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China – We Are The Stars – recensione

22 Novembre 2013 25 Commenti Alessio Minoia

genere: Hard Rock
anno: 2013
etichetta: Blue Martin Records

Tracklist:

01. Crazy Like You
02. That's a Lot of Love
03. Everywhere You Are
04. Uninvited
05. Circles in the Sky
06. Kisses on Fire
07. Breakdown
08. Inside Out
09. Remember My Name
10. We Are the Stars

Formazione:

Eric St. Michaels – Voce
Claudio Matteo – Chitarre
Mark Schildknecht – Chitarre
Don Grossenbacher – Basso
Billy La Pietra - Batteria

 

Vi prego seguitemi, la nebbiolina sempre più insidiosa inizia a fare capolinea più spesso nelle mie uggiose giornate lavorative, la pioggia è il desktop costante nello slalom tra il traffico cittadino, sempre più pinguini mi salutano all’uscita di casa al mattino e noto con stupore che l’igloo che presumo essere adibito a loro dimora aumenta di dimensioni giorno dopo giorno, insoma i più arguti avranno già intuito che non abito a Cabo San Lucas. Poi, un giorno, improvvisamente, quando meno te lo aspetti poggi la puntina (o fai click su un file mp3 per chi vive di mera realtà) sull’ennesimo disco della tua inenarrabile vita e d’incanto, non ascolti nulla!
Vi prego seguitemi (e due), We Are The Stars è la nuova creatura degli svizzeri China, vecchia marpionesca conoscenza dell’ hard melodico europeo ed è un leggero allegro e incalzante album, foriero di buon umore e di ritornelli che ti si stampano in testa come l’inventario delle tasse da versare ad ogni inzio anno.
Magnificamente prodotto da Tommy Henriksen ed egregiamente suonato senza orpelli, sovraincisioni stratificate, giochi ad effetto, assoli roboanti e altri ammennicoli vari che avrebbero solamente affossato la semplicità di un songwriting adulto ma per nulla pretenzioso o autoreferenziale.
Le coordinate stilistiche si sono sensibilmente spostate rispetto alle precedenti uscite, per i lettori meno enciclopedici mi sembra doveroso rimembrare che il five piece capitanato da Claudio Matteo ha sempre fatto della melodia un segno distintivo ma sempre corroborata da chitarre taglienti secondo gli stilemi classici del genere (Leppard, Whitesnake versione Sykes, Gotthard o anche Vengeance e Lion) ed invece eccoci ritrovati malandrini ad ascoltare un unisci-cella tra il Bryan Adams formato Mutt Lange, gli Stage Dolls dell’omonimo platter, i The Cab oppure ancora i  Panic! At The Disco.

La presentazione della casa discografica parla di nuovo corso della band più improntato verso un sound moderno ma il diavoletto che puntualmente mi dice di macellare quasi ogni nuova uscita in quanto incapace di tenere il passo con i class-act del passato mi elenca tutta una serie di abominevoli punti a sfavore come la totale mancanza di originalità in Remember My Name, il plagio di Run to You (ritorna Adams) perpretato in That’s a Lot Of Love unito ad alcune derive pop come Uninvited degne della più bieca teenage-band.
>Ma vi prego seguitemi (e tre), questa nuova incarnazione degli svizzeri colpisce duramente grazie al piccolo distillato di miele a titolo Circles in The Sky, mistura letale di formalismo sonoro e classe, colpisce duramente nella catchy e patinata Kisses On Fire, creata per far muovere il piedino al macho man più navigato e il sederino formoso alla donzella di turno. Tra le dieci tracce troverete pochissime briciole di assoli tutto ego e baldanza ma in compenso gusterete chorus accattivanti e ben bilanciati, una carrellata di pezzi semplici ma efficaci, nessuna caduta di tono, nessun picco qualitativo ma tanta sostanza.
L’ opener Crazy Like You, la robusta Inside Out, la sing-a-long Everywhere You Are (se solo l’avessero incisa i Nickelback attuali sarebbe un hit assicurato), la torrida title track, nessun lento strappalacrime e mutande e qui mi fermo.

IN CONCLUSIONE

China è un monicker discretamente conosciuto nel panorama odierno, è indubbio una mutazione stilistica che cerca di strizzare l’occhio verso un airplay maggiore ma, a mio umilissimo giudizio, qui si deve recensire la qualità di un prodotto non il logo e questa nuova proposta rappresenta quaranta minuti di benedizione da crisi internazionali, pessime news, beghe sul lavoro, grafici in picchiata e… può bastare così di questi tempi.
Vi prego seguitemi!

© 2013 – 2018, Alessio Minoia. All rights reserved.

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