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Great White – Elation – Recensione

14 Maggio 2012 7 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock
anno: 2012
etichetta: Frontiers Records

Tracklist:

01. (I’ve Got) Something For You *
02. Feelin’ So Much Better
03. Love Train
04. Heart Of A Man *
05. Hard To Say Goodbye *
06. Resolution
07. Shotgun Willie’s *
08. Promise Land *
09. Lowdown (Bonus Track)
10. Just For Tonight
11. Love Is Enough *
12. Complicated

* migliori canzoni

Formazione:

Terry Ilous - voce
Mark Kendall - chitarre
Michael Lardie - chitarre
Scott Snyder - basso
Audie Desbrow - batteria

Contatti:

http://www.greatwhiterocks.com/

 

Da sempre, ovvero fin dall’anno di fondazione 1981, il moniker Great White è sinonimo di musica di qualità, di un denso hard rock generato da una riuscita miscela di melodia e sfumature blues, ma soprattutto di successo. Un marchio che oggi ritorna con questo Elation, in uscita per Frontiers Records il 18 maggio, profondamente cambiato, specie dopo la triste vicenda legata all’allontamento forzato della storica voce Jack Russell, che in pratica ha portato il progetto a scindersi in due formazioni in totale guerra legale tra loro.

Bisogna purtroppo fin da subito dire che questi Great White, che poi sarebbero quelli da considerarsi ufficiali e capitanati dal chitarrista co-fondatore (proprio con Russell) Mark Kendall, sono quanto di più lontano si ci possa immaginare da tutto ciò che sopra abbiamo definito come rappresentativo e caratterizzante del progetto. E, specifichiamo subito anche questo, non per demerito del buon singer subentrante Terry Ilous, sulla cui resa vocale in fin dei conti nessuno avrà da obiettare.
Il problema di questa musica e di questo disco è la quasi totale mancanza di idee ed ispirazione, che porta a una piattezza d’ascolto quasi assoluta e a una sterilità emotiva che fa davvero paura. Se il progetto era già apparso vacillante con l’ultimo Rising, ora il pericolo di caduta è quantomeno tendente al concreto. Non che l’album sia poi propriamente brutto, non che sia mal suonato o altro, è solo che non esiste qui un pezzo che sia uno che va oltre al “beh si carino” e quindi alla stiracchiata sufficienza.

Così, può essere in qualche modo giudicato efficiente il lavoro fatto dall’opener (I’ve Got) Something For You, che per lo meno presenta un buon riffing e un approccio divertente, soprattutto sul ritornello. Si può parlare di bel pezzo per Heart of a Man, discretamente in vecchio stile e dal buon sound generale. Carine le slow tempo Hard To Say Goodbye e Love Is Enough, che hanno il merito di mettere in buona luce la bella voce di Ilous, ma che di contro neppure lontamente riescono ad avvicinarsi all’intensità emotiva di una The Angel Song. Apprezzabile il tentativo di Shotgun Willie’s o della ottava traccia Promise Land, ma tutto si chiude (come abbiamo già detto) intorno a un songwriting sufficiente e nulla più, che può regalare uno/due ma anche tre buoni ascolti, per poi finire per essere totalmente dimenticato.

IN CONCLUSIONE

Credo che sia importante per la band, se realmente ha deciso di continuare la sua carriera senza un frontman carismatico (e forse ad oggi anche per questo scomodo) come Jack Russell, trovare oggi una sua nuova identità d’insieme. Trovo sterile proseguire in questo modo e su questa strada, come allo stesso tempo posso capire che un chitarrista trentennale come Kendall non voglia variare di una virgola il suo stile. Però qualcosa s’ha da fare, almeno se l’intenzione è quella di mantere in vita con una certa gloria il nome Great White. Qui, purtroppo, da ricordare c’è ben poco e il rischio di alimentare critiche (o peggio ancora di creare due sbarramenti di fans) è quantomai concreto. Russell, Kendall, ritagliatevi del tempo per parlare.

© 2012 – 2016, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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