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Recensione

95/100

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Seven – 7 – Recensione

04 Giugno 2014 52 Commenti Iacopo Mezzano

genere: AOR
anno: 2014
etichetta: Escape Music

Tracklist:

1. Shoot To Kill
2. Inside Love
3. Diana
4. Still
5. Headlines
6. Strangers
7. America
8. Thru The Night
9. Never Too Late
10. Don't Break My Heart
11. Say Goodbye

Formazione:

Mick Devine – Lead Vocals
Keith Mcfarlane – guitar, Vocals
Pat Davey- Bass, Vocals
Simon Lefevre – Keyboards, Vocals
Austin “Oz” Lane – Drums

Ospiti:

Lars Chriss: Guitars
Mark Mangold: Keyboards
Adam Wakeman: Keyboards
Fredrik Bergh: Keyboards
Didge Digital: Keyboards
Tomas Coox: Piano and strings arrangement
Fretless Bass: Shuji Matsumoto on “Strangers”
Bass: Andy Loos

 

La più bella copertina di disco AOR che molto probabilmente si è vista negli ultimi venticinque anni fa da candida veste al (dimenticato, spiegherò tra qualche riga il perchè) disco di debutto degli inglesi (da Bournemouth, ma per metà di origini sudafricane) Seven, piombati qui direttamente dagli ’80s con il disco 7, in uscita il 20 giugno per la Escape Music.

Urge qui un po’ di biografia. I Seven nascono agli inizi degli anni ottanta come band di Keith Mcfarlane e Simon Lefevre sotto il moniker Face To Face, in Sud Africa. Dopo lo scioglimento di questa prima formazione, i due musicsiti si trasferirono nel Regno Unito, riformando il gruppo sotto il nuovo e attuale nome prima nella cittadina di Woking, poi a Bournemouth. Assunti alla corte della Polydor Records per la pubblicazione di due singoli, i Seven suonarono prima in diversi concerti alle spalle di artisti quali Jason Donovan, Richard Marx, The Monkees e Brother Beyond, per poi entrare in studio con John Parr per registrare i singoli “Inside Love” e “Man with A Vision”. Finito il contratto discografico, nessuna nuova proposta, quindi il definitivo scioglimento del gruppo. Fino a che, e siamo ormai ai giorni nostri, il bassista Pat Davey, lavorando con Robert Hart su un disco della Escape Music, tirò fuori in un discorso il vecchio moniker dei Seven, trovando nel direttore della label Khalil Turk un fan di vecchia data di questo combo. Qualche telefonata, il ritorno in UK dal Sud Africa di Keith Mcfarlane e Simon Lefevre, l’incontro con il produttore svedese Lars Chris, ed ecco i Seven pronti finalmente a pubblicare il loro primo album di inediti, in una raccolta di undici pezzi tutti composti dalla band nei suoi albori ottantiani.

Da qui, una enorme aspettativa su questo gruppo, che viene assolutamente ripagata da quanto riprodotto dal lettore una volta messo su questo 7. L’album è infatti una produzione davvero mozzafiato, imperdibile per tutti coloro che apprezzano il sound di fine anni ottanta del genere AOR. Tanto che non stento a definire questo platter come il miglior esempio di produzione ’80s riportata in vita nel nuovo millennio, alla pari del disco di Steve Overland uscito qualche mese fa. I Foreigner, oltre ai più recenti Street Talk, paiono essere le band più in linea con quello che si può ascoltare in questo disco, e in una quarantina di minuti di musica di alto, altissimo livello, il fan potrà godere (al massimo del loro splendore) di melodie ariose e fresche, di incredibili ritornelli, di un lavoro strumentale e vocale notevole (e tecnicamente over the top), di arrangiamenti da urlo, oltre che della già citata produzione a cinque stelle.

La hit tra le hit è la opener Shoot To Kill (che potete ascoltare nel lyric video alla fine dell’articolo), un pezzo davvero divino per musicalità, prova canora, suono.. tutto. Ma già Inside Love (il primo singolo di successo della storia del gruppo) mette in serio rischio il primato di questo brano, grazie a un ritornello cathcy come pochi, e tastiere e chitarre di pura elite musicale. Segue la toccante power ballad Diana, forte di emozioni a cinque stelle, e la rocciosa e dinamica Still, che mette definitvamente in risalto l’ottima voce di Mick Devine. Salgono in cattedra le tastiere di Simon Lefevre e le chitarre di Keith Mcfarlane, ed ecco Headlines (il cui refrain ricorda un po’ Lady Redlight dei Great White) e Strangers brillare grazie alla loro splendida atmosfera, calda, raffinata, d’altri tempi. Parimenti, America si evidenzia come un pezzo melodic rock dal mood davvero prelibato, mentre Thru The Night è il tipico anthem AOR, notturno, fresco e farcito di suoni e coralità. E, a un passo dalla fine del disco, arriva Never Too Late e il suo beat bombastico, seguita dall’ariosa Don’t Break My Heart (in stile Heart) e dalla conclusiva Say Goodbye, ultimo sussulto di una produzione davvero di altri tempi, che ha già un suo posto speciale nel mio cuore!

IN CONCLUSIONE

Siete alla ricerca di un disco di brani inediti e instant classic che faccia da colonna sonora alle calde notti estive ormai alle porte? Beh, l’avete proprio qui, davanti ai vostri occhi. E’ una bestemmia che i Seven siano rimasti sotto coltri e coltri di polvere per tutti questi anni, senza nessun produttore che se ne facesse carico e li lanciasse su, in alto, fino alle stelle che meritavano di toccare. E’ davvero pazzesco!

Un plauso va quindi in primis alla Escape Music e al suo direttore per aver avuto l’intuizione di poter ridar vita a questo progetto, anche dopo tutti questi anni. E poi una sincera standing ovation è da farsi per questi musicisti straordinari, che hanno lasciato il loro talento totalmente inalterato anche dopo 20/25 se non più anni di silenzio, ritrovandosi freschi e forti come un tempo tra le loro note di smeraldo.

Questo, perchè Seven è un piccolo capolavoro del genere AOR. Nient’altro da aggiungere. Ascoltatelo.

© 2014 – 2016, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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