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Recensione

95/100

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Pretty Maids – Pandemonium – recensione

13 Settembre 2010 Comment Denis Abello

genere: Hard Rock / Melodic Rock
anno: 2010
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

01. Pandemonium *
02. I.N.V.U. *
03. Little Drops Of Heaven *
04. One world One Truth *
05. Final Day Of Innocence *
06. Cielo Drive
07. It Comes At Night *
08. Old Enough To Know *
09. Beautiful Madness
10. Breathless *
11. It Comes At Night (Remix)

* migliori canzoni

Formazione:

Ronnie Atkins – Voce
Ken Hammer – Chitarre
Kenn Jackson – Basso
Allan Tschicaja – Batteria
Morten Sandager - Tastiere

 

Recensione tardiva essendo quest’album uscito a maggio… ma mi sento scusato, all’uscita www.MelodicRock.it era ancora in piena gestazione. 😉
Ci tenevo però a recensirlo perchè questo è al momento il disco HARD ROCK MELODICO DELL’ANNO!

I Pretty Maids si formano nel 1981 dal chitarrista Ken Hammer (all’anagrafe Kenneth Hansen) e dalla voce Ronnie Atkins (all’anagrafe Paul Christensen) come cover band di gruppi come Rainbow e Thin Lizzy. La loro carriera ormai trentennale è di tutto rispetto avendo suonato con gruppi del calibro di Balck Sabbat, Saxon, Nazareth, Venom, Heavy Pettin’,Wishbone Ash, Savage Grace, Running Wild, Metallica e Warlock.
Anche se bisogna aspettare il ’90 e vari cambi di formazione (ma voce e chitarra rimarranno sempre gli stessi) per vedere l’arrivo della fama (più che meritata) per i Pretty Maids.  Parte del loro successo è dovuto sicuramente alla perfetta simbiosi tra voce e chitarra che dopo il discreto Wake up to the Real World del 2006 ritorna oggi con questo Pandemonium, lavoro in cui sicuramente il binomio danese Hammer / Atkins raggiunge una maturità artistica di tutto rispetto.
Attenzione nell’album c’è pure la partecipazione di Barack Obama

