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Gotthard – Bang! – Recensione

06 Aprile 2014 242 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock
anno: 2014
etichetta: PIAS

Tracklist:

1. Let Me In Katie
2. Bang!
3. Get Up ‘N’ Move On
4. Feel What I Feel
5. C’est La Vie
6. Jump The Gun
7. Spread Your Wings
8. I Won’t Look Down
9. My Belief
10. Maybe
11. Red On A Sleeve
12. What You Get
13. Mr. Ticket Man
14. Thank You

Formazione:

Nic Maeder – Voce
Leo Leoni – Chitarre
Freddy Scherer – Chitarre
Marc Lynn– Basso
Hena Habegger– Batteria

 

Se con Firebirth (2012) ero stato generoso nel giudizio, soprattutto per omaggiare il coraggio di una band che aveva deciso di andare avanti di fronte alla peggiore delle avversità, oggi con Bang! mi trovo costretto a una disamina forzatamente onesta e totalmente sincera nei confronti dei Gotthard e della piega, purtroppo sempre più negativa, che sta prendendo il loro nuovo corso.

Terminato l’ascolto di questa nuova produzione mi sono infatti trovato, ahimè, di fronte al peggior disco in assoluto nella discografia di questo leggendario gruppo svizzero che, alla seconda uscita senza il sempre più dolorosamente compianto Steve Lee, non riesce a dare un vero senso al suo operato, componendo un album destinato a rimanere coperto di polvere tra gli scaffali dei fanatici. Fa male dirlo, davvero, ma è questo il mio pensiero. E sia chiaro, il male del gruppo non credo assolutamente che sia il nuovo frontman Nic Maeder, un validissimo cantante purtroppo alle prese con una eredità davvero troppo grande per lui, come per chiunque altro. Credo che l’ago della bilancia sia qui nelle mani di un gruppo e di un insieme che ha totalmente perso la sua rotta, che è giù di corda, che non è più in grado di prodursi in un songwriting originale, che non ha più quegli spunti brillanti di un tempo, che si è adagiato nello standard per tirare avanti e cercar di non far vedere che non sa più davvero come ritrovare l’antica forma.

E’ un attimo, ma tant’è appena pigiato il tasto play capiamo subito che qualcosa non va. Vuoi perchè la intro che apre Bang! non ha proprio una ragion d’essere, vuoi perchè la title track che segue, pur essendo al 100% nello stile del gruppo, non ha nulla al suo interno che ce ne faccia realmente innamorare, forse anche perchè è stata ancora una volta accantonata quella bella nitidezza e freschezza del sound di un tempo in favore di suoni grezzi e in stile presa diretta, non so. Fatto sta che bastano quattro minuti d’orologio per capire che questo stile grezzo, roccioso, povero di fantasia che permea la musica dei Gotthard di oggi proprio non ci piace. E che per lo stesso motivo non ci piace neppure la traccia Get Up ‘N’ Move On, banale motivetto hard rock che può onestamente produrre una qualsivoglia band emergente.

Va un po’ meglio, fortunatamente, con il singolo Feel What You Feel, dotato di un buon ritornello melodico e di un discreto appeal, ma già la ballad C’est La Vie, forte di un buon testo, in fin dei conti appare incapace di spiccare il balzo e volare come accadeva con i lenti di un tempo (qualcuno ha detto One Life, One Soul?). Niente da fare neppure con Jump The Gun ne con Spread Your Wings, con Leo Leoni che tenta di dare vita a un riffing bluesy e massiccio da ricordare, ma che alla fin fine non va oltre il trito e ritrito, e la sufficienza in pagella. E se neppure Maeder riesce, avendone le possibilità, a dare la zampata vocale su I Won’t Look Down vuol dire che allora davvero non ci siamo..

Un attimo, e finalmente i vecchi Gotthard vengono fuori di nuovo con gli artigli in My Belief, bella traccia grantica con un refrain orecchiabile e una bella solidità d’insieme, e con il piacevole duetto vocale voce maschile-voce femminile di Maybe. Ma sono ‘chiari d’acqua’, visto che Red On A Sleeve annoia terribilmente l’ascoltatore, seguita questa volta sì da una bella What You Get, ma poi da una terrificante Mr. Ticket Man, peggior traccia di sempre di questa band, degna del dimenticatoio eterno, priva di un vero mordente e, ci verrebbe da dire, quasi buttata lì per fare insieme, cosa impensabile per i Gotthard che conosciamo. Chiude, da sola a incoronarsi degli allori, la lunga e toccante mid-tempo Thank You, un commosso tributo di Leo Leoni alla madre recentemente scomparsa, che cala il sipario sul disco con grande stile ed intensità emotiva.

IN CONCLUSIONE

Credo che sia un periodo terribilmente difficile per i Gotthard. Steve Lee non c’è più, è finito il contratto con la major Nuclear Blast, problemi e lutti famigliari come quello del povero Leoni fanno vedere tutto grigio, tutto buio, ed è normale che questo malessere agisca anche sul songwriting di artisti che, prima di tutto, sono uomini e persone come noi, poi rockstar. E a dirla breve, ascoltando questo album penso sinceramente di essermi trovato di fronte a una band un po’ depressa e demotivata, debole e affranta.

I fans vogliono tornare a sentire quella lucentezza, quella gioia, quell’energia positiva e quella freschezza e grinta che era tipica dei Gotthard, e che in Bang! proprio non riusciamo a trovare. Sono certo che Leo Leoni e compagni questo lo sappiano, e che il passo falso che abbiamo adesso ascoltato sia solo frutto di questo brutto momento. Ci sarà di nuovo il sole sulla Svizzera, basta solo aspettare. Per favore però, cari Gotthard, prima tornate a sorridere, poi dedicatevi a nuove canzoni e a nuovi album. Perchè così cupi e smorti vi si può davvero a mala pena ascoltare..

© 2014 – 2016, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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