimo Tommy Heart si risolleva dal resto.
Touch My Soul passa senza particolari segnalazioni. Send Me A Dream e Pride si lasciano ascoltare e How Does it Feel non riesce a prendermi pur mettendo in campo un’ottima prova della band e al solito un Tommy Heart magistrale.
Living On The Streets e Cool chiudono il lotto e fanno scendere il sipario su un disco un pò anonimo.

IN CONCLUSIONE

Un pò di delusione, tutto bello, tutto patinato con i richiami al passato che solleticano le emozioni, tutto ben suonato, Tommy Heart al solito magnifico ma alla fine il tutto risulta… Anonimo.
Sono i pezzi che mancano di quello spirito dei Fair Warning che invece permeava album come Rainmaker ma anche il più recente Brother’s Keeper. Manca la carica, l’adrenalina o l’emozione che i Fair Warning erano in grado di regalare.
Sicuramente l’album non è da bocciare, si lascia ascoltare e la band come detto è ineccepibile, ma dai Fair Warning mi aspetto di più… mi aspetto il brivido che corre lungo la schiena, mi aspetto il pezzo che torno a risentire mille e mille volte, voglio l’emozione e la carica di un gruppo maestoso come loro sanno essere.
Mi aspetto che come sono stati la colonna sonora dei miei anni ’90 lo siano anche dei miei anni 2000 e mi dispiace, ma per esserlo, ci vuole qualcosa in più di questo Sundancer.

© 2013 – 2018, Denis Abello. All rights reserved.

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