LE CANZONI

Ticchettio inquietante, parte del discorso di insediamento alla Casa Bianca del presidente Barack Obama su una melodia soffusa da fine del mondo… e poi un crescendo di tastiera che lascia lo spazio ad un “carroarmato” in formato batteria ed alla voce “scream” in piena forma di Ronnie Atkins… questa è Pandemonium, open track dell’album,  song dura e dal forte appeal che se non ce ne fossimo accorti ci fa capire che questo E’ un album HARD ROCK e anche di GRANDE LIVELLO.
Ci stiamo ancora riprendendo quando torna l’inquietante ticchettio che ci lancia in I.N.V.U. (che sta per Envy You… lo invidio), pezzo che inizia come un puro anatema Rock per trasformarsi in una splendida mid-tempo con un ritornello “political incorrect” che fa “You’re flawless, prestigious, and I envy you. I’m faceless, ungracious, and I envy you“, bellissima e riuscita in cui fa l’apparizione anche un “solo” della chitarra di Hammer da applausi…
Starei già per assegnare la palma della miglior canzone dell’album ad I.N.V.U. quando raggiunge i miei timpani l’inizio di Little Drops Of Heaven… e qui mi inchino veramente al talento dei Pretty Maids.  Canzone che inizia in sordina con alcuni accenni pop, ma con quel sapore di Hard Rock ben insito ormai nelle nostre orecchie, e che poco dopo si trasfoma in un ritmo trascinante e dall’incedere incalzante. Non un solo momento di imperfezione, non una sola sbavatura, la voce che si intreccia con un’alchimia perfetta alla  chitarra e questo capolavoro che cresce mentre noi lo ascoltiamo. Una cavalcata incredibile! Trent’anni di carriera racchiusi in un pezzo che meriterebbe sicuramente l’attenzione di molte emittenti radiofoniche del nostro bel paese.
One World One Truth,  con la sua batteria martellante,  ci risveglia dal torpore in cui ci ha immersi Little Drop of Heaven e ci riporta totalmente immersi nell’Hard Rock più puro. Preso a se un altro capolavoro di eccellenza musicale, pezzo dal ritmo incredibile con un duo chitarra / batteria che spacca veramente i timpani e quel One World One Truth veramente da urlare a squarciagola come fa il buon Atkins.
Final Day of Innocence ha un’inizio spiazzante che ci fa quasi pensare di trovarci di fronte alla prima “caduta” del disco ed invece anche qui un altro lavoro sopraffino di equilibrio totale. Altro bel pezzo da aggiungere alla lista.
Cielo Drive, per quanto comuque un pezzo qualitativamente elevato aggiunge poco al resto dell’album se non quello di essere un buon riempitivo verso la bella e pesante It Comes At Night. L’aria qui si fa veramente rarefatta ed impregnata di Metal-lo, sicuramente uno dei pezzi più dark e metal dell’album che però a metà dell’opera riesce a stupirci ancora una volta trasformandosi in un monologo dal fine rock ed epico che ci ributta sul termine alle sonorità cupe iniziali.  Altra dimostrazione di grande equilibrio musicale del gruppo.
Old Enough To Know è la seconda canzone che è riuscita veramente a stupirmi in questo album, forse più prevedibile e meno ricercata rispetto ad altri pezzi dell’album, ma toccante nel testo e nell’esecuzione come poche altra canzoni hanno saputo fare in quest’anno. Sarà anche per il mio lato più melodico che come al solito prende il sopravvento, ma in questo pezzo il duo Hammer / Atkins torna veramente a vibrare in modo perfetto trasformando questa Old Enough To Know in una ballad dal sapore malinconico e dall’interpretazione di ogni singolo elemento della band veramente impeccabile.  Bellissimo lo stacco di chitarra dopo “l’urlo sommesso” di Atkins che sa veramente di sfogo personale e che ci riporta subito dopo la stessa voce di Atkins calma e rilassata e che andrà a perdersi in un coro dal sapore di “coscienza personale”… che bel pezzo!
Beutiful Maddness serve per il suo dovere, dare un attimo di stacco mentale prima della chiusura del disco. Chiusura che viene affidata alla bella melodia di Breathless, uno dei pezzi sicuramente più melodici di tutto l’album e che ancora una volta ci fa apprezzare il lavoro svolto dietro a questo Pandemonium. Altra possibile Hits dell’album.
Ultima parola al Remix di It Comes The Night, sinceramente non serviva, tutto il resto è già di per se così perfetto che questo remix rischiava solo di stonare… ed invece è bella! 😉

IN CONCLUSIONE

Sarà che mi avvicino ai trenta anch’io e forse inizio a sentire il peso di questo anniversario, momento un pò di bilanci della vita, ma mi viene spontaneo chiedermi se anche i Pretty Maids abbiano fatto, all’alba dei tren’anni di carriera, un pò il punto della situazione e dopo il discreto Wake up to the Real World abbiano deciso che era il momento di creare il loro personale capolavoro.
Non so se sia andata veramente così, fatto sta che quello che ci hanno proposto queste arzille “belle signorine” (Pretty maids) è veramente un’opera perfetta. Sicuramente il miglior album Hard rock che ci abbia regalato finora il 2010.
Forse è che dopo trent’anni l’armonia che si è creata nel gruppo che ruota attorno al duo Hammer / Atkins si rispecchia semplicemente nel loro modo di fare musica e più in generale nella loro musica.
Già, per che qui si tratta proprio di armonia, tutto si intreccia in modo così perfetto in questo album che il risultato difficilmente poteva essere negativo. Diciamo che però in questo caso il risultato è assolutamente oltre le aspettative, la voce di Atkins forse con gli anni si è un pò affievolita, ma resta sempre pungente ed incisiva. Per il resto la chitarra di Hammer è come un ingranaggio ben oliato che fa muovere il motore Pretty Maids come solo una Ferrari potrebbe fare.
L’ultimo appunto va alla traccia che è sicuramente il capolavoro dell’album, quella Litte Drops of Heaven che da sola ne varrebbe il prezzo e che, come già detto, meriterebbe più di un occhio (o meglio orecchio) da parte di qualche radio nostrana…
Grande lavoro Pretty Maids, i vostri trent’anni si concludono con il botto… e adesso tocca ai miei, speriamo sia lo stesso… 😉

© 2010 – 2018, Denis Abello. All rights reserved.

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