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Recensione

80/100

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Black Country Communion – 2 – Recensione

02 Settembre 2012 Comment Lorenzo Pietra

genere: Hard Rock
anno: 2011
etichetta: Mascot Records

Tracklist:

1) The Outsider
2) Man In The Middle
3) The Battle For Hadrian's Wall
4) Save Me
5) Smokestack Woman
6) Faithless
7) An Ordinary Son
8) I Can See Your Spirit
9) Little Secret
10) Crossfire
11) Cold

Formazione:

Glenn Hughes - Voce e Basso
Joe Bonamassa - Voce e chitarra
Derek Sherinian - Tastiere
Jason Bonham - Batteria

 

Seconda uscita per i Black Country Communion,”supergruppo” di cui ormai sappiamo praticamente tutto e dove bastano i nomi  dei componenti a far venire i brividi. Devo ammettere di aver avuto qualche perplessità su questo lavoro, soprattutto per l’uscita ravvicinata all’ottimo debut album datato Giugno 2010. Il primo sospetto è stato di avere tra le mani un album di scarti o di b-side, ma appena cliccato “Play” sul nostro lettore cd molti interrogativi sono stati spazzati via….

The Outsider è il tipico brano rock settantiano, veloce, accattivante, con un Bonamassa indemoniato alla chitarra e con echi di “Burn”….In The Middle suona più heavy, meno blues ma il suo intro orientaleggiante e il grande ritornello la rendono molto interessante.The Battle For Hadrian’s Wall è il primo tributo ai Led Zeppelin, con Joe Bonamassa alla voce e un intreccio di chitarre acustiche e elettriche di grande spessore. Save Me potremmo definirla il proseguimento di “Song Of Yesterday“, canzone del precedente lavoro; la lunga suite ci proprone atmosfere zeppeliniane, con le voci filtrate e assoli coinvolgenti. Cala il ritmo la successiva Smokestack Woman; la song non decolla e nemmeno il refrain riesce a lasciare il segno. La seguente Faithless inizia con un riff lento e col crescendo delle strofe ci porta a un bel ritornello con orchestra in sottofondo, che ricorda i lavori di Hughes solista. Ancora Bonamassa al microfono nella successiva An Ordinary Son, dove l’hard rock vira su basi più melodiche e ottantiane, una buona canzone a cui manca il tocco di classe per renderla superba. Il ritmo si rialza con la micidiale I Can See Your Spirit, dove si evoca proprio lo spirito dei Deep Purple; hammond, chitarre infuocate e riff all’ennesima potenza. Niente originalità ma gran mestiere. E qui arriviamo al capolavoro Little Secret; un omaggio al grande Gary Moore, un blues lento, trascinante con un Glenn Hughes in gran spolvero e Bonamassa che sembra parlare con la sua chitarra. Crossfire è un funky/rock che lascia l’amaro in bocca per l’eccessiva lunghezza e il refrain poco riuscito. Per fortuna si chiude alla grande con Cold, un altro blues lento interpretato da Bonamassa e comprende tutto quello che i Black Country ci vogliono far sentire, dalla parte lenta a quella più hard rock, dalla melodia perfetta ai grandi assoli.

IN CONCLUSIONE

Ci sono stati momenti in cui avrei voluto stroncare il disco per l’eccessivo “mestiere” e il poco cuore, ma riascoltando il lavoro con attenzione ci si rende conto di quanto questi Signori dell’hard rock abbiano dato e vogliano ancora dare alla musica. Promosso a pieni voti.

 

© 2012 – 2017, Lorenzo Pietra. All rights reserved.

